Nell’età di Giovanni Duns Scoto (1265 o 1266-1308) la questione dei raccordi tra proprietà privata dei beni e pace sociale è molto dibattuta, seppur in maniera più essenziale rispetto alla stagione immediatamente precedente. Nella sua Ordinatio del Commento al terzo libro delle Sentenze di Pietro Lombardo, esattamente nella Distinzione 37, che si articola in un’unica questione, il Dottor Sottile analizza sottilmente tutti i possibili argomenti contrari o congruenti con la propria tesi, non evitando di soppesare i possibili significati impliciti nell’espressione comune di “legge di natura”, adottata non soltanto da parte dei teologi, ma anche dei giuristi del tardo Medioevo. Gli Ordini mendicanti francescani e domenicani andavano diventando come le “anime” delle nuove città medievali (come Oxford e Parigi, nelle quali certamente Giovanni Duns Scoto lavorò e insegnò, o anche come Cambridge, circa la quale non manca qualche attestazione della sua presenza). La tesi è chiara: “Bisogna vivere in pace nella comunità ovvero nella cosa pubblica”. Implica di necessità, tale principio, che, per garantire la pace pubblica, tutto debba essere in comune tra i membri della collettività, ovvero che non esista proprietà privata dei beni la quale genererebbe contenzioso o lite tra le parti in causa? Oppure potrebbe esistere nella collettività il possesso privato di un bene che viene dall’autorità distinto dal possesso di un altro, senza ledere il principio, ricavabile dalla cosiddetta legge di natura, che “Nella vita associata bisogna vivere in pace”? Preparando la propria Ordinatio del Commento alle Sentenze – che ora l’edizione critica denomina, appunto, Ordinatio, in quanto essa contiene il testo scritto o dettato e preparato dallo stesso Duns Scoto per essere divulgato –, ecco la famosa Distinzione 37 della Tertia Pars, che qui viene ora resa per la prima volta in lingua italiana, rispettando il dettato del sincopato testo scotiano.
I saggi di Pasquale Giustiniani e Carmela Bianco introducono il lettore contemporaneo ai problemi sottesi nella grande opera del Dottor Sottile (così i contemporanei chiamavano Giovanni Duns Scoto).
Nessun commento:
Posta un commento