venerdì 23 dicembre 2022

Rene' Descartes, la lettera CXVII

 


Polemiche e Risposte alle polemiche, quali obiezioni proposte dal Descartes e dai suoi autorevoli ed abili confutatori intorno alle questioni agitate dalla Metafisica teologico-critica nel secolo XVII.

di Gaetano Origo

Introduzione

A coloro che vogliono inoltrarsi nella lettura e nella comprensione delle lettere inviate per sì lungo tempo dal Descartes al fedelissimo amico e corrispondente Marin Mersenne, quella che ora proponiamo è sicuramente la più efficace in quanto contiene la esposizione del modo di costituirsi della divinità relativamente al suo essere dispiegato nel mondo con tutte le perfezioni contemplate ed adeguatamente esposte per essere comprese da individui ragionevoli dotati di consapevolezza. Non vi si trattano, pertanto, di questioni morali che si riferiscono al compimento del bene o del male, poiché, com’è noto, al Descartes non sovviene tale impegno peculiare in quanto ritiene che della moralità non bisogna assolutamente fare cenno, visto e considerato che essa, come chiara esperienza narrata da ciascun membro della comunità civile organizzata, si costituisce sul fondamento dell’autonomia e della libertà esercitata a tutto campo dai singoli individui ragionevoli dotati pienamente di senso comune, che escludono, perciò, e per tali rispetti, la rigorosità dell’agire di tutti costoro, comunitariamente radunati in nome di un imperativo morale categorico che li impegna ad assumere la stretta osservanza rigorosa esercitata dal solo buon senso normativo

Esame della Lettera

La lettera CXVII, inviata da Leida il 18 Marzo 1641 dal Descartes a Mersenne, contiene la proposta di correggere alcuni errori commessi dal Nostro nella lunga esposizione di contenuti rilevanti che si riferiscono alla esaminata concezione di Dio e del relativo riconoscimento positivo emergente dalla sua capacità di essere utilmente collocato nel mondo da lui creato. Ciò in virtù della edificata Metafisica che allo stato presente della narrazione dei fatti risulta incompleta per il subentrare di nuovi spiragli polemici, in quanto obiezioni costantemente promosse non solo dal Descartes, ma anche da parte di taluni dotti, tra i quali si annovera il giansenista Arnauld dotato di fine versatilità narrativa e di lucide sottigliezze speculative, il quale intende audacemente polemizzare con lui a proposito della costruenda concezione della positività divina riguardata espressamente dal punto di vista del suo agire efficace e completo. Le presenti obiezioni, pertanto, arricchite dalle relative risposte conferite dal Descartes a quelli che le hanno proposte, individuano il quadro complessivo dei problemi da esaminare a tutto campo, nessuno dei quali deve essere trascurato, vista e considerata l’abile tessitura con cui essi sono stati e sono al contempo presentati al pubblico degli uditori e degli studiosi, per andare a formare, secondo le veraci intenzioni acclarate da lui medesimo, l’intera costituzione essenziale dell’opera che è stata, nel frattempo, liberata dai refusi e dotata completamente di utili competenze necessarie per promuovere e per realizzare l’unità sistematica dallo stesso non solo vagheggiata, ma anche profondamente attuata.


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