Verso una ripresa critica di temi e problemi del leopardismo filosofico
Con i due recenti convegni
leopardiani - quello celebrato a Terni (ottobre 2024) e quello di Sorrento (8-9 novembre 2024) - il
Centro per la Filosofia Italiana (=CFI) ha riportato decisamente al centro del
dibattito il cosiddetto leopardismo filosofico,
la cui emblematica rappresentazione sta, probabilmente, nello stato di infelice
necessità, annotato dal Recanatese nello Zibaldone:«Non
gli uomini solamente, ma il genere umano fu e sarà sempre infelice di
necessità. Non il genere umano solamente, ma tutti gli animali. Non gli animali
soltanto, ma tutti gli altri esseri al loro modo. Non gl’individui, ma le
specie, i generi, i regni, i globi, i sistemi, i mondi. Entrate in un giardino
di piante, d’erbe, di fiori. Sia pur quanto volete ridente. Sia nella più mite
stagione dell’anno. Voi non potete volger lo sguardo in nessuna parte che voi
non vi troviate del patimento. Tutta quella famiglia di vegetali è in stato
di souffrance, qual individuo più, qual meno. Là quella rosa è
offesa dal sole, che gli ha dato la vita; si corruga, langue, appassisce. Là
quel giglio è succhiato crudelmente da un’ape, nelle sue parti più sensibili,
più vitali».
Non è semplicemente un affresco di letteratura di paesaggio, ma una
caratterizzazione speculativa che ravvisa uno stato di sofferto modo di essere
di un giardino.
I
convegni e i saggi di argomento leopardiano, promossi dal Centro per la
Filosofia italiana e dal suo rinato periodico, Il Contributo provocano, in conclusione
interesse e sollecitano a nuovi confronti tra il Recanatese e la filosofia a
lui immediatamente precedente e successiva. Commentando la vicenda della filosofia moderno-contemporanea, è
stato, tuttavia, osservato che certi stati d’animo più elevati non sono adatti
a occhi comuni e non possono essere comunicati a chiunque; in altri, che sono
comunicabili, non si riesce a comprendere come mai un’opera elevi verso di essi.
Sarà sufficiente appellarsi alla potenza della immaginazione produttiva,
per mezzo della quale l’autore Leopardi, in quanto pure Poeta o Artista in
generale, è in grado di comunicare agli altri il proprio stato d’animo e
autorizzare incursioni filosofiche nel leopardismo?
Forse
bisognerà notare, in prospettiva, che è la potenza dell’impulso, se davvero
infinito ed illimitato nel suo genere, a coinvolgere ogni altro individuo, sia
coevo che successivo, purché egli sia dotato internamente di sensibilità, oltre
che fornito di attività. La produzione leopardiana è in grado di destare
l’interesse di altri autori e altri interpreti, purché essi, opportunamente
indagati, siano resi disponibili a entrare nel suo circuito poetico-speculativo
e, così, entrare a far parte legittimamente del mondo autentico dello spirito...
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