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domenica 29 giugno 2025
venerdì 27 giugno 2025
Nella mia tasca sinistra. Grazia Le Mura, una narrazione di vita e di vite
Nella mia tasca sinistra, il romanzo al femminile di Grazia Le Mura, è un romanzo necessario e potente, scrive Patrizia D'Amico:
È la prima volta che, nella collana “Biblioteca di Scenari”,
viene pubblicato - e volentieri - un romanzo. Ma quello dell’antica
alunna - e poi, per alcuni anni collega di Sociologia nella sezione San Tommaso della Facoltà di teologia dell’Italia meridionale -, è solo
apparentemente un romanzo, simile per molti aspetti a un romanzo di
formazione. Più che un romanzo, esso è un trattatello di sociologia
culturale, svolto in modo avvincenti e in termini romanzati, che davvero
avvince il lettore italiano ed europeo dalla prima all’ultima pagina.
giovedì 26 giugno 2025
il Leopardi segreto, gli ultimi anni di vita a Napoli
Leopardi segreto. I misteri degli ultimi anni di vita a Napoli.
Hotel Continental, sala Dickens.
Sorrento, 30 Giugno 2025 ore 18:00
✒Il giudizio degli studiosi di Leopardi su Ranieri è necessariamente diviso: da una parte c’è il biasimo per aver egli pubblicato nel 1880 Sette anni di sodalizio con Giacomo Leopardi (Giannini, Napoli), inelegantissima auto apologia nella quale il non più giovane Ranieri, sconvolto per la morte della sorella Paolina, descriveva gli sforzi, le spese, i dolori che i due avrebbero sofferto nell’assistere l’ingrato Leopardi. Dall’altra parte, però, c’è l’ammirazione per i molti meriti che Ranieri si acquistò sia durante la vita di Leopardi, assistendolo fino alla fine, sia soprattutto dopo la morte del poeta: innanzitutto salvando le sue spoglie dalla fossa comune (furono tumulate nella chiesa di San Vitale a Fuorigrotta), ma poi soprattutto conservando i suoi manoscritti e curando i primi due volumi delle sue Opere (contenenti tra l’altro Canti, Operette e Pensieri, e una Notizia intorno agli scritti, alla vita ed ai costumi di Giacomo Leopardi di Ranieri) presso Le Monnier, Firenze 1845 (il terzo volume fu curato da Giordani). In questa circostanza Ranieri dette prova di grande energia, spendendosi affinché l’editore e i censori non tradissero le ultime volontà leopardiane.
E non si può dimenticare il giudizio su Ranieri che lo
stesso Leopardi volle lasciarci nel Pensiero IV:
Un mio amico,
anzi compagno della mia vita, Antonio Ranieri, giovane che,
se vive, e se gli uomini non vengono a capo di rendere inutili i doni ch’egli
ha dalla natura, presto sarà significato abbastanza dal solo nome ...
lunedì 23 giugno 2025
La Chiesa di Leone XIV, sic et non. E' a Nola l'appuntamento per giovani pensatori curiosi
mercoledì 18 giugno 2025
Coscienza e potere, al Books&Museum-Summer edition, la riflessione antropologica di Michele Ciccarelli
Books and Museum-Summer edition, giovedì 19 giugno 2025, ore 19.00
Santa Maria la Nova, Napoli
Michele Ciccarelli, Coscienza e potere. Una
riflessione antropologica contemporanea a partire da racconti biblici,
Edizioni la Valle del Tempo, Napoli, 2025, pp. 418, euro 20,00.
Attriti e conflitti
Una delle domande del libro di Ciccarelli che, in tempo di guerra, come purtroppo oggi siamo, diviene ancora più rilevante, è quella che leggiamo in una delle pagine conclusive, laddove l’Autore auspica «una riflessione più pacata che riesca a trovare una modalità di organizzazione democratica che sia capace di coniugare efficacemente l’universale con il particolare e, soprattutto, trovare un rapporto armonico tra l’universalità dei diritti dell’uomo e le diversità culturali diffuse nel mondo» (p. 337).
