In tale prospettiva, il valore formativo
della narrazione biblica assume un ruolo cruciale. Essa può favorire una
rivoluzione culturale che riporti al centro del dibattito pubblico la dignità
della persona umana. L’esigenza di una giustizia realmente funzionale alla vita
e alla sua tutela, la necessità di ridurre le disuguaglianze economiche e
sociali, e di garantire il bene comune, rappresentano alcuni dei principi
cardine di una visione politica ispirata ai valori eterni del Cristianesimo.
Viviamo in un’epoca in cui l’uomo appare
sempre più asservito ai processi della tecnica. L’esistenza sembra configurarsi
“fuori dal tempo”, regolata da algoritmi impersonali, mentre il mondo è
lacerato da conflitti – Ucraina-Russia, Israele-Palestina – e da fenomeni come
la povertà educativa, il disorientamento giovanile, e la violenza e la
prevaricazione sugli altri, spesso causate da derive ideologiche che alienano e
disumanizzano. In questo scenario, come proporre in modo credibile la fede?
Riscoprire la dimensione cristocentrica
della fede si rivela un antidoto potente. Benedetto XVI ha sempre sostenuto che
la fede non può ridursi alla mera trasmissione di una dottrina, ma deve
conservare nel tempo la logica dell’incontro: un Io che si apre al Tu.
Gesù, Maestro e Verbo eterno incarnato, si è fatto uno di noi per rendere noi
come Lui – come afferma sant’Atanasio.
È dunque urgente riportare al centro
l’attenzione sulla Parola di Dio, affinché le coscienze possano costituirsi,
nutrirsi, formarsi e radicarsi in modo solido. Il dialogo interculturale e
interreligioso non deve sacrificare la verità, ma farsene custode e garante.
@scenari.futuri Rivoluzione cristocentrica per un nuovo umanesimo educativo Come argomentato nel mio saggio Giovani, fede e identità, la proposta educativa biblico-cristocentrica di Benedetto XVI continua a risuonare con forza nell’attuale scenario culturale ed educativo. Oggi più che mai si avverte l’urgenza di un cambio di paradigma: è necessario riscoprire un’antropologia autentica, capace di intercettare i “segni” e l’impronta del Dio Creatore nel cuore dell’uomo del terzo millennio. In tale prospettiva, il valore formativo della narrazione biblica assume un ruolo cruciale. Essa può favorire una rivoluzione culturale che riporti al centro del dibattito pubblico la dignità della persona umana. L’esigenza di una giustizia realmente funzionale alla vita e alla sua tutela, la necessità di ridurre le disuguaglianze economiche e sociali, e di garantire il bene comune, rappresentano alcuni dei principi cardine di una visione politica ispirata ai valori eterni del Cristianesimo.Viviamo in un’epoca in cui l’uomo appare sempre più asservito ai processi della tecnica. L’esistenza sembra configurarsi “fuori dal tempo”, regolata da algoritmi impersonali, mentre il mondo è lacerato da conflitti Ucraina-Russia, Israele-Palestina e da fenomeni come la povertà educativa, il disorientamento giovanile, e la violenza e la prevaricazione sugli altri, spesso causate da derive ideologiche che alienano e disumanizzano. In questo scenario, come proporre in modo credibile la fede? Riscoprire la dimensione cristocentrica della fede si rivela un antidoto potente. Benedetto XVI ha sempre sostenuto che la fede non può ridursi alla mera trasmissione di una dottrina, ma deve conservare nel tempo la logica dell’incontro: un Io che si apre al Tu. Gesù, Maestro e Verbo eterno incarnato, si è fatto uno di noi per rendere noi come Lui #cristianesimo– come afferma sant’Atanasio. È dunque urgente riportare al centro l’attenzione sulla Parola di Dio, affinché le coscienze possano costituirsi, nutrirsi, formarsi e radicarsi in modo solido. Il dialogo interculturale e interreligioso non deve sacrificare la verità, ma farsene custode e garante. Questa prospettiva richiede