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Il Direttore del Centro di Filosofia Italiana, prof. Aldo Meccariello, mi ha delegato in collaborazione col prof. Clemente, all'organizzazione del Festival di filosofia, dal 21 al 25 ottobre 2025, presso il polo universitario Jonico della città di Taranto, con tema "Oikjos. Dalla casa comune all'ecologia integrale". Aderiscono all’iniziativa la prof.ssa Franca Meola e la prof.ssa Mena Minafra dell'Università Luigi Vanvitelli di Caserta.      Il Direttore del Centro di Filosofia Italiana, prof. Aldo Meccariello, mi ha delegato in collaborazione col prof. Clemente, all'organizzazione del Festival di filosofia, dal 21 al 25 ottobre 2025, presso il polo universitario Jonico della città di Taranto, con tema "Oikjos. Dalla casa comune all'ecologia integrale". Aderiscono all’iniziativa la prof.ssa Franca Meola e la prof.ssa Mena Minafra dell'Università Luigi Vanvitelli di Caserta.

mercoledì 2 aprile 2025

L'invenzione della casa. L'ordine domestico della polis

Al Books and Museum di Domenica 6 aprile 2025 presso il complesso monumentale di Santa Maria la Nova di Napoli, ore 11,00 il saggio di Valeria Pezza: L’invenzione della casa. L’ordine domestico della polis, Christian Marinotti edizioni, Milano 2025, pagine 120.

Quello delle case delle città greche nelle cosiddette colonie e nei siti della Grecia classica, è un mondo analogo a quello di fronte al quale si possono porre, insieme, sia l’archeologia che la storia dell’architettura e della topografia; ma anche l’antropologia culturale e lo storia delle idee, come illustra e dimostra l’acuto ed erudito sforzo di decifrazione, condotto per noi da Valeria Pezza in queste pagine. Così, le antiche pietre di Akragas (Agrigento) possono diventare la cifra di un’ambivalenza tipica dell’articolato e multifattoriale processo che viene opportunamente denominato “invenzione della casa”. A una prima, ma superficiale, vista, «la dimensione domestica appare rimossa e svalutata, in quanto non fondata sul gesto eroico, sulla pubblica e visibile esaltazione del potere, del conflitto e della forza» (p. 11). Invece, come si legge nella Premessa a questo volume (pp. 7-18)), la domanda di partenza va formulata in consonanza con quando ricorda il titolo del volume (peraltro arricchito da numerosi grafici e tavole): «Quando è stata inventata quella casa ripetibile e ripetuta che presiede alla costruzione stessa della città come luogo non tanto del potere religioso, politico, militare, ma della dimora dei suoi cittadini?» (p. 7).

Ecco spiegato perché, integrando il punto di vista consolidato che correlava l’architettura della polis classica alla sfera cosiddetta politica, «urgeva interrogarsi su quelle forme, il loro senso e la loro natura, chiedersi a quale dimensione domestica, a quali riti del quotidiano dessero luogo, misura e spazio, e in quale visione del mondo. Poi, perché tanto silenzio? Quale significato aveva la casa in quell’origine e cosa significa per noi oggi la casa?» (p. 9).

Di qui prende corpo, una diversa, e intrigante, prospettiva, perseguita egregiamente da Valeria Pezza, che aiuta a ri-significare il senso stesso dell’agire politico - teorizzato negli scritti politici dei filosofi greci classici - e a precisare nei suoi vari riverberi il rapporto tra privato (domestico), spesso relegato alla sfera della irrilevanza, e pubblico (politico, anche in senso militare e bellico, ma oggi altresì sociale e culturale): «In modo sorprendente insieme all’interrogativo su tempi e modi dell’invenzione della casa per tutti, emergeva quello, inquietante, su questa incomprensibile condanna all’insignificanza» del privato, se inteso soltanto come “relegato a ciò che è privo di senso”. Ecco perché ci si dovrà interrogare, continua l’Autrice: «è stato davvero così, sempre? Ed ora ha senso per noi privare di valore la quotidianità che scandisce la vita di ciascuno, o è proprio dentro la casa che vive e può maturare una politica non ridotta all’esercizio e all’autorappresentazione del potere?» (p. 10).

E inoltre: «Allora perché questo silenzio sulla casa? Perché quel mondo domestico che originariamente definiva l’οἰκεῖος (oikèios) luogo intimo, personale, familiare, spazio suo proprio di ciascuno, ha finito per qualificarsi nel linguaggio comune solo al negativo, come privato di valore e di senso, rimosso dalla consapevolezza e dal pensiero?» (p. 13). Se, all’errore strutturale, corrisponde un precedente errore di pensiero, esso potrebbe essere sviscerato, come ci aiuta ora a fare l’Autrice, mediante una domanda ulteriore: «Se il personale è il primo livello della politica, perché lo si tace?» (p. 14).

Più che tana in cui rifugiarsi; più che ambito o luogo senza rilevanza politico-sociale, la casa, con i suoi diversi riverberi classici dei vocaboli che la designano, «ha un ruolo decisivo nell’elaborazione della polis e dell’idea stessa della politica» (p. 15). E questo riguarda non soltanto lo ieri, ma anche l’oggi e perfino  il futuro, che anzi  tutto ha una carica prolettica che aiuta a decifrare le macerie dell’oggi: «Le macerie delle case bombardate in Ucraina e in Palestina, sono l’immagine che meglio giudica la guerra, mostrandone il carattere del tutto devastante e irrazionale. Le mura abbattute, le case squarciate, la vita intima profanata ed esposta allo sguardo di tutti richiama forse, nel segno della devastazione, quel desiderio nascosto che interroga gli interni vissuti di case d’altri, come nelle scene iniziali del Cielo sopra Berlino di Wim Wenders, o nei quadri di Hopper» (p. 16).

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