Nell’attuale guerra tra Israele e Iran - che si va ad
addizionare alle centinaia di focolai di una guerra mondiale come a pezzi -,
noi tocchiamo drammaticamente con mano gli esiti di una soluzione inevitabilmente
conflittuale, piuttosto che quella, come desidereremmo, pacata.
La maturazione dei diritti umani universali, codificati
nelle Carte e Dichiarazioni dei diritti umani e perfino gridata dalla Chiesa di
Roma con lo slogan Fratelli tutti, stride terribilmente con le
concezioni influenzate dalla visione islamico sciita: quella che conta oltre
sessanta milioni di persone, ovvero circa il 10-13% della popolazione musulmana
mondiale, con una presenza significativa in Iraq, Siria, Libano e Bahrein, formando
la cosiddetta "mezzaluna sciita". Se l’Arabia Saudita è il punto di
riferimento principale del cosiddetto “blocco islamico sunnita”, l’Iran è il
leader del cosiddetto “blocco sciita” che, nella narrazione dell’attuale potere
in Israele, perseguirebbe sistematicamente l’eliminazione dello Stato d’Israele
e, negli ultimi giorni, avrebbe richiesto, in risposta, la escalation
militare di Israele contro l’Iran come una vera e propria misura preventiva
contro lo sviluppo di armi nucleari iraniane.
sabato 14 giugno 2025
Angeli su Israel e Ismael in attesa della pace. Velletri, premiere del libro di Marcello del Verme
Sabato 21 giugno ore 18:00
Angeli su Israel e Ismael in attesa della pace. Velletri, premiere del libro di Marcello del Verme
Sala Paolini Angelucci - Museo Diocesano
Corso della Repubblica 347, Velletri - Rm
Un nuovo, terribile, capitolo di una guerra infinita.
Scrivo questo mio intervento nella notte tra il 12 e il 13
giugno 2025, nel corso di un nuovo capitolo di questa mai finita storia attacchi
e risposte belliche: come ha sintetizzato Vatican news del 13 giugno 2025:
«L’attacco missilistico di Israele sull’Iran… getta ulteriore incertezza e violenza
su tutto il Medio Oriente e alimenta il rischio di un conflitto regionale. I
bombardamenti, condotti con circa 200 aerei hanno colpito impianti nucleari e
militari, fabbriche di missili balistici e alti ufficiali, per un totale di
oltre 100 obiettivi, sono stati definiti dal premier Benjamin Netanyahu
attacchi "preventivi" per la "sopravvivenza" di Israele”.
L’operazione “Leone nascente”, ha spiegato ancora il primo
ministro, ha lo scopo di "ridurre la minaccia Iraniana” e durerà
"molti giorni"». È una sempre penultima parola - quando sarà
pronunciata l’ultima? – del volo dei due angeli di cui al titolo di questo
bellissimo libro storico-biblico e storico-religioso di Marcello del Verme, mio
antico docente in Facoltà teologica dell’Italia Merdionale di Napoli.
Nel suo Postscriptum – redatto dalla dipartita di
papa Francesco – Del Verme aveva scritto: «Ci ha lasciato papa Francesco,
vescovo di Roma e ministro della cattolicità romana. Alla sua elezione danzai
di gioia, oggi vivo la sua dipartita come una “teopatìa”» (Marcello Del Verme, Angeli
su Israel e Ismael in attesa della pace, ediziono La Valle del Tempo,
Napoli 2025, p.125). Aveva aggiunto, speranzoso: «Più in generale, nella notte
in cui ci guidano le stelle, come dicono alcuni murales che appaiono qua
e là sul territorio, ci parlino e ci guidino i profeti del lontano e vicino
passato: Martin Buber, Carlo Maria Martini, Yitzhak Rabin e, ultimo, papa
Francesco. Si ascolti la loro voce, così i nostri “due angeli” potranno
concludere il loro volo. Nella tradizione cattolica oggi 21 aprile 2025 è il
lunedì dell’angelo. Da questo momento i nostri “angeli in volo” non sono più
due ma tre» (p. 126).
Camminare sperando nella luce di Nicea
1700 anni da Nicea, attualità di un Concilio.
Adista, settimanale di informazione indipendente sul mondo cattolico e le realtà religiose, recensisce "camminare sperando. Il Giubileo del 2025 nella luce di Nicea", di Vincenzo Bertolone
Chi avrebbe mai detto che i 318 padri di Nicea (il numero simbolico rinvia ai servi di Abramo) non si siano limitati a produrre un Simbolo di fede famosissimo per aver introdotto per la prima volta un’espressione filosofica tecnica nella fede ripresa dai Vangeli? Ora anche la Commissione Teologica Internazionale ha ricordato: «Fino ad oggi “Nicea” – “la confessione di fede dei 318 padri ortodossi” – è considerato nelle Chiese orientali come il Concilio per eccellenza, cioè non come “un concilio tra altri”, e neanche come “il primo di una serie”, ma come la norma della retta fede cristiana. I “318 Padri” sono esplicitamente menzionati nella liturgia di Gerusalemme. Inoltre, nelle Chiese orientali, contrariamente alle Chiese occidentali, Nicea ha ricevuto una sua propria commemorazione nel calendario liturgico. È opportuno notare che le questioni disciplinari trattate a Nicea ricevettero da subito un peso differente rispetto alla confessione di fede» (Gesù Cristo, Figlio di Dio, Salvatore. 1700.mo anniversario del Concilio Ecumenico di Nicea [325-2025]).
domenica 8 giugno 2025
sabato 7 giugno 2025
Il sacco di Chios. Salerno, cenacolo letterario Ferrante Sanseverino
Cenacolo letterario “Ferrante Sanseverino”, Salerno 7.6.2025
Il sacco di Chios
Salerno crocevia dello scontro tra Europa cristiana e
Islàm in età moderna.
Dall’XI al XVI secolo… Davanti al crescente pericolo
costituito dalla flotta turca, la Spagna, Venezia e gli Stati pontifici
formarono un’alleanza per fermare l’avanzata turca. Si costituì così la Lega
santa, che riuniva, sotto il comando di don Giovanni d’Austria, figlio
illegittimo dell'imperatore Carlo V e fratellastro del re Filippo II, lo Stato
pontificio, l’Impero spagnolo, le repubbliche di Venezia e Genova, i cavalieri di Malta, i
ducati di Savoia, Urbino e Lucca e il granducato di Toscana.
Riunitasi a Messina, l’armata cristiana salpò verso le acque
greche a metà settembre del 1571. Cipro, dopo la capitolazione di
Famagosta, era appena caduta in mani ottomane, ma rimaneva la possibilità di
sconfiggere la flotta turca attraccata nel golfo di Lepanto, all’imboccatura
del golfo di Corinto. Annus terribilis, il 1571!
Sotto il
comando di don Giovanni d'Austria, fratellastro di Filippo II, la flotta dei
cristiani, dopo una eroica lotta, riuscirà a sconfiggere i Turchi a Lepanto
e riportare una clamorosa vittoria, appunto il 7 ottobre 1571. Poiché la
vittoria di Lepanto era stata ottenuta il 7 ottobre, che cadeva quell'anno la
prima domenica del mese, giorno in cui si facevano processioni in onore della
Regina del Rosario, il papa l'attribuì all'intercessione della Madonna. Perciò
il 17 marzo 1572 decise che il 7 ottobre fosse celebrata la festa della Madonna
della Vittoria (festa che per ordine di Gregorio XIII [1° aprile 1573], venne
trasferita alla prima domenica di ottobre e chiamata festa della Regina del
Rosario).
Per Salerno era passato, circa quarant’anni prima della
battaglia di Lepanto, esattamente il 18 novembre 1535, proprio Carlo
V (Gand, 24 febbraio 1500 – monastero di Yuste, 21 settembre 1558), imperatore
d’Asburgo e re di Spagna, Figlio di Filippo il Bello e di Giovanna la Pazza,
sul cui regno il sole non tramontava mai. L’imperatore aveva, nel 1535,
da poco compiuto una vittoriosa spedizione militare a Tunisi (la truppe
napoletane erano state comandate proprio da Ferrante Sanseverino”), e da
conquistatore e guerriero, decise di attraversare la parte meridionale del suo
Regno, per arrivare a Roma e poi proseguire per il Nord Europa. Il suo viaggio
durò più di due mesi, nel corso del quale egli toccò più a lungo la Sicilia,
per poi attraversare la Calabria ed entrare nei possedimenti del Principe di
Salerno, Ferrante di Sanseverino, fondatore del Cenacolo letterario
salernitano.
venerdì 6 giugno 2025
La voce degli Dèi. Il canto sublime degli evirati al Books&Museum summer edition
𝗟𝗮 𝘃𝗼𝗰𝗲 𝗱𝗲𝗴𝗹𝗶 𝗱è𝗶. 𝗚𝗹𝗶 𝗲𝘃𝗶𝗿𝗮𝘁𝗶 𝗰𝗮𝗻𝘁𝗼𝗿𝗶 𝗲 𝗹𝗮 𝗦𝗰𝘂𝗼𝗹𝗮 𝘃𝗼𝗰𝗮𝗹𝗲 𝗻𝗮𝗽𝗼𝗹𝗲𝘁𝗮𝗻𝗮
Il volume, pubblicato con il sostegno dell’Associazione Domenico Scarlatti, sarà presentato durante la rassegna Books&Museum – Summer Edition, mercoledì, 11 giugno 2025 ore 19:00 occasione unica per incontrare gli autori e dialogare sulla potenza espressiva della voce, tra passato e futuro
Un'opera che scava nella memoria musicale e antropologica dell’Italia: La voce degli Dèi. Gli evirati cantori e la Scuola vocale napoletana (Edizioni ADS, 2024, pp. 240), è il frutto di una ricerca multidisciplinare condotta da un gruppo di studiosi e musicisti d’eccezione – Enzo Amato, Mario Brancaccio, Sandro Cappelletto, Umberto Rosario Del Giudice, Aurelio Gatti e Francesco Nocerino – con il contributo del noto antropologo Marino Niola e del sopranista Francesco Divito.
A guidare la narrazione, il critico musicale Sandro Cappelletto, che restituisce dignità storica e artistica a figure spesso dimenticate, svelando il volto tragico ma sublime di una pratica musicale che ha segnato profondamente l’identità sonora del Belpaese. In questo viaggio nel cuore della Scuola vocale napoletana, non manca un omaggio al più celebre interprete del Belcanto partenopeo: Enrico Caruso.
lunedì 2 giugno 2025
quale Chiesa di Papa Leone XIV? Con Armando Poggi se ne dibatte a la Nova incontra
La Nova incontra, mercoledì 4 giugno 2025, ore 18.00.
Quale chiesa di papa Leone XIV?
1. Il vento conciliare nel libro di Armando Poggi
Il coraggioso libro di Armando Poggi, che ho pubblicato
nella collana da me diretta-intitolata Scenari presso le Edizioni La Valle del
tempo di Napoli (Pianticelle divelte? Il vento conciliare nei sinodi delle
chiese particolari, Intevista di Pasquale Giustiniani [Scenari/4)],
Napoli), ricorda - tra i tanti aspetti ecclesiali e sociali -, «la capillare
riflessione svolta, non soltanto a Napoli» con esiti che risultarono, in
mezzo al clero partenopeo circa il celibato sacerdotale, «non del tutto
“allineati” (in alcune diocesi del Sud i giornali semplificarono con lo slogan
“i preti si vogliono sposare”)». Ciò, ricorda Poggi nel testo, «si può
evincere dal fatto stesso di un telegramma che il Presidente della CEI, card.
Antonio Poma, sentì di trasmettere, il 26.2.1970, a papa Paolo VI. In esso
egli, in prospettiva rassicurante, conferma l’unanime decisione della plenaria
CEI sul fatto che il celibato del clero è “per nostra Chiesa bene
irrinunciabile del quale si avverte più che mai necessità”» (Pianticelle
divelte?, cit., p. 16).
È la presa di distanza chiara, condivisa dal clero di
Napoli, anche se attutita da parte del card. Ursi nella sua modalità di non
trasmissione degli esiti alla CEI, che voleva allora essere un no netto al
clericalismo, come s’intitola il capitolo IV del libro di Poggi. L’Autore,
riprendendo quella vecchia tesi condivisa del celibato facoltativo per i preti
della Chiesa di rito latino, usava l’argomento che il matrimonio, permesso ai
preti di rito latino, sarebbe stato anche equilibratore rispetto alle nuova
forme e modalità di convivenza simil-matrimoniale, diffusesi nel frattempo: «Chi
è integrato armonicamente nel suo genere, non soltanto si esercita nel
celibato, ma rifugge da ogni tipo di abuso sugli altri. Ecco perché è almeno da
papa Giovanni Paolo II che, inserendosi sulla grande discussione circa le
cosiddette teorie di genere, la Chiesa depreca gli abusi sessuali sui giovani e
minori da parte di membri della gerarchia cattolica» (p. 54).
In sintesi, Poggi appare assai critico non soltanto sulla
questione del celibato, nei confronti di papa Paolo VI, che pure era stato il
“timoniere” dell’arrivo in porto del Vaticano II. Si legge testualmente nel
libro di Poggi: «il secolare tradizionalismo sclerotico e statico, sempre
vivo e vegeto nella Chiesa, momentaneamente interrotto dalla voglia di
cambiamento indotta dal Concilio ecumenico Vaticano II: voluto e convocato da
un uomo di Dio, Papa Giovanni XXIII, fu immediatamente ripreso già nella
seconda fase del Concilio, dopo la morte di Papa Giovanni, dal nuovo Papa,
Paolo VI (fosse dipeso da lui, egli non avrebbe mai indetto e celebrato un
Concilio), per cui iniziò, così, una graduale restaurazione» (p. 79).
La Parola di Dio: l’idolatria del culto della violenza
L’episodio del “vitello d’oro” contenuto nel Libro dell’Esodo (cf,Es 32,4) risulta emblematico per affrontare una delle questioni più attuali circa il ‘pianeta adolescenza’ del nostro tempo ovvero l’ondata di violenza tra i giovani. Si assiste all’affermarsi tra i giovani di un vero e proprio ‘culto della violenza’, talvolta, feroce, gratuita e inspiegabile come il recente caso di cronaca in Campania della povera Martina di soli 14 anni, uccisa barbaramente dal suo fidanzatino per futili motivi. La Parola di Dio in ogni stagione della storia umana preserva intatta la sua perenne validità educativa come più volte ha affermato il celebre e compianto teologo Joseph Ratzinger:
«La
Parola di Dio indica all’uomo i sentieri della vita e gli rivela i segreti
della santità»[1].
La
Parola di Dio è utile e attuale perché la coscienza di cui ogni essere umano è
dotato necessita di essere ‘educata’, ‘formata, al fine di evitare il male e
compiere, invece, il bene. Da un’attenta lettura dell’episodio del vitello
d’oro si possono fare delle considerazioni: perché il popolo di Israele dopo
aver sperimentato la potenza di Jahve e aver visto con i propri occhi il
realizzarsi della liberazione dalla schiavitù egiziana avverte il bisogno della
ribellione? Un gesto ingiustificato considerando i benefici di cui è stato reso
oggetto dall’azione liberante e salvante divina. Una forma di ‘ingratitudine’
intrinseca che nonostante il bene ricevuto si ricambia con il male. Israele
aveva vissuto l’ ‘assenza di Mosè’ come un abbandono e il bisogno di
‘tangibilità’ aveva preso il sopravvento: il popolo ha bisogno di una divinità
(che come gli altri popoli) può vedere, toccare, controllare. L’idea di un Dio
che si manifesta tra la trascendenza e l’immanenza spaventa e richiede il
‘sacrificio’ della fede. Allo stesso modo, alcuni giovani vivono paure e
incertezze legate al futuro, sono attraversati da un senso di precarietà ed
incertezza relativo alla mancanza di lavoro e alla mancanza di affetto da parte
delle figure genitoriali. I giovani sono alla costante ricerca di un piacere
immediato ma effimero: affermazione di sé sui social, pornografia, dipendenza
dalle droghe e dall’alcol procurano in loro una soddisfazione passeggera ma che
terminato l’effetto suscita in essi la sensazione un vortice simile al vuoto
assoluto. Mancano figure di riferimento autorevoli per gli adolescenti del
nostro tempo. Diversi giovani si rendono protagonisti di gesti di violenza
efferata e gratuità nonostante- almeno qui in Occidente- la maggior parte di
essi gode dei maggiori comfort. Si pensi alla subcultura delle gang, ai
fenomeni del bullismo e del cyberbullismo, al fatto che la società attuale
sospinge sempre più giovani ed adulti al consumo impiantando la logica del: ”tutto
e subito” e del “tutto mi è dovuto”. Stereotipi e canoni di bellezza dominanti
incentrati esclusivamente sull'apparenza si ripercuotono poi negativamente su
non pochi “giovani fragili" i quali vivono la frustrazione di non essere
all’altezza. Sulla base di queste acquisizioni ci si chiede allora perché tanta
violenza? Perché dinanzi ad una relazione che non ha più i presupposti per
continuare rispondere con l’omicidio? Al fine di evitare generalizzazioni
moraleggianti, va precisato che il mondo dell’adolescenza, come ha osservato
Ammaniti, è caratterizzato da diversi paradossi. Pertanto, non tutti i giovani
vivono questo tipo di dinamiche. Alcuni giovani, infatti, sono protagonisti del
cambiamento sociale in atto e sono attivamente impegnati in progetti ed
attività volti all’instaurazione della solidarietà, della giustizia sociale e
dell’uguaglianza nonché della cura e la tutela per il Creato.
