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domenica 23 marzo 2025

Perdonare e essere perdonati: un'analisi biblica e psicologica

La Quaresima è un tempo di riflessione profonda per i cristiani. In questo periodo, la Chiesa invita i fedeli a ripensare alle loro promesse battesimali e a intraprendere un percorso di purificazione interiore. Il perdono è un elemento centrale di questo cammino di rinnovamento spirituale. Ma cosa significa davvero il perdono? Come si concretizza nelle relazioni umane? E cosa ci insegna il Vangelo su questo tema?

In questo articolo, senza pretesa di esaustività, esploreremo il tema del perdono a partire dai Vangeli, eludendo una trattazione prettamente e tecnicamente esegetica. Oggi, spesso si tende a minimizzare la realtà, soprattutto nelle relazioni interpersonali. Questo atteggiamento ha conseguenze significative sulla vera essenza delle cose. Si assiste a una sorta di "coseficazione" delle relazioni, come teorizzato dal sociologo Zygmunt Bauman, che sembrano ormai dominate dalla logica del mercato, incentrata sull'utile e sul profitto. Perdonare o chiedere perdono è diventato un meccanismo quasi banale, spesso svuotato del suo significato autentico.

Gesù, in diverse occasioni, ha insegnato la necessità di perdonare senza limiti. Ogni persona è chiamata a riconoscere la propria fragilità e a rimettersi alla misericordia di Dio. Le parabole nei Vangeli rappresentano il metodo privilegiato attraverso cui Gesù trasmette il suo insegnamento, con due obiettivi specifici:

      a) rivelare la natura del Dio della Bibbia e il suo progetto di salvezza per l'umanità;

     b) definire l'essere umano e il suo ruolo all'interno di questo progetto, per poter sperimentare la sua ricchezza e i suoi benefici.

Il Vangelo propone un obiettivo finale: aiutare a vivere la propria esistenza all'interno di un orizzonte di senso possibile e pienamente realizzabile.

Comprendere il perdono, secondo la Bibbia, richiede di considerare due aspetti fondamentali: colui che offende e colui che subisce l'offesa. Chi arreca un'offesa o un torto all'altro, in un certo senso, "manca il bersaglio" omettendo un bene possibile e scegliendo deliberatamente o involontariamente il male. Per ottenere il perdono dalla vittima, chi ha commesso l'offesa deve compiere un atto di "revisione". Ciò significa che chi sbaglia deve riconoscere il male causato, pentirsi pienamente e seriamente, impegnandosi concretamente a porre rimedio all'errore commesso. È necessario dimostrare segni autentici di vero pentimento per evitare, per quanto possibile, di ripetere lo stesso errore con la stessa persona. Solo in questo contesto il perdono non viene strumentalizzato, banalizzato o svuotato del suo significato autentico.

In cosa consiste concretamente il perdono? Il perdono indica la capacità di chi ha ricevuto un'offesa o un torto di "cancellare", "estirpare" questa macchia dalla relazione in oggetto e suggerisce una piena e totale "riabilitazione" verso chi si è reso protagonista di questa mancanza o negligenza.

Nelle dinamiche relazionali, è fondamentale promuovere una capacità di

"dialogo" a tutto tondo! Solo all'interno di un "dialogo" basato sul rispetto, la chiarezza e la verità si può comprendere la logica del perdono. Il perdono investe, infatti, tutti gli ambiti della dimensione relazionale umana: famiglia, sentimenti, lavoro, sport, amicizie. Esso tuttavia costituisce un punto di partenza più che un traguardo. Quando si sviluppa la capacità di "perdonare" si è stati in grado di crescere dal punto di vista emotivo, migliorando la propria capacità di empatia. Perdonare implica, in una qualsivoglia relazione, la possibilità di "ricominciare" dimenticando il torto e la mancanza ricevuta. Il perdono comporta anche l'avvio di un processo di ricostruzione della fiducia perduta verso chi si è reso manchevole nei propri confronti. Bisogna allenarsi e predisporsi al perdono. Se manca questa "predisposizione", tutto diventa più complicato.  Il perdono è un processo complesso che coinvolge diversi fattori psicologici e sociali. Chi riconosce di aver causato dolore e delusione all'altro, spesso si sente in colpa e desidera rimediare. Questo può portare a un atteggiamento remissivo e a un senso di inquietudine. Al contrario, chi ha difficoltà a riconoscere i propri errori può diventare superbo, orgoglioso e rigido.