impegno, approfondimento, sacrificio – parola che oggi sembra provocare allergie, ma che, se compresa nel suo senso profondo, si rivela sorprendentemente terapeutica. Alla luce di queste considerazioni, non appare temerario, in ambito educativo, proporre percorsi capaci di generare senso attraverso la costruzione di veri e propri laboratori della Parola di Dio. Esplorare le ricchezze recondite della Bibbia significa offrire agli studenti una mappa, un orizzonte di senso entro cui orientarsi. Una bussola – come si sostiene nel saggio – capace di fornire una rotta in grado di “guidare” naufraghi verso rive sicure. Karl Jaspers affermava che il naufragio, il limite, il non-senso possono rivelarsi propedeutici al bene. Tutto dipende dall’uso che si sceglie di fare della propria libertà. È proprio qui che si giunge al cuore di un altro tema caro alla riflessione ratzingeriana: quale rapporto intercorre tra libertà e verità? E quali sono le implicazioni per il senso di responsabilità? La libertà, se disancorata dalla verità, rischia di trasformarsi in arbitrio, in una deriva nichilista che dissolve il senso stesso dell’agire umano. Al contrario, quando la libertà si lascia illuminare dalla verità, essa si fa autentica, capace di generare relazioni, costruire comunità, promuovere il bene. In tale prospettiva, le regole non costituiscono limiti oppressivi, ma strumenti di crescita e discernimento. Tuttavia, è necessario saperle proporre con cura, evitando ogni forma di moralismo sterile o di imposizione autoritaria. Educare alla libertà significa allora educare alla responsabilità, alla capacità di scegliere il bene anche quando costa, anche quando richiede sacrificio. In questo senso, la Parola di Dio non è solo oggetto di studio, ma esperienza viva, capace di interpellare le coscienze e di generare percorsi di autentic
♬ suono originale - scenari futuri
Questa prospettiva richiede impegno,
approfondimento, sacrificio – parola che oggi sembra provocare allergie, ma
che, se compresa nel suo senso profondo, si rivela sorprendentemente
terapeutica.
Alla luce di queste considerazioni, non
appare temerario, in ambito educativo, proporre percorsi capaci di generare
senso attraverso la costruzione di veri e propri laboratori della Parola di
Dio. Esplorare le ricchezze recondite della Bibbia significa offrire agli
studenti una mappa, un orizzonte di senso entro cui orientarsi. Una bussola –
come si sostiene nel saggio – capace di fornire una rotta in grado di “guidare”
naufraghi verso rive sicure.
Karl Jaspers affermava che il naufragio,
il limite, il non-senso possono rivelarsi propedeutici al bene. Tutto dipende
dall’uso che si sceglie di fare della propria libertà. È proprio qui che si
giunge al cuore di un altro tema caro alla riflessione ratzingeriana: quale
rapporto intercorre tra libertà e verità? E quali sono le implicazioni per il
senso di responsabilità?
La libertà, se disancorata dalla verità,
rischia di trasformarsi in arbitrio, in una deriva nichilista che dissolve il
senso stesso dell’agire umano. Al contrario, quando la libertà si lascia
illuminare dalla verità, essa si fa autentica, capace di generare relazioni,
costruire comunità, promuovere il bene. In tale prospettiva, le regole non
costituiscono limiti oppressivi, ma strumenti di crescita e discernimento.
Tuttavia, è necessario saperle proporre con cura, evitando ogni forma di
moralismo sterile o di imposizione autoritaria.
Educare alla libertà significa allora
educare alla responsabilità, alla capacità di scegliere il bene anche quando
costa, anche quando richiede sacrificio. In questo senso, la Parola di Dio non
è solo oggetto di studio, ma esperienza viva, capace di interpellare le coscienze
e di generare percorsi di autentica umanizzazione.

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