Non
si può prescindere dal rilevare - come ad esempio - il sistema scolastico
sempre più complesso insiste sul rendere i discenti degli esperti competenti
del saper ‘fare’ tecnico ma troppo spesso trascura il fatto che la scuola deve
poter insegnare ‘ad essere’, implementando nei discenti la dimensione
dell’interiorità e della conoscenza del sé, allo scopo di fornire loro una
visione globale e critica della realtà.
“Cosa ci guadagno a conoscere la Divina
Commedia di Dante Alighieri ”? A cosa mi serve nella vita?! “Ancora l’Ora di
Religione? Non serve a nulla!”. Questi sono alcuni degli slogan più noti. Molti
giovani vivono il ‘sogno’ di apprendere dalla scuola le competenze necessarie
perché possano raggiungere il successo e conseguire la ricchezza materiale.
Ciò, senza curarsi troppo della questione dell’etica ovvero dell’anima.
Riscoprire il valore educativo e trasformativo delle discipline umanistiche costituisce
un importante passo per poter con ‘sapienza’ contrastare il dilagare del culto
della violenza tra i giovani. La letteratura italiana, la storia, l’educazione
civica, il Diritto, la Religione Cattolica concorrono nelle scuole a fornire ai
discenti un’adeguata formazione integrale della loro personalità. Ciò, al fine
di rendere gli allievi e le allieve dei cittadini adulti, maturi e consapevoli.
Tuttavia, se un genitore dice al figlio/a che alcune discipline deve
affrontarle solo per proseguire gli studi ma che esse non gli consentiranno di
‘guadagnare’ è come predisporsi ad affrontare una battaglia di cui già si ha la
certezza della sconfitta.
I
genitori dovrebbero rivedere le loro posizioni culturali nei confronti di
alcune discipline scolastiche anziché magari invocare l’istituzione di ‘nuove’
materie occorre che essi aiutano i loro figli a dare maggiore valore a quelle
che già compongono i vari curricoli scolastici. Detto questo, il ‘tempo’
costituisce un altro tassello importante per la questione. Molti genitori, data
la complessità della vita odierna, sono costretti ad orari di lavoro
disumanizzanti e non hanno ‘tempo’ sufficiente per fermarsi coi propri figli,
per coltivare con loro dialogo e ascolto, condivisione, sviluppare empatia. A
ciò si aggiungono altri fattori non trascurabili come continui litigi tra
genitori, incomprensioni, la piaga del divorzio, relazioni extraconiugali. Tali
fattori, hanno un peso sul vissuto dei giovani, una profonda incidenza
affettiva. Il mondo degli adulti ignora che certi stili di vita possono avere
delle ripercussioni serie sul vissuto dei loro figli e invece la realtà
dimostra il contrario! Le nuove forme di
disagio giovanile sono delle
conseguenze dipese dai comportamenti degli adulti. La Parola di Dio ricorda che la convivenza
civile è disciplinata da delle regole. La libertà autentica si fonda sul
rispetto dell’altro. L’insegnamento delle Torah
- ad esempio- “Non uccidere” insegna l’inestimabile valore e preziosità della
vita umana. Sensibilizzare i giovani sull’importanza dell’etica rappresenta
un’urgenza e una sfida per il contesto educativo odierno. Incrementare attività
di sensibilizzazione sul tema della violenza, avvalendosi del contributo degli
esperti, costituisce una priorità per la scuola di oggi. Tuttavia, come ha
ricordato di recente anche Papa Leone XIV c’è bisogno di un' alleanza educativa
all’interno della società tra tutti i componenti deputati all’educazione:
