..Tra i processi — utilizzati dagli antichi e recenti viaggiatori (sia turisti che profughi e migranti) — allo scopo di cercare una possibile “casa”, anche non definitiva, posta fuori dai territori di origine e di residenza stanziale, va certamente inventariato anche quello che possiamo denominare il collante della religione: ci si sposta, si naviga, si vola, si cammina...
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sabato 16 agosto 2025
domenica 10 agosto 2025
rapporto medico-paziente, Aldo Bova invita gli operatori sanitari a leggere San Giuseppe Moscati
Al Prof. Pasquale GiustinianiGrande Teologo e Grande Amico
sabato 9 agosto 2025
Il parto anonimo, la breccia aperta dalla Consulta ancora non è stata chiusa dal Parlamento
Castiglioncello 2025
Il Diritto a conoscere le proprie origini: una battaglia giuridica ancora aperta
La svolta del 2013: quando l'anonimato assoluto diventa incostituzionale
L'Italia ha vissuto una rivoluzione silenziosa nel campo dei diritti della persona. Nel 2013, la Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionale l'anonimato materno assoluto e irreversibile, aprendo una breccia in un sistema che per decenni aveva privilegiato la protezione della madre a discapito del diritto del figlio a conoscere le proprie origini.
La sentenza 278/2013 segna uno spartiacque: non più un segreto cristallizzato nel tempo, ma la possibilità per il giudice di interpellare la madre biologica che aveva scelto l'anonimato, verificando se tale volontà persiste ancora dopo anni.
Il caso che ha cambiato tutto
Dietro questa rivoluzione giuridica c'è la storia di R.M., una donna che ha scoperto di essere stata adottata solo durante la propria separazione matrimoniale. La mancanza di informazioni sulle proprie origini le aveva impedito di avere un quadro medico completo, ostacolando diagnosi e cure per patologie che avrebbero richiesto un'anamnesi familiare.
Il limbo legislativo: undici anni di attesa
Nonostante la chiara indicazione della Consulta, il legislatore italiano non è ancora intervenuto. Dal 2015 si sono susseguiti diversi disegni di legge - tutti rimasti lettera morta - mentre i tribunali si arrangiano con "mini-protocolli" interni per applicare la sentenza costituzionale.
Le domande che restano aperte
venerdì 27 giugno 2025
Nella mia tasca sinistra. Grazia Le Mura, una narrazione di vita e di vite
Nella mia tasca sinistra, il romanzo al femminile di Grazia Le Mura, è un romanzo necessario e potente, scrive Patrizia D'Amico:
È la prima volta che, nella collana “Biblioteca di Scenari”,
viene pubblicato - e volentieri - un romanzo. Ma quello dell’antica
alunna - e poi, per alcuni anni collega di Sociologia nella sezione San Tommaso della Facoltà di teologia dell’Italia meridionale -, è solo
apparentemente un romanzo, simile per molti aspetti a un romanzo di
formazione. Più che un romanzo, esso è un trattatello di sociologia
culturale, svolto in modo avvincenti e in termini romanzati, che davvero
avvince il lettore italiano ed europeo dalla prima all’ultima pagina.
mercoledì 18 giugno 2025
Coscienza e potere, al Books&Museum-Summer edition, la riflessione antropologica di Michele Ciccarelli
Books and Museum-Summer edition, giovedì 19 giugno 2025, ore 19.00
Santa Maria la Nova, Napoli
Michele Ciccarelli, Coscienza e potere. Una
riflessione antropologica contemporanea a partire da racconti biblici,
Edizioni la Valle del Tempo, Napoli, 2025, pp. 418, euro 20,00.
Attriti e conflitti
Una delle domande del libro di Ciccarelli che, in tempo di guerra, come purtroppo oggi siamo, diviene ancora più rilevante, è quella che leggiamo in una delle pagine conclusive, laddove l’Autore auspica «una riflessione più pacata che riesca a trovare una modalità di organizzazione democratica che sia capace di coniugare efficacemente l’universale con il particolare e, soprattutto, trovare un rapporto armonico tra l’universalità dei diritti dell’uomo e le diversità culturali diffuse nel mondo» (p. 337).
Nell’attuale guerra tra Israele e Iran - che si va ad
addizionare alle centinaia di focolai di una guerra mondiale come a pezzi -,
noi tocchiamo drammaticamente con mano gli esiti di una soluzione inevitabilmente
conflittuale, piuttosto che quella, come desidereremmo, pacata.
La maturazione dei diritti umani universali, codificati
nelle Carte e Dichiarazioni dei diritti umani e perfino gridata dalla Chiesa di
Roma con lo slogan Fratelli tutti, stride terribilmente con le
concezioni influenzate dalla visione islamico sciita: quella che conta oltre
sessanta milioni di persone, ovvero circa il 10-13% della popolazione musulmana
mondiale, con una presenza significativa in Iraq, Siria, Libano e Bahrein, formando
la cosiddetta "mezzaluna sciita". Se l’Arabia Saudita è il punto di
riferimento principale del cosiddetto “blocco islamico sunnita”, l’Iran è il
leader del cosiddetto “blocco sciita” che, nella narrazione dell’attuale potere
in Israele, perseguirebbe sistematicamente l’eliminazione dello Stato d’Israele
e, negli ultimi giorni, avrebbe richiesto, in risposta, la escalation
militare di Israele contro l’Iran come una vera e propria misura preventiva
contro lo sviluppo di armi nucleari iraniane.
sabato 14 giugno 2025
Angeli su Israel e Ismael in attesa della pace. Velletri, premiere del libro di Marcello del Verme
Sabato 21 giugno ore 18:00
Angeli su Israel e Ismael in attesa della pace. Velletri, premiere del libro di Marcello del Verme
Sala Paolini Angelucci - Museo Diocesano
Corso della Repubblica 347, Velletri - Rm
Un nuovo, terribile, capitolo di una guerra infinita.
Scrivo questo mio intervento nella notte tra il 12 e il 13
giugno 2025, nel corso di un nuovo capitolo di questa mai finita storia attacchi
e risposte belliche: come ha sintetizzato Vatican news del 13 giugno 2025:
«L’attacco missilistico di Israele sull’Iran… getta ulteriore incertezza e violenza
su tutto il Medio Oriente e alimenta il rischio di un conflitto regionale. I
bombardamenti, condotti con circa 200 aerei hanno colpito impianti nucleari e
militari, fabbriche di missili balistici e alti ufficiali, per un totale di
oltre 100 obiettivi, sono stati definiti dal premier Benjamin Netanyahu
attacchi "preventivi" per la "sopravvivenza" di Israele”.
L’operazione “Leone nascente”, ha spiegato ancora il primo
ministro, ha lo scopo di "ridurre la minaccia Iraniana” e durerà
"molti giorni"». È una sempre penultima parola - quando sarà
pronunciata l’ultima? – del volo dei due angeli di cui al titolo di questo
bellissimo libro storico-biblico e storico-religioso di Marcello del Verme, mio
antico docente in Facoltà teologica dell’Italia Merdionale di Napoli.
Nel suo Postscriptum – redatto dalla dipartita di
papa Francesco – Del Verme aveva scritto: «Ci ha lasciato papa Francesco,
vescovo di Roma e ministro della cattolicità romana. Alla sua elezione danzai
di gioia, oggi vivo la sua dipartita come una “teopatìa”» (Marcello Del Verme, Angeli
su Israel e Ismael in attesa della pace, ediziono La Valle del Tempo,
Napoli 2025, p.125). Aveva aggiunto, speranzoso: «Più in generale, nella notte
in cui ci guidano le stelle, come dicono alcuni murales che appaiono qua
e là sul territorio, ci parlino e ci guidino i profeti del lontano e vicino
passato: Martin Buber, Carlo Maria Martini, Yitzhak Rabin e, ultimo, papa
Francesco. Si ascolti la loro voce, così i nostri “due angeli” potranno
concludere il loro volo. Nella tradizione cattolica oggi 21 aprile 2025 è il
lunedì dell’angelo. Da questo momento i nostri “angeli in volo” non sono più
due ma tre» (p. 126).
Camminare sperando nella luce di Nicea
1700 anni da Nicea, attualità di un Concilio.
Adista, settimanale di informazione indipendente sul mondo cattolico e le realtà religiose, recensisce "camminare sperando. Il Giubileo del 2025 nella luce di Nicea", di Vincenzo Bertolone
Chi avrebbe mai detto che i 318 padri di Nicea (il numero simbolico rinvia ai servi di Abramo) non si siano limitati a produrre un Simbolo di fede famosissimo per aver introdotto per la prima volta un’espressione filosofica tecnica nella fede ripresa dai Vangeli? Ora anche la Commissione Teologica Internazionale ha ricordato: «Fino ad oggi “Nicea” – “la confessione di fede dei 318 padri ortodossi” – è considerato nelle Chiese orientali come il Concilio per eccellenza, cioè non come “un concilio tra altri”, e neanche come “il primo di una serie”, ma come la norma della retta fede cristiana. I “318 Padri” sono esplicitamente menzionati nella liturgia di Gerusalemme. Inoltre, nelle Chiese orientali, contrariamente alle Chiese occidentali, Nicea ha ricevuto una sua propria commemorazione nel calendario liturgico. È opportuno notare che le questioni disciplinari trattate a Nicea ricevettero da subito un peso differente rispetto alla confessione di fede» (Gesù Cristo, Figlio di Dio, Salvatore. 1700.mo anniversario del Concilio Ecumenico di Nicea [325-2025]).
domenica 8 giugno 2025
venerdì 6 giugno 2025
La voce degli Dèi. Il canto sublime degli evirati al Books&Museum summer edition
𝗟𝗮 𝘃𝗼𝗰𝗲 𝗱𝗲𝗴𝗹𝗶 𝗱è𝗶. 𝗚𝗹𝗶 𝗲𝘃𝗶𝗿𝗮𝘁𝗶 𝗰𝗮𝗻𝘁𝗼𝗿𝗶 𝗲 𝗹𝗮 𝗦𝗰𝘂𝗼𝗹𝗮 𝘃𝗼𝗰𝗮𝗹𝗲 𝗻𝗮𝗽𝗼𝗹𝗲𝘁𝗮𝗻𝗮
Il volume, pubblicato con il sostegno dell’Associazione Domenico Scarlatti, sarà presentato durante la rassegna Books&Museum – Summer Edition, mercoledì, 11 giugno 2025 ore 19:00 occasione unica per incontrare gli autori e dialogare sulla potenza espressiva della voce, tra passato e futuro
Un'opera che scava nella memoria musicale e antropologica dell’Italia: La voce degli Dèi. Gli evirati cantori e la Scuola vocale napoletana (Edizioni ADS, 2024, pp. 240), è il frutto di una ricerca multidisciplinare condotta da un gruppo di studiosi e musicisti d’eccezione – Enzo Amato, Mario Brancaccio, Sandro Cappelletto, Umberto Rosario Del Giudice, Aurelio Gatti e Francesco Nocerino – con il contributo del noto antropologo Marino Niola e del sopranista Francesco Divito.
