Castiglioncello 2025
Il Diritto a conoscere le proprie origini: una battaglia giuridica ancora aperta
La svolta del 2013: quando l'anonimato assoluto diventa incostituzionale
L'Italia ha vissuto una rivoluzione silenziosa nel campo dei diritti della persona. Nel 2013, la Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionale l'anonimato materno assoluto e irreversibile, aprendo una breccia in un sistema che per decenni aveva privilegiato la protezione della madre a discapito del diritto del figlio a conoscere le proprie origini.
La sentenza 278/2013 segna uno spartiacque: non più un segreto cristallizzato nel tempo, ma la possibilità per il giudice di interpellare la madre biologica che aveva scelto l'anonimato, verificando se tale volontà persiste ancora dopo anni.
Il caso che ha cambiato tutto
Dietro questa rivoluzione giuridica c'è la storia di R.M., una donna che ha scoperto di essere stata adottata solo durante la propria separazione matrimoniale. La mancanza di informazioni sulle proprie origini le aveva impedito di avere un quadro medico completo, ostacolando diagnosi e cure per patologie che avrebbero richiesto un'anamnesi familiare.
Il limbo legislativo: undici anni di attesa
Nonostante la chiara indicazione della Consulta, il legislatore italiano non è ancora intervenuto. Dal 2015 si sono susseguiti diversi disegni di legge - tutti rimasti lettera morta - mentre i tribunali si arrangiano con "mini-protocolli" interni per applicare la sentenza costituzionale.
Le domande che restano aperte
Il testo solleva interrogativi cruciali per il futuro:
- Come tutelare chi cerca le proprie origini per motivi di salute, quando malattie genetiche potrebbero essere curate attraverso la mappatura genetica?
- Come superare le discriminazioni che colpiscono gli ex malati oncologici nell'accesso ai servizi bancari e assicurativi?
- Perché il legislatore continua a ignorare diritti fondamentali della persona?
Un diritto europeo in evoluzione
La questione non è solo italiana. La Corte Europea dei Diritti dell'Uomo ha condannato l'Italia nel caso Godelli (2012) per l'assenza di meccanismi di bilanciamento, mentre in Francia ha recentemente escluso violazioni dell'articolo 8 della Convenzione.
Il quadro che emerge è quello di un diritto in continua evoluzione, dove il bilanciamento tra anonimato materno e ricerca delle origini resta una sfida aperta, in attesa che il legislatore esca dal suo lungo sonno.
Se a motivo della rimozione dell'anonimato c'è per davvero l'esigenza della prevenzione e cura della salute, questo argomento è abbondantemente superato dalla scienza. La ricognizione completa del DNA con buona approssimazione consente finanche di predire la data di morte infatti, una norma UE vieta alle assicurazioni di richiederlo (https://www.assicurazione.it/assicurando/assicurazioni-salute-l-ue-vieta-l-utilizzo-di-test-genetici.html).
RispondiEliminaSe il fine è tutelare la vita dalla nascita alla morte, il mezzo migliore è l'anonimato che offre una scelta alla puerpera. La morte la può evitare col testo del DNA (https://www.fondazioneveronesi.it/lesperto-risponde/quando-sono-utili-i-test-genetici), magari si potrebbe rendere obbligatorio a carico del SSN per gli adottanti e tenere separati il destino del piccolo da quello della madre che lo ripudia
Un'altra osservazione, più propriamente di stile, se mi posso permettere, è quell'argomentare da azzeccagarbugli che non solamente annoia e disorienta il lettore costretto ad arrampicarsi tra citazioni, sentenze e commi piuttosto che sul testo e le ragioni argomentative. Un orientamento quest'ultimo della Giustizia, per la quale qualcuno ha coniato finanche il neologismo del "dirittismo", nel senso di un diritto pervasivo ed onnipresente che aspira a codificare ogni aspetto, carattere e relazione della vita umana. Si finisce per spazientire i lettori che si sentono intrappolati in una gabbia senza uscita per l'uomo ed è una delle ragioni che hanno declassata la reputazione della Giustizia nella opinione pubblica. Infine, vorrei ricordare all'autore che tra le fonti primarie del diritto, vi sono gli usi, i costumi e le consuetudini di un popolo. Se quello italiano in particolare, è gravemente afflitto dal problema demografico e per imborghesimento generalizzato del suo corpo sociale ha assunto e fatta propria la qualità della vita quale finalità esistenziale, anche solamente adombrare ad una donna titubante l'eventualità di essere spudorata nei suoi desideri a distanza di anni, significa realisticamente costringerla sulla difensiva e metterla nella condizione di condannare al patibolo l'innocente che porta in grembo. L'etica; la bioetica in particolare, non trova soluzione nei codici del diritto quanto piuttosto nel buon senso e nella ragionevolezza del possibile. Del realizzabile