Famiglia, Scuola, Chiesa devono e possono dialogare e insieme per ricercare una
soluzione efficace e condivisa per affrontare le nuove emergenze educative che
caratterizzano il contesto sociale attuale. Leone XIV ha indicato come metodo
educativo, per attenuare l’espandersi e l’affermarsi tra i giovani della
violenza e dell’aggressività, la non violenza. Si leggano le sue parole:
C’è troppa violenza nel mondo, c’è troppa violenza nelle nostre società. Di fronte alle guerre, al terrorismo, alla tratta di esseri umani, all’aggressività diffusa, i ragazzi e i giovani hanno bisogno di esperienze che educano alla cultura della vita, del dialogo, del rispetto reciproco. E prima di tutto hanno bisogno di testimoni di uno stile di vita diverso, nonviolento. Pertanto, dal livello locale e quotidiano fino a quello dell’ordine mondiale, quando coloro che hanno subito ingiustizia e le vittime della violenza sanno resistere alla tentazione della vendetta, diventano i protagonisti più credibili di processi nonviolenti di costruzione della pace. La nonviolenza come metodo e come stile deve contraddistinguere le nostre decisioni, le nostre relazioni, le nostre azioni[…]. Se vuoi la pace, prepara istituzioni di pace.
Promuovere ‘istituzioni di pace’ significa aiutare i giovani a fare esperienza della forza trasformativa dell’amore. Pertanto, occorre che genitori, docenti e varie figure educative rappresentino per i giovani dei modelli di vita credibili. Testimoniare nel concreto che vivere la pace è possibile a partire dalle piccole realtà concernenti la vita quotidiana. Testimoniare che le relazioni sane, sia dal punto di vista familiare che sentimentali esistono e sono possibili.
[1] Cfr. Benedetto XVI,
Pensieri sulla Parola di Dio, (a cura
di L. Coco), Libreria Editrice Vaticana 2008, p.23.
domenica 1 giugno 2025
infinito Leopardi
Verso una ripresa critica di temi e problemi del leopardismo filosofico
Con i due recenti convegni leopardiani - quello celebrato a Terni (ottobre 2024) e quello di Sorrento (8-9 novembre 2024) - il Centro per la Filosofia Italiana (=CFI) ha riportato decisamente al centro del dibattito il cosiddetto leopardismo filosofico, la cui emblematica rappresentazione sta, probabilmente, nello stato di infelice necessità, annotato dal Recanatese nello Zibaldone:
«Non gli uomini solamente, ma il genere umano fu e sarà sempre infelice di necessità. Non il genere umano solamente, ma tutti gli animali. Non gli animali soltanto, ma tutti gli altri esseri al loro modo. Non gl’individui, ma le specie, i generi, i regni, i globi, i sistemi, i mondi. Entrate in un giardino di piante, d’erbe, di fiori. Sia pur quanto volete ridente. Sia nella più mite stagione dell’anno. Voi non potete volger lo sguardo in nessuna parte che voi non vi troviate del patimento. Tutta quella famiglia di vegetali è in stato di souffrance, qual individuo più, qual meno. Là quella rosa è offesa dal sole, che gli ha dato la vita; si corruga, langue, appassisce. Là quel giglio è succhiato crudelmente da un’ape, nelle sue parti più sensibili, più vitali». Non è semplicemente un affresco di letteratura di paesaggio, ma una caratterizzazione speculativa che ravvisa uno stato di sofferto modo di essere di un giardino.
Corrado Ocone, il non detto della libertà
Dracula, prime conferme dalla Romania, è sepolto a Napoli in S.M. La Nova
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