A guidare la narrazione, il critico musicale Sandro Cappelletto, che restituisce dignità storica e artistica a figure spesso dimenticate, svelando il volto tragico ma sublime di una pratica musicale che ha segnato profondamente l’identità sonora del Belpaese. In questo viaggio nel cuore della Scuola vocale napoletana, non manca un omaggio al più celebre interprete del Belcanto partenopeo: Enrico Caruso.
lunedì 2 giugno 2025
quale Chiesa di Papa Leone XIV? Con Armando Poggi se ne dibatte a la Nova incontra
La Nova incontra, mercoledì 4 giugno 2025, ore 18.00.
Quale chiesa di papa Leone XIV?
1. Il vento conciliare nel libro di Armando Poggi
Il coraggioso libro di Armando Poggi, che ho pubblicato
nella collana da me diretta-intitolata Scenari presso le Edizioni La Valle del
tempo di Napoli (Pianticelle divelte? Il vento conciliare nei sinodi delle
chiese particolari, Intevista di Pasquale Giustiniani [Scenari/4)],
Napoli), ricorda - tra i tanti aspetti ecclesiali e sociali -, «la capillare
riflessione svolta, non soltanto a Napoli» con esiti che risultarono, in
mezzo al clero partenopeo circa il celibato sacerdotale, «non del tutto
“allineati” (in alcune diocesi del Sud i giornali semplificarono con lo slogan
“i preti si vogliono sposare”)». Ciò, ricorda Poggi nel testo, «si può
evincere dal fatto stesso di un telegramma che il Presidente della CEI, card.
Antonio Poma, sentì di trasmettere, il 26.2.1970, a papa Paolo VI. In esso
egli, in prospettiva rassicurante, conferma l’unanime decisione della plenaria
CEI sul fatto che il celibato del clero è “per nostra Chiesa bene
irrinunciabile del quale si avverte più che mai necessità”» (Pianticelle
divelte?, cit., p. 16).
È la presa di distanza chiara, condivisa dal clero di
Napoli, anche se attutita da parte del card. Ursi nella sua modalità di non
trasmissione degli esiti alla CEI, che voleva allora essere un no netto al
clericalismo, come s’intitola il capitolo IV del libro di Poggi. L’Autore,
riprendendo quella vecchia tesi condivisa del celibato facoltativo per i preti
della Chiesa di rito latino, usava l’argomento che il matrimonio, permesso ai
preti di rito latino, sarebbe stato anche equilibratore rispetto alle nuova
forme e modalità di convivenza simil-matrimoniale, diffusesi nel frattempo: «Chi
è integrato armonicamente nel suo genere, non soltanto si esercita nel
celibato, ma rifugge da ogni tipo di abuso sugli altri. Ecco perché è almeno da
papa Giovanni Paolo II che, inserendosi sulla grande discussione circa le
cosiddette teorie di genere, la Chiesa depreca gli abusi sessuali sui giovani e
minori da parte di membri della gerarchia cattolica» (p. 54).
In sintesi, Poggi appare assai critico non soltanto sulla
questione del celibato, nei confronti di papa Paolo VI, che pure era stato il
“timoniere” dell’arrivo in porto del Vaticano II. Si legge testualmente nel
libro di Poggi: «il secolare tradizionalismo sclerotico e statico, sempre
vivo e vegeto nella Chiesa, momentaneamente interrotto dalla voglia di
cambiamento indotta dal Concilio ecumenico Vaticano II: voluto e convocato da
un uomo di Dio, Papa Giovanni XXIII, fu immediatamente ripreso già nella
seconda fase del Concilio, dopo la morte di Papa Giovanni, dal nuovo Papa,
Paolo VI (fosse dipeso da lui, egli non avrebbe mai indetto e celebrato un
Concilio), per cui iniziò, così, una graduale restaurazione» (p. 79).
venerdì 23 maggio 2025
giovani, Fede e identità, un percorso di crescita con Benedetto XVI
Recensione del Prof. Michele Ciccarelli
Michele Ciccarelli è un docente italiano attivo nel campo delle scienze religiose e dell'insegnamento scolastico superiore. Attualmente insegna presso l'Istituto Superiore di Scienze Religiose Interdiocesano dell'Area Casertana (ISSR Capua-Caserta), dove tiene corsi su tematiche bibliche, tra cui "Educazione e insegnamento nelle Sacre Scritture" e "Lettere paoline" (issrareacasertana.it).
Oltre all'insegnamento, Ciccarelli è autore di contributi accademici in ambito biblico e teologico. Ha pubblicato studi su testi neotestamentari, come l'Epistola agli Ebrei e la Lettera ai Colossesi, disponibili sulla piattaforma Academia.edu. Inoltre, ha curato il volume Matteo, un vangelo per ammaestrare, edito da Natan Edizioni nella collana "Dum loqueretur" (issrbn.it).
giovedì 22 maggio 2025
Le idee cadono dal cielo
Books&Museum, 25 maggio 2025
Discussione del volume: Giuseppe Ferraro, Le idee cadono dal cielo. La riforma di Giordano Bruno e l’amore di Platone (La bottega delle idee/1), IOD edizioni, Noventa padovana (Pd), 2024, pagine 222.
