Ho intitolato il mio breve intervento con "il contributo" del contributo sull'apporto di Antonio Rosmini Servati alla grande stagione filosofico-teologica personalistica. Se il comune recupero della nozione di persona avviene in un variegato milieu culturale, inizialmente ostile all'abate Rosmini, che come è noto, anche dopo morto, è stato considerato un nemico dai pensatori di parte cristiana, c'è voluto un recupero molto tardo, nel momento in cui si è detto che poteva stare accanto a Tommaso D'Aquino, tra i grandi del pensiero cristiano, abbiamo atteso il secolo ventesimo e neanche il ventesino ce lo fa chiamare Beato, per cui è successo il pandemonio dal punto di vista storiografico cristiano. Inizialmente quest'ambiente è ostile a Rosmini. Ciò può accadere perché l'essere umano da questa tradizione ostile a Rosmini, che è anche una tradizione cristiana, riconosciuto come soggetto e non oggetto in ogni campo, può essere pericolosamente omologo alla modernità soggettivistica. Questo è un po' il teorema storiografico. Io, tra le altre piccole cose che ho studiato, ho studiato la rivista La Scienza e la Fede, che è la rivista, come è noto, del centro neotomista partenopeo, una rivista che va da 1841 a 1888, che è titolo significativo La Scienza e la Fede, in anni di grande contrapposizione perché Scienza nel 1841 significava il positivismo, anche quello più esasperato, fino a 1888 La Scienza e la Fede. Interessante, però La Scienza e la Fede, rispetto all'abate Rosmini, è un po' perplessa. Eppure Rosmini aveva conosciuto questi studiosi napoletani della Scienza e la Fede. A Napoli Rosmini compone un'opera non completa, ma molto interessante, che alcuni autori citano egregiamente in questo volume del contributo, che è un'introduzione all'Evangelo di Giovanni. Quindi l'abate Rosmini, teorico di una filosofia eccessivamente aperta al moderno, quindi ostilizzata dagli iotomisti, però commentatore dell'Evangelo IV, secondo i numeri canonici, nel quale l'Evangelo teorizza l'amore, la carità sussistente, tutti i termini che poi diventano notevoli negli studi che abbiamo letto in questo bel numero della rivista del Centro Italiano per la Filosofia. Rosmini ricorda questa tradizione un po' ostile, che per altri aspetti ha il tema, che la stessa teologia cristiana può rivendicare la paternità del primato della persona. Si approda a questa bella etichetta il diritto persona-sussistente, ma la tradizione della persona è totalmente cristiana. Se si poteva dire satura tota nostra est, persona tota nostra est, rispondono gli ideologi dell'Ottocento, e dicono bene, perché vanno a guardare come nel tornante del rapporto tra cristianesimo e tarda romanità si gioca la formulazione, la messa a punto della nozione di persona, che poi avrà i suoi Severino Boesio, Riccardo di San Vittore, Tommaso d'Aquino, come addirittura autori che mettono a punto linguisticamente, ricorderete, rationalis naturae individua sostanzia, e poi nelle mani di Tommaso di spintum subsistens in nature intellettuali. Perché? Racionalis naturae, che è di tradizione neo-aristotelica, anche neo-platonica, dice molto, però è pericolosamente da dire rispetto alla seconda persona della Trinità, perché dire che nella TrinItà c'è una individualità sostanziale di natura razionale può significare non aver capito bene che in Dio la persona due, chiamiamola due, ma abbiamo una persona altra, l'altro, è una persona sussistente di natura intellettuale che in Dio non ragiona, nel senso che non induce o deduce da cose meno note a cose più note, ma al massimo intuisce. Quindi Tommaso usava già la definizione non razionale ma invece intellettuale...
📣..continua in ascolto
📺 guarda in video, fonte: Fondazione Giacomo Matteotti onlus, Roma
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