sabato 27 maggio 2023

Liceo Da Vinci, ragione e Fede nella Divina Commedia, gli interrogativi degli allievi

 

In  occasione  della celebrazione del Dantedì,  le  classi del triennio del Liceo Scientifico Statale Leonardo Da Vinci di Vairano Patenora (CE)  incontrano il professore Pasquale  Giustiniani  per 
discorrere del rapporto tra Ragione e Fede 
nella Divina Commedia. 

Il professore risponde alle domande delle 
due giovani giornaliste del “da Vinci” 

Cosa  può  insegnare  un  poeta  del 
Medioevo come Dante all’uomo di oggi?
 
 
Come tutti i poeti, se sono veri poeti, sono uomini  o  donne  di  sempre.  Pertanto, Medioevo o non Medioevo, quando i poeti sono tali - e Dante è un grande poeta - insegnano. Quindi non dovremmo collegarli all’età o al periodo. Inoltre sul Medioevo ci sono tante dicerie infondate; molti  dicono:  “ahimè, torniamo al Medioevo” quasi a voler indicare un ritorno al passato, al vecchio, a qualcosa di obsoleto. Quando sento affermazioni di tal genere, io rispondo sempre: “volesse il cielo tornassimo al Medioevo!”, perché è un periodo splendido. La sola Divina Commedia, già basterebbe per dire che è un periodo culturalmente rigoglioso. Bonaventura da Bagnoregio, Tommaso d’Aquino sono medievali. Giovanni Duns Scoto è un  medievale. La  filosofia  moderna e la teologia moderna non si comprendono senza la stagione precedente.   

Nella commedia le tre guide di Dante rappresentano i tre lumina. In questo modo Dante spiega il binomio Ratio et Fides?

Sì, soprattutto il canto XII di cui parleremo tra poco presenta un  personaggio  di  aria  francescana,  Bonaventura di Bagnoregio che tesse le lodi del cielo, del sole - quindi le varie luci che appaiono - perché nel Paradiso tutti i beati sono luminosi e quindi creano delle coreografie danzanti che si spostano da  una  parte all’altra del “quadro”. Attraverso Bonaventura, Dante fa le lodi del grande domenicano, il fondatore dei domenicani, San Domenico di Guzman, così come nel canto precedente Tommaso d’Aquino aveva tessuto le  lodi  del fondatore dei francescani, Francesco d’Assisi. Potremmo definirlo uno “scambio di cortesie” tra i fondatori dei domenicani e dei francescani.

Al giorno d’oggi Dante  sarebbe  veramente  un intellettuale di destra, come ha affermato il ministro della cultura San Giuliano?

Penso che sia  eccessivo, forse voleva solo dire che politicamente non è stato tra quelli ''radical-chic'', come li chiameremmo oggi. Sicuramente si è trovato esule per una presa di posizione che oggi potremmo chiamare un po’ di destra,  perché  fondamentalmente  si  è  messo  contro l’establishment di Firenze e quindi l’ha pagata cara. Se Dante si può  dire di  destra o di sinistra  -  ma  sono  categorie contemporanee - io tirerei le conclusioni così. Certamente è un po’ troppo definire Dante di destra o di  sinistra. Forse essendo al potere San Giuliano che fa parte di un governo di destra, ha voluto tirare acqua al suo mulino

intervista curata da 


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