Giuseppe Ferraro apre, con questo volume in due parti, la collana che dirige presso IOD. Come ci spiega, «l’idea è quella di aprire una collana, un inserto di libri che nel corso dell’anno raccolga fra le cose che accadono le cose che si sono perdute [questo primo volume, il testo è stato raccolto da Maria Rosaria Valdo]». In tal modo, i discorsi - proposti da Ferraro sia nel centro storico di Napoli (tra il Complesso monumentale di san Domenico maggiore, con il “sacrario” della cella di fra’ Tommaso dei conti d’Aquino), che nell’aula quello di santa Maria maggiore alla Pietrasanta – prendono corpo scritto e si riverberano nell’animo e nella mente di nuovi lettori. Si tratta di filosofare, nel senso di pensare camminando, e viceversa camminare pensando; così come ricordano le ultime pagine di questo libro, che racconta anche dell’uscita dalla basilica della Pietrasanta, lungo il cammino del decumano maggiore: finalmente, ci ricorda il libro, nella seconda metà del Novecento l’aula è stata sottratta a un’officina meccanica che vi si era insediata, e da lì ci si può allungare fino ai resti del teatro romano: proprio quello che a Napoli ospitava le esibizioni canore di Nerone: «Seneca che lo seguiva lo lasciava esibirsi per andare poco vicino a sentire gli incontri di un filosofo. Si chiama Metronatte» (pagina 222), come ci ricorda la Lettera a Lucilio di Seneca. Chissà cosa insegnava o diceva Metronatte, forse diceva cose analoghe a quelle riferite da Agatone nel Simposio platonico; o cose analoghe a quelle consegnate dal già frate domenicano Giordano Bruno, nei dialoghi in italiano: Lo spaccio della bestia trionfante o ne La cena de le ceneri. Ora, come allora, per le medesime vie dove oggi si svolge la movida postmoderna, ci si potrebbe di nuovo «come trovarsi a casa di Agatone, quella sera in cui parlarono di Eros, parlarono d’amore e di politica» (pagina 222). In questo senso, le idee che cadono dal cielo e si frantumano, attende qualcuno che fragmenta colligat e ne dia un filo d’Arianna per uscire da un labirinto.
venerdì 16 maggio 2025
Per Nietzsche. Interpretazioni italiane
Friedrich Nietzsche 31 magg. Sorrento hotel Continental: atti preparatori
(Roma. Presentazione del volume: Per Nietzsche. Interpretazioni italiane, edizioni La Valle del Tempo, Napoli 2025, pagine 306
0.
Introduzione
Balza
subito agli occhi del lettore l’importanza di un volume, che ora presentiamo,
che si propone la ricognizione delle principali interpretazioni italiane del
filosofo Nietzsche. Un volume ricchissimo di pagine e di prospettive, con
numerosi saggi di studiosi che guardano soprattutto alla recezione italiana del
pensatore tedesco, con la prospettiva tipica del Centro per la Filosofia
italiana. Un volume che va letto in aula, prima che personalmente
(farebbero bene i docenti di filosofia a farne oggetto di corsi al Liceo e
all’Università). Un volume che presuppone, inoltre, tutta una serie di passaggi
cronologici (legati, per quanto oggi ci riguarda, soprattutto all’edizione
italiana degli scritti di Nietzsche) e, soprattutto, un ritorno critico sulle
prime e sulle più recenti recezioni del filosofo tedesco in ambienti non
soltanto specialistici, ma anche, per così dire, quotidiani.
1. Un materiale “incandescente”
La storia della filosofia del Novecento, nel particolare versante del suo interesse verso il Filosofo tedesco Nietzsche - che inaugura l’ultimo secolo del millennio -, si trovava di fronte a un materiale così incandescente e scarsamente univoco, per cui, secondo le varie angolazioni adottate da editori e commentatori, fu possibile fare, di Friedrich Nietzsche, ora il precursore del nazismo, ora il ribelle aristocratico, propugnatore di un pensiero reazionario, ora l’«amico della solitudine» che annunciava una democrazia a venire, ora il radicale e anti-dialettico pensatore genealogico dello scontro di forze e della destituzione del Soggetto, ora il filosofo della morte di dio, paladino del più intransigente ateismo, come pure
il
più autentico seguace di un cristianesimo, che si condenserebbe nel carattere
affermativo di un amore senza condizione.
mercoledì 14 maggio 2025
Clero ed abusi sessuali
Clero e abusi sessuali, fra diritto canonico e diritto secolare
di Ennio Tardioli
Mi complimento per il volume di ENNIO TARDIOLI, Clero e abusi sessuali. Fra diritto canonico e diritto secolare, presentazione di Luigi Sabbarese, cs, Gruppo editoriale Tab s.r.l., Roma 2024. Egli scrive: «Questo lavoro, dal titolo Clero e abusi sessuali. Fra diritto canonico e diritto secolare, analizza la tematica alla luce della normativa italiana e canonica» (p. 19).
Il
volume mi sembra lineare, informato e molto utile per chi studia i problemi
della tutela dei minori e delle persone particolarmente vulnerabili, sotto gli
aspetti giuridici e canonistici, con chiare implicazioni teologico-pastorali.
Certamente è un libro che risponde all'obiettivo espresso da p. Sabbarese:
"La consapevolezza deve condurre a un cambiamento di paradigma culturale,
antropologico e teologico, che considera l’abuso di potere, di coscienza e
sessuale nella Chiesa come una violazione dei comandamenti di Dio e della
dignità della persona: ogni abuso intacca il fondamento della fede e svuota le
vittime della fede in Dio, della fiducia nei suoi ministri e della fiducia in
sé stessi".
