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Scenari in tempo reale, in questo importante momento di transizione, un altro strumento si aggiunge: Vatican news, le ultimissime.      Il Direttore del Centro di Filosofia Italiana, prof. Aldo Meccariello, mi ha delegato in collaborazione col prof. Clemente, all'organizzazione del Festival di filosofia, dal 21 al 25 ottobre 2025, presso il polo universitario Jonico della città di Taranto, con tema "Oikjos. Dalla casa comune all'ecologia integrale". Aderiscono all’iniziativa la prof.ssa Franca Meola e la prof.ssa Mena Minafra dell'Università Luigi Vanvitelli di Caserta.      Il Direttore del Centro di Filosofia Italiana, prof. Aldo Meccariello, mi ha delegato in collaborazione col prof. Clemente, all'organizzazione del Festival di filosofia, dal 21 al 25 ottobre 2025, presso il polo universitario Jonico della città di Taranto, con tema "Oikjos. Dalla casa comune all'ecologia integrale". Aderiscono all’iniziativa la prof.ssa Franca Meola e la prof.ssa Mena Minafra dell'Università Luigi Vanvitelli di Caserta.

venerdì 16 maggio 2025

Per Nietzsche. Interpretazioni italiane

Sorrento, 31 maggio  hotel Continental: presentazione atti preparatori
per Nietzsche, 31 maggio 2025


Per Nietzsche. Interpretazioni italiane
Friedrich Nietzsche 31 magg. Sorrento hotel Continental: atti preparatori

(Roma. Presentazione del volume: Per Nietzsche. Interpretazioni italiane, edizioni La Valle del Tempo, Napoli 2025, pagine 306

0. Introduzione

Balza subito agli occhi del lettore l’importanza di un volume, che ora presentiamo, che si propone la ricognizione delle principali interpretazioni italiane del filosofo Nietzsche. Un volume ricchissimo di pagine e di prospettive, con numerosi saggi di studiosi che guardano soprattutto alla recezione italiana del pensatore tedesco, con la prospettiva tipica del Centro per la Filosofia italiana. Un volume che va letto in aula, prima che personalmente (farebbero bene i docenti di filosofia a farne oggetto di corsi al Liceo e all’Università). Un volume che presuppone, inoltre, tutta una serie di passaggi cronologici (legati, per quanto oggi ci riguarda, soprattutto all’edizione italiana degli scritti di Nietzsche) e, soprattutto, un ritorno critico sulle prime e sulle più recenti recezioni del filosofo tedesco in ambienti non soltanto specialistici, ma anche, per così dire, quotidiani.

 1. Un materiale “incandescente”

La storia della filosofia del Novecento, nel particolare versante del suo interesse verso il Filosofo tedesco Nietzsche - che inaugura l’ultimo secolo del millennio -, si trovava di fronte a un materiale così incandescente e scarsamente univoco, per cui, secondo le varie angolazioni adottate da editori e commentatori, fu possibile fare, di Friedrich Nietzsche, ora il precursore del nazismo, ora il ribelle aristocratico, propugnatore di un pensiero reazionario, ora l’«amico della solitudine» che annunciava una democrazia a venire, ora il radicale e anti-dialettico pensatore genealogico dello scontro di forze e della destituzione del Soggetto, ora il filosofo della morte di dio, paladino del più intransigente ateismo, come pure 

il più autentico seguace di un cristianesimo, che si condenserebbe nel carattere affermativo di un amore senza condizione.

Già nella prima metà del Novecento, nel riconsiderare la questione del nichilismo europeo in uno stadio cruciale del suo sviluppo, si trovavano due idee di volontà, entro i cui rispettivi ambiti si sarebbe generato, seppure su piani differenti, l’errare originario che caratterizza la cultura occidentale: per Nietzsche, a motivo del “pervertimento” della volontà di potenza; per Michelstaedter, per aver edificato idoli rassicuranti che corrispondevano ad una strutturale deficienza ontologica.

Da parte sua, a fine Novecento, Gianni Vattimo ci consegnava una «Avvertenza», che voleva essere una fondamentale lezione di ermeneutica, di cui qualunque interprete dovrebbe probabilmente ancora far tesoro: «L’interpretazione dell’opera di un filosofo, e tanto più di un filosofo come Nietzsche – lui stesso così “atmosferico” e così poco incline a scrivere l’opera “definitiva” – è sempre intensamente legata al complesso delle vicende teoriche dell’interprete e, più in generale, del tempo».

E a sua volta, secondo Mario Perniola, la filosofia di Nietzsche costituirebbe il proprium della cosiddetta post-modernità: l’enigmaticità del presente, una volta venute meno le idealità entro cui si raccoglieva, non consiste soltanto in questa rottura che, essendo transito, non è, paradossalmente, una rottura; l’enigmaticità del presente è quella di un’esperienza stessa in cui il soggettivo, come la modernità lo ha pensato, viene meno, dando luogo ad un eccesso, che è tale anzitutto nei confronti della logica dell’identità...


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