La verità di queste storie essenziali di persone comuni si coglie nelle ultime pagine di Aldo Di Mauro, attraverso la vicenda, anzi la sagoma, di Pietro Sarno, il quale «al primo piano di via Tribunali… timidamente sporge un po’ la testa per ascoltare la vita che fuori echeggia» (p. 85). Quella di Pietro è proprio «una vita in penombra» (ibidem), in quanto solo talvolta egli «esce dalla sua penombra», per poi subito rientrarvi: una penombra «nella quale ha deciso di vivere circondato da libri, quaderni, fogli di carta sui quali appunta pensieri destinati ad essere cestinati dopo la sua morte» (ibidem).
E in tal modo, in ogni singola vicenda narrata, il lettore coglie il senso stesso di queste micro-storie di coppie, di singoli, di grandi e di piccoli.
Nei luoghi narrati in queste agili ed essenziali pagine, non ci sono soltanto i pc e i new media, ma pure i nastri del registratore (p. 28), le radio che si accendono con le manopole (p 29), le luci che s’illuminano ma, soprattutto, si abbassano per creare buio, o meglio per generare la giusta atmosfera della penombra (p. 51).
E in ogni storia, ecco la quotidianità essenziale, fatta di donne e di uomini, di adulti e di piccoli, soprattutto di relazioni di coppia, in cui la donna emancipata potrebbe provocare ansie e depressione nel partner, o in cui l’uomo potrebbe riscoprire di essere stato troppo preso dagli aspetti esteriori della partner e di aver, così, perso l’anima della donna e, soprattutto, della propria donna. È ciò che accade ad Enrico, che si figura cinicamente come sarà la vita nell’aldilà senza di lei, che intanto lo tradisce qui in terra: «Sai come sarà felice l’anima di chi assiste a come se la sta spassando la propria donna? Mentre lei, la vedova affranta, è contenta della tua raggiunta spiritualità, tu verifichi con che razza di troia hai vissuto per tanti anni»
In penombra, appaiono, anzi balenano, i tratti di visi e profondità intime, di piccoli, di giovani, di donne e uomini, che si scavano dentro davanti ai nostri occhi, non in un’immaginaria «seduta psicanalitica» (p. 40), bensì per cogliere, al di là delle differenze di ceti e di classi, di temperamenti e di luoghi comuni, la verità stessa della persona umana...