Il venti luglio dell’anno 2000 il parlamento italiano promulga la legge 211 con la quale istituisce il “Giorno della Memoria” per commemorare e ricordare le vittime del nazismo. La scuola in tale data organizza attività e lezioni per sensibilizzare i discenti circa il totalitarismo e i suoi orrori e promuove azioni volte all’inclusione e al contrasto di ogni forma di discriminazione etnica, razziale, culturale e religiosa. Joseph Ratzinger- Benedetto XVI il ventotto maggio del 2006, si recò in visita ad Auschwitz-Birkenau e in tale occasione tenne un discorso divenuto celebre sull’orrore della Shoah. La peculiarità del pensiero di Joseph Ratzinger é che egli fonda sempre le sue argomentazioni a partire dalle fonti bibliche, patristiche e liturgiche. In tale circostanza - il compianto Papa teologo- afferma che dinanzi allo sterminio sistematico di oltre sei milioni di persone non si può non chiedersi: Dio dove era? Perché ha taciuto e ha permesso l’attuazione di questa catastrofe? Ratzinger chiede pace e riconciliazione in un luogo diventato simbolo di terrore e di morte. Prega il Salmo 44 in cui l’Israele sofferente grida a Dio perché lo liberi: “Tu ci hai abbattuti in un luogo di sciacalli e ci hai avvolti di ombre tenebrose… Per te siamo messi a morte, stimati come pecore da macello. Svegliati, perché dormi, Signore? Déstati, non ci respingere per sempre!”. E ancora Ratzinger evoca l’episodio della fornace ardente in cui i giovani deportati affrontano la persecuzione e il pericolo di morte preservando e tenendo salda la loro fede. Tale narrazione è riportata dal libro emblematico del profeta Daniele (cf. Dn 3,17ss). Pertanto, se è legittimo chiedersi dove era Dio ad Auschwitz e altrettanto doveroso chiedersi dove era l’uomo? La macchina di morte dei recenti totalitarismi europei - nazismo, comunismo, capitalismo - si è sviluppata ed attuata anche a causa dell’indifferenza e del silenzio di chi al momento giusto ed al punto giusto ha avuto il potere di impedire il male non lo ha fatto. Chi solitamente preferisce voltarsi dall’altra parte. Le ideologie non sì fomentano magicamente vi si cela dietro alla loro diffusione sempre e comunque un tacito consenso. Il cosiddetto terzo Reich, infatti, é stato solo il braccio operativo di una macchina di odio che affonda le sue radici nell’antisemitismo delle epoche passate. Una responsabilità antropologica prima che una accusa teologica si impone alla ragione. L’indifferenza, la corruzione, l’egoismo, la mancanza di fede sono alla base della violenza cieca e spietata che, come ad Auschwitz ancora oggi in minima e larga misura, si manifesta e si mostra prepotentemente! Occorre, dunque, sollecitare e sensibilizzare i giovani su queste tematiche spiegando loro che il contagio e la diffusione del virus dell’odio si contrae a partire dalle piccole cose: tollerare un episodio bullismo, permettere un’ingiustizia per un proprio tornaconto e via dicendo. É dalle piccole tolleranze del male che esso si nutre, cresce e diventa poi irrimediabilmente aggressivo e mostruoso. Opporre al male il bene é ciò che Ratzinger insegna durante la sua visita al campo di concentramento. Promuovere piccole ma concrete azioni di solidarietà e gentilezza a partire dal vissuto quotidiano di ciascuno, sollecitare ed invitare al dialogo, al rispetto per opinioni e visioni della realtà differenti, impedisce di creare forme assolute e coercitive di potere. Detto questo, il totalitarismo nazista rilancia l’eterna domanda che da sempre interpella il cuore dell’uomo: perché esiste la sofferenza e il male? E come si può conciliare ciò con l’idea biblica di un Dio ricco di bontà e amore? Questi interrogativi risuonano ancora oggi nel cuore di tanti giovani che, talvolta, assistono increduli ad un vero e proprio trionfo del male. I recenti conflitti in Medio Oriente Israele e Palestina e in Europa tra la Russia e l’Ucraina hanno mostrato immagini e scenari inquietanti e il timore di un conflitto nucleare sembra affacciarsi sempre più violentemente sul palcoscenico della storia. Tuttavia, il bene non si arrende e grida nonostante il silenzio assordante del male sembra voglia soffocarlo. In tale contesto, bene si inserisce la proposta narrativa della giovane scrittrice esordiente Alice Beatrice Pescarollo la quale, di recente ha pubblicato un romanzo: “6957. Germogli sotto la neve, LAB DFG, Latina 2024, pp. 229.
In tale testo, l’autrice ha teorizzato una improbabile ma possibile storia d’amore consumatasi durante il periodo nazista tra una prigioniera ebrea e un soldato tedesco. Tale opera vuole accendere un cero di speranza all’interno della notte più buia della storia. Un soldato tedesco Alexsander, nazista convinto, a poco a poco si accorge che si sta innamorando di una prigioniera ebrea, che egli inizialmente non chiama neanche per nome (Myriam) ma per numero 6957. Tale vicenda- come saggiamente afferma l’autrice - testimonia che: “Anche sotto la neve, insomma, possono sbocciare dei germogli. Si può «ricevere una rosa in quel luogo. Un tocco di colore in tutto quel grigiore… anche ad Auschwitz fioriscono i fiori» (p. 31)”. Dove era Dio ad Auschwitz? Dove era l’uomo? Dov’è l’amore tra due esseri umani lì c’è Dio. Anche tra il freddo delle pietre del campo di sterminio se due o più persone si sono supportate, confortate, sostenute, amate Dio c’era! Nulla è andato perduto anche se apparentemente sembra il contrario. Infine, proporre ai giovani questa storia pare un ottimo espediente culturale dalla quale partire per sensibilizzare, informare e formare i giovani circa l’importanza della memoria che sempre educa ad uno sguardo sul reale poliedrico: prendere coscienza degli errori del passato, non ripeterli nel presente, per “perseguire” un futuro migliore. Se durante le barbarie del nazismo è stato possibile l’amore tra un carnefice e una vittima come teorizzato dal romanzo della Pescarollo, allora per l’umanità vi è ancora una speranza per la redenzione e la riconciliazione come invocata dal Papa. Se l’amore è riuscito ad andare oltre gli orrori, la disumanità e la violenza vuol dire che il “silenzio di Dio” può essere inteso come un richiamo alla responsabilità e alla conversione affinché tali brutture non si ripetano mai più.
Giuseppe Lubrino
19 gennaio 2025
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