Tardioli così sintetizza la sua fatica editoriale: «Il capitolo primo consta di tre paragrafi in cui analizzeremo il tema degli abusi sessuali prima in generale, poi secondo il diritto penale italiano ma solo nella parte sostanziale senza riferimenti al diritto processuale avendo esclusivamente lo scopo di spiegare i termini della questione» (p. 20). Si precisa la nozione di minore e di abuso, alla luce della legislazione europea e italiana, delle principali teorie psicologiche e psichiatriche, osservando che «il Legislatore [italiano] del 1996 ha collocato i delitti contro la libertà sessuale fra i delitti contro la libertà personale, cioè nel Libro II, Titolo XII, Capo III del c.p.» (p. 27). A sua volta, il diritto penale canonico nato dal Vaticano II era considerato troppo “garantista” perché poneva l’accento sulla tutela dell’accusato rendendo quasi impossibili le condanne, di conseguenza si convenne con Giovanni Paolo II che era necessario attribuire il delitto di pedofilia alla competenza esclusiva dell’allora CDF con la dicitura Delicta maiora contra fidem per poter comminare la pena della dimissione dallo stato clericale ai sacerdoti colpevoli, in quanto questo delitto danneggiava anche la fede. Osserva Tardioli: « In verità più che di delicta graviora bisognerebbe parlare di delicta reservata in quanto con la prima espressione si intende solo una particolare categoria di
sabato 3 maggio 2025
Signurì, signurì. Gli scolari della Napoli che non conta al Books&Museum
@scenari.futuri Signurì, signurì, tra gli scolari della Napoli che non conta🎥A N T E P R I M A dell'incontro al Books&Museum di Domenica 11 maggio 2025 - Giustiniani: Pasquale Lubrano Lavadera, che cosa significa il titolo che hai ripubblicato? Come sappiamo, la realtà sociale ci parla sempre dei diritti umani dei ragazzi, però dall'esperienza che abbiamo fatto noi mi accorgo che ancora non è stata superata quella certa ritrosia ad accogliere nella scuola le fasce più deboli naturalmente meno avvantaggiate però ci sono degli insegnanti, dei docenti che invece sentono fortemente che dar valore a tutti anzi, far sì che anche questi ragazzi che non sempre trovano la giusta accoglienza possano veramente vivere in maniera più regolare la vita scolastica https://scenarifuturi.blogspot.com/2025/05/signuri-signuri-gli-scolari-della.html
♬ suono originale - scenari futuri
Pasquale Lubrano Lavadera-Angela De Cimma, SIGNURÌ, SIGNURÌ. Tra gli scolari della Napoli che non conta (Collana: Cronisti scalzi, 22), Prefazione di Giancarlo Siani (da «Il lavoro nel Sud», giugno 1979), Introduzione di Mario Pomilio, Postfazione di Cesare Moreno, IOD Edizioni, 2024.
@scenari.futuri Pasquale Lubrano Lavadera-Angela De Cimma, SIGNURÌ, SIGNURÌ. Tra gli scolari della Napoli che non conta (Collana: Cronisti scalzi, 22), Prefazione di Giancarlo Siani (da «Il lavoro nel Sud», giugno 1979), Introduzione di Mario Pomilio, Postfazione di Cesare Moreno, IOD Edizioni, 2024. SIGNURÌ, SIGNURÌ. Tra gli scolari della Napoli che non conta provocato dal volume di Pasquale Lubrano Lavadera e Angela De Cimma, ripubblicato dopo oltre 40 anni dalle edizioni IOD perché ritenuto ancora attuale, pur nella radicale variazione del contesto storico-sociale -, vorrei riferire episodi che mi riguardano personalmente, dei primi anni Cinquanta del ventesimo secolo, quando frequentavo le scuole comunali dell'infanzia dove arrivavano gli aiuti della famiglia Lauro, mentre la POA (Pontificia Opera Assistenza) faceva pervenire i biscotti americani e anche il latte - a noi bambini dell'asilo. Il volume di cui oggi parliamo riferisce della condizione dei bambini e ragazzi di Napoli e provincia e, infine, dei quartieri spagnoli: gli alunni che chiamavano la maestra De Cimma "Signurì, signurì!"; quelli che al mattino facevano colazione con pane e vino... Una società e un contesto cittadino "nero di fumo e sporco d'ingiustizia", quello narrato in queste pagine. Un contesto socio-culturale dell'hinterland patenopeo che, per molti aspetti, esibisce un basso continuo identico. Eppure, leggendo oggi le storie di quei bambini e ragazzi della maestra De Cimma, molto deprivati e poveri, che rimangono, ahimé ancora le stesse, mi è venuto di esclamare: Beati loro! Loro almeno avevano il pane a colazione! Io, nella periferia di san Pietro a Patierno - anni cinquanta del XX - non potevo neppure far colazione né col pane secco né col vino, in una famiglia di otto figli con un padre artigiano e una madre "guantaia a domicilio"... e, per mangiare qualcosa a mezza mattinata, volevo assolutamente, sia io che le sorelle e i fratelli, andare a scuola, nella classe della maestra Auricchio Elisa... Noi non ci potevamo disperdere scolasticamente! Se mi fossi assentato, infatti, non solo non avrei fatto colazione a casa, ma non avrei neppure avuto il latte e i biscotti della POA in classe. Non c'erano dispersione e mortalità scolastica a san Pietro a Patierno, per noi ultrapoveri di quegli anni postbellici, in attesa del boom economico: a scuola si mangiava, a casa no; e le 15 lire di vino, in un bicchiere di alluminio, io lo andavo a comprare solo di domenica e soltanto per mio padre... la domenica, a volte, mamma riusciva a comprarci la carne, ovvero le frattaglie e le interiora macellate, che il negoziante le vendeva a poco prezzo o gliele regalava... per i cagnolini (così diceva mamma, nella sua povertà dignitosa, per avere gratuitamente qualche osso da cui ricavare il "brodo di carne", o un poco di milza... a' meuza,,,). Altro che scugnizzi dei quartieri spagnoli, dove insegnò la mitica maestra De Cimma. Noi altri eravamo lavati nella bacinella di acqua messa al sole, nell'unico bagno disponibile per tutti i bassi che davano sul grande cortile di via Nuovo tempio 119. Le periferie urbane, ci ricordano le pagine che aggiornano oggi l'antico racconto, non sono ancora uscite da quegli antichi stati di disagio, che provocano ancora numeri altissimi di mortalità e dispersione scolastica. Pasquale Giustiniani
♬ suono originale - scenari futuri
venerdì 18 aprile 2025
Coscienza e Potere, una riflessione antropologica contemporanea a partire dai racconti biblici
Il professor
Michele Ciccarelli, con Coscienza e
Potere, propone una riflessione stimolante e attuale, un invito a liberare
la coscienza dall'atrofia che la affligge e a riscoprirne il significato
profondo. La coscienza, secondo Ciccarelli, è un'ambivalenza: la consapevolezza
del vissuto emotivo e, al contempo, il principio che guida le scelte etiche, il
discernimento tra bene e male.
L'autore affronta poi un altro tema cruciale: il potere. Spesso
percepito in modo negativo, il potere, se esercitato con saggezza e sorretto da
una coscienza matura, può essere garanzia di libertà e sicurezza. Ciccarelli
dimostra come la coscienza, intesa sia come esperienza emotiva che come
principio etico, sia il fondamento di un potere responsabile e liberatorio.
Attraverso una lettura originale e profondamente esistenziale
dei testi biblici, Ciccarelli guida il lettore in un percorso di scoperta della
coscienza e del potere, invitandolo a riflettere su questi temi cruciali per la
vita individuale e collettiva. Recuperare
l'idea kantiana di "coscienza", oggi pesantemente "depotenziata",
è l'obiettivo del testo. L'intento è quello di "sollecitare" nei
lettori curiosità, interesse, passione e ricerca per le grandi domande che
possono conferire un orizzonte di senso possibile alla società del terzo
millennio.
Nell'epoca dell'intelligenza artificiale, del progresso
tecnologico e della transizione energetica - rileva Ciccarelli - l'essere umano
non si interessa più del bene e del male. Il suo modo di essere e di agire
appare dominato dalla logica esclusiva dell' "io". Diventa quindi necessario
"ritornare alle fonti" della saggezza per recuperare l'umanità che
l'uomo pare ormai stia smarrendo.
mercoledì 2 aprile 2025
L'invenzione della casa. L'ordine domestico della polis
@scenari.futuri Books and Museum, 6 aprile 2025 Valeria Pezza, L’invenzione della casa. L’ordine domes co della polis, Chris an Marino edizioni, Milano 2025, pp. 120. «Chi abita una casa costruita dentro una ci à, è come un pellegrino che procede – come diceva il mis co russo dell’O ocento Giovanni di Kronstadt – col bastone da viaggio e l’abito da viandante: quando giungerà alla fine della vita, gli si spalancherà la porta ed egli finalmente sarà a casa sua, “perché non abbiamo quaggiù una ci à stabile, ma cerchiamo quella futura” (Ebrei 13, 14)». » 1. La provocazione che viene dalla stru ura della ci à greca. Tra i tanti ringraziamenti di questa notevole pubblicazione – realizzata da Valeria Pezza con il contributo del DiARC: Dipar mento di Archite ura-Università di Napoli Federico II -, si leggono anche quelli che l’Autrice ha voluto des nare «a tu a la comunità di Pollica, terra in cui si scorge ancora qualcosa del mondo greco». Alle tracce archeologiche, infa", ovvero alle loro pietre significan e ai loro rimandi ai pensieri e alle opere dei loro ideatori, costru#ori e abitan , rimanda ognuna di queste ricche e dense pagine del saggio di Valeria Pezza. Quello delle case delle ci#à greche nelle cosidde#e colonie e nei si della Grecia classica, è un mondo analogo a quello di fronte al quale si possono porre, insieme, sia l’archeologia che la storia dell’archite#ura e della topografia; ma anche l’antropologia culturale e lo storia delle idee, come illustra e dimostra l’acuto ed erudito sforzo di decifrazione, condo#o per noi da Valeria Pezza in queste pagine. Così, le an che pietre di Akragas (Agrigento) possono diventare la cifra di un’ambivalenza pica dell’ar colato e mul fa#oriale processo che viene opportunamente denominato “invenzione della casa”. A una prima, ma superficiale, vista, «la dimensione domes ca appare rimossa e svalutata, in quanto non fondata sul gesto eroico, sulla pubblica e visibile esaltazione del potere, del confli#o e della forza» (p. 11). Invece, come si legge nella Premessa a questo volume (pp. 7-18)), la domanda di partenza va formulata in consonanza con quando ricorda il tolo del volume (peraltro arricchito da numerosi grafici e tavole): «Quando è stata inventata quella casa ripe bile e ripetuta che presiede alla costruzione stessa della ci à come luogo non tanto del potere religioso, poli co, militare, ma della dimora dei suoi ci adini?» (p. 7). Ecco spiegato perché, integrando il punto di vista consolidato che correlava l’archite#ura della polis classica alla sfera cosidde#a poli ca, «urgeva interrogarsi su quelle forme, il loro senso e la loro natura, chiedersi a quale dimensione domes ca, a quali ri del quo diano dessero luogo, misura e spazio, e in quale visione del mondo. Poi, perché tanto silenzio? Quale significato aveva la casa in quell’origine e cosa significa per noi oggi la casa?» (p. 9). Di qui prende corpo, una diversa, e intrigante, prospe"va, perseguita egregiamente da Valeria Pezza, che aiuta a ri-significare il senso stesso dell’agire poli co - teorizzato negli scri" poli ci dei filosofi greci classici - e a precisare nei suoi vari riverberi il rapporto tra privato (domes co), spesso relegato alla sfera della irrilevanza, e pubblico (poli co, anche in senso militare e bellico, ma oggi altresì sociale e culturale): «In modo sorprendente insieme all’interroga vo su tempi e modi dell’invenzione della casa per tu>, emergeva quello, inquietante, su questa incomprensibile condanna all’insignificanza» del privato, se inteso soltanto come “relegato a ciò che è privo di senso”. Ecco perché ci si dovrà interrogare, con nua l’Autrice: «è stato davvero così, sempre? Ed ora ha senso per noi privare di valore la quo dianità che scandisce la vita di ciascuno, o è proprio dentro la casa che vive e può maturare una poli ca non rido a all’esercizio e all’autorappresentazione del potere?» (p. 10). E inoltre: «Allora perché questo silenzio... @santamaria.lanova @
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Al Books and Museum di Domenica 6 aprile 2025 presso il complesso monumentale di Santa Maria la Nova di Napoli, ore 11,00 il saggio di Valeria Pezza: L’invenzione della casa. L’ordine domestico della polis, Christian Marinotti edizioni, Milano 2025, pagine 120.
Quello delle case delle città greche nelle cosiddette colonie e nei siti della Grecia classica, è un mondo analogo a quello di fronte al quale si possono porre, insieme, sia l’archeologia che la storia dell’architettura e della topografia; ma anche l’antropologia culturale e lo storia delle idee, come illustra e dimostra l’acuto ed erudito sforzo di decifrazione, condotto per noi da Valeria Pezza in queste pagine. Così, le antiche pietre di Akragas (Agrigento) possono diventare la cifra di un’ambivalenza tipica dell’articolato e multifattoriale processo che viene opportunamente denominato “invenzione della casa”. A una prima, ma superficiale, vista, «la dimensione domestica appare rimossa e svalutata, in quanto non fondata sul gesto eroico, sulla pubblica e visibile esaltazione del potere, del conflitto e della forza» (p. 11). Invece, come si legge nella Premessa a questo volume (pp. 7-18)), la domanda di partenza va formulata in consonanza con quando ricorda il titolo del volume (peraltro arricchito da numerosi grafici e tavole): «Quando è stata inventata quella casa ripetibile e ripetuta che presiede alla costruzione stessa della città come luogo non tanto del potere religioso, politico, militare, ma della dimora dei suoi cittadini?» (p. 7).
Ecco spiegato perché, integrando il punto di vista consolidato
che correlava l’architettura della polis classica alla sfera cosiddetta
politica, «urgeva interrogarsi su quelle forme, il loro senso e la loro
natura, chiedersi a quale dimensione domestica, a quali riti del quotidiano
dessero luogo, misura e spazio, e in quale visione del mondo. Poi, perché tanto
silenzio? Quale significato aveva la casa in quell’origine e cosa significa per
noi oggi la casa?» (p. 9).
Di qui prende corpo, una diversa, e intrigante, prospettiva,
perseguita egregiamente da Valeria Pezza, che aiuta a ri-significare il senso
stesso dell’agire politico - teorizzato negli scritti politici dei
filosofi greci classici - e a precisare nei suoi vari riverberi il rapporto tra
privato (domestico), spesso relegato alla sfera della irrilevanza, e pubblico
(politico, anche in senso militare e bellico, ma oggi altresì sociale e
culturale): «In modo sorprendente insieme all’interrogativo su tempi e modi dell’invenzione
della casa per tutti, emergeva quello, inquietante, su questa incomprensibile condanna
all’insignificanza» del privato, se inteso soltanto come “relegato a ciò che è
privo di senso”. Ecco perché ci si dovrà interrogare, continua l’Autrice: «è
stato davvero così, sempre? Ed ora ha senso per noi privare di valore la quotidianità
che scandisce la vita di ciascuno, o è proprio dentro la casa che vive e può
maturare una politica non ridotta all’esercizio e all’autorappresentazione del
potere?» (p. 10).
sabato 29 marzo 2025
Books&Museum, sarò lì ad aspettarvi. Maria Tedeschi
SantaMaria la Nova in Napoli (13 aprile 2025) ore 11,00
Sarò lì ad aspettarvi, Maria Tedeschi. Il seme bianco editrice, Roma 2025, pp. 176
1.
Un racconto avvincente, con i caratteri del “noir” ma anche delle “storie d’amore”.
L’Autrice - Maria Tedeschi - ci fa prima scorrere, quasi tutte d’un fiato, le 176 pagine di un’avvincente storia, per sciogliere, infine, l’enigma consegnato nel titolo: «Ma se poi decidete di cambiare idea un giorno, saprete sempre dove trovarmi, sarò lì ad aspettarvi» (p. 176). Sono le parole, lanciate agli altri due membri del piccolo gruppo WathsApp, da parte di Carlo Brighi, il quale, dopo aver fatto mille mestieri, fin da quello di parrucchiere provato nel suo paese di origine in provincia di Napoli (cfr. p. 75), si è ora innamorato di Chantall Cristaldi, la cui vita «era un intreccio di arte, espressività ed emozione, ma anche di solitudine, un fardello» (p. 36).
A
sua volta, Diavolo (è, questo, il vero nome di un sopravvissuto a una nascita
difficile: cfr. p. 121), che nell’intreccio si autodenomina, ed è, “piccolo
Diavolo”, fa il “sensitivo dei capelli”; ha inviato per sbaglio una mail a
Chantall (con la doppia elle finale, mentre il vero destinatario aveva una sola
l finale); presso la sua casa ha ospitato (cfr. p. 121) anche un altro dei personaggi dell’intreccio,
Michela, che viene descritta nella sua tragica esistenza; nel corso di essa si
è, purtroppo, lasciata irretire in qualcosa a metà tra la setta religiosa e un affare
di tossicodipendenza e sesso, di cui lo stesso lettore scoprirà l’avvincente
esito. Diavolo - o forse “Mistero” – ha pure cercato di far intervenire la polizia
anti-sette in una vicenda intricata e anche delinquenziale, ma senza che ne
siano lasciate delle tracce indagabili (cfr. p. 129). Ovviamente, il resto
della storia è lasciato al lettore, che vorrà unirsi nei dettagli di queste
pagine.
giovedì 27 marzo 2025
rilanciare la nuova Evangelizzazione, Nicola Di Bianco a La Nova incontra
La nova incontra. Gli eventi del Complesso monumentale di Santa Maria la nova in Napoli. Sala Margherita Lama Caputo, Domenica 30 marzo 2025
Un matematico, uno storico e due filosofi a santa Maria la
Nova per discutere un nuovo libro di Nicola Di Bianco sulla “nuova
evangelizzazione”.
Di Nola, Arciprete e Giustiniani, da diversi anni realizzano
un Seminario su “Linguaggio e conoscenza”, che ha avuto già diverse sessioni
nel Dipartimento di matematica nell’Università Salerno e nella Facoltà
teologica san Tommaso di Capodimonte-Napoli. L’obiettivo è quello di pervenire,
se possibile, a un linguaggio nuovo che riesca a dire in termini unitari il
divino, il religioso, lo spirituale. Ora la “provocazione” della “Nuova
evangelizzazione” – a cui la chiesa cattolica sta mirando dall’inizio del terzo
millennio – è la leva di questo nuovo round, sotto la regia del prof. Giuseppe
Reale, Direttore del Complesso monumentale di santa Maria la Nova in Napoli
Introduce Pasquale Giustiniani
Alcuni decenni fa, insieme con Filippo Toriello, pubblicammo
il volume: Nuova evangelizzazione: che cosa, come.
Pensato in aiuto dei catechisti e degli operatori pastorali, esso raccoglieva,
e traduceva pastoralmente, un’insistente espressione del Magistero pontificio,
che andava allora già configurando una vera e propria ri-definizione del primo
dovere cristiano di annunciare il cosiddetto Kèrygma, che veniva,
allora, comunemente descritto come nuovo nell’ardore e nuovo nel metodo.
Nicola Di Bianco, nell’orizzonte descritto, mette bene a
fuoco il dato che tale novitas, particolarmente nel senso di un confronto
a tutto campo con la modernità scientifica e tecnologica, risulta evidente
nel Magistero di papa Francesco. Egli, dall’Autore, viene appunto,
fondatamente, considerato il primo papa ad aver assunto in forma compiuta il
dialogo con la modernità o postmodernità. Tutto ciò sta comportando anche
un nuovo modo di configurare la Chiesa - un poliedro, piuttosto che una
piramide gerarchica, un ospedale da campo piuttosto che una militanza
autosufficiente -; ma pure un nuovo modo di autopercepire il primato petrino.
Insomma, l’ormai tradizione espressione di “nuova evangelizzazione” implica una
vera riforma della Chiesa: un dato, questo, che apparve già chiara ai
padri del Concilio di Trento, alle prese con l’argine da opporre a una riforma
che appariva allora come una rivoluzione. Essa è resa oggi ancora più urgente
dalla situazione di rapidizzazione degli eventi (come lo stesso papa
Francesco dice, con inflessione argentina), stante il fatto, come puntualmente
annota Di Bianco, che il nostro tempo si caratterizza sempre più per i rapidi
mutamenti e le trasformazioni. E ciò non solo negli assetti internazionali, ma
anche nei costumi etici, a volte piagati da fenomeni inaspettati, come la
diffusione degli abusi di ogni tipo nella Chiesa (non soltanto sessuali, ma
altresì sociali, di potere…), come le vere e proprie derive delle concezioni
antropologiche tradizionali, dei sistemi sociali, degli assetti internazionali,
dei costumi…
Il ri-emergere dell’esigenza di una nuova evangelizzazione pone, così, la domanda centrale del libro: quale fede proporre alla persona globalizzata, tecnologizzata, singolarizzata, per superare l’impasse della transizione in atto?
Corrado Ocone, il non detto della libertà
quanto resta ancora vivo ed attuale di Giovanni Gentile, cifra della filosofia europea?
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