Anche chi riceve un torto può trovarsi in difficoltà quando si tratta di perdonare. La paura di essere nuovamente ferito o di essere vittima di un male peggiore può impedire di concedere il perdono.

Questi aspetti emotivi richiedono tempo per "maturare" prima che la persona offesa si senta pronta a perdonare. Il contesto sociale può influenzare il processo di perdono, come si può notare nel caso di Zaccheo. Alla luce della fede risulta emblematica anche la preghiera che Gesù insegna “Padre Nostro” all’interno della quale si possono individuare elementi fondamentali circa le dinamiche del perdono:

“Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:

Padre, sia santificato il tuo nome,

venga il tuo regno;

dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,

 e perdonaci i nostri peccati,

perché anche noi perdoniamo ad ogni nostro debitore”. (Cf. Lc 11,2-4).

In una visione credente della vita il perdono non si può mai negare poiché nella misura in cui ci si riconosce dinanzi a Dio fragili e bisognosi di cura, salvezza nella stessa misura si deve tendere ad essere più docili e mansueti verso gli altri. Il Vangelo educa all’umiltà e alla compassione.

Nel Vangelo sono numerosi gli episodi che illustrano queste dinamiche in modo evidente. L’episodio della “donna adultera” riportato dal IV Vangelo (cf. Gv 8,3-11) ne costituisce un esempio lampante. L’evangelista San Luca si mostra essere particolarmente sensibile a questa tematica e all’interno del racconto del suo Vangelo in numerose occasioni è possibile rilevare le dinamiche del perdono. Emblematica è la parabola del Padre Misericordioso (cf. Lc 15,11-32):

Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te;  non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. Partì e si incamminò verso suo padre”.

Il figlio giovane aveva deliberatamente deciso di lasciare la casa paterna per poter affrontare e vivere l’avventura della vita in maniera totalmente indipendente dalla figura del Padre. Ben presto però le vicissitudini della vita lo inducono a fare i conti con il disagio e le intemperie che, talvolta, si abbattono impetuose sulla strada dell’esistenza. Ed è così che il “giovane inesperto” matura la consapevolezza di aver commesso nei confronti del Padre una mancanza: non ha dimostrato gratitudine, non ha valorizzato in maniera adeguata tutto quello di cui disponeva presso la casa paterna. Si è lasciato lusingare dal fascino della libertà che se non è ben compresa riduce sempre ad una forma di schiavitù. Dopo aver “compreso” di aver commesso un errore, si mette in “cammino”. Questo dettaglio rivela il dinamismo del pentimento che è sempre un percorso di introspezione e autoconsapevolezza. Tutto ciò è necessario per poter poi godere dei frutti stessi del perdono. Dopo aver capito l’errore, il giovane si “pente” e torna dal Padre che finalmente lo abbraccia e gli restituisce la “dignità perduta” di essere Figlio. Allo stesso modo, si può riscontrare tale dinamica nel racconto relativo a Zaccheo (cf. Lc 19,1-10):

“Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch'egli è figlio di Abramo;  il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto»”.

Zaccheo desiderava ardentemente incontrare Gesù. Aveva sentito parlare di lui e nutriva il desiderio di vederlo, anche da lontano. Probabilmente, questo desiderio nasceva dalla sua situazione difficile. Zaccheo, come esattore delle tasse, era spesso visto come disonesto e aveva guadagnato l'inimicizia dei suoi concittadini. Era denigrato, escluso e isolato.

Questa situazione lo aveva portato a riflettere. Forse, il suo comportamento disonesto gli aveva procurato qualche beneficio economico, ma a quale prezzo? Era detestato e questo lo rendeva infelice.

Zaccheo riconosce il suo errore e incontra l'amore infinito di Dio che gli offre il perdono e gli restituisce la dignità di figlio di Abramo. Vi è il caso del ladro sulla Croce:

“Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!». Ma l'altro lo rimproverava: «Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male». E aggiunse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso»”. (Cf. Lc 23,39-43).

Anche in questo celebre episodio, possiamo facilmente cogliere il senso del perdono come insegnato dalla Bibbia. Luca, con grande maestria, ci presenta un estratto degli ultimi momenti della vita terrena di Gesù. Il Signore, ormai prossimo alla morte, è appeso alla croce sul Golgota, tra due malfattori. Uno dei due rimprovera Gesù e “pretende” aiuto, mentre l'altro, invece, comprende di meritare la sorte che lo attende, riconoscendo di non aver vissuto in modo degno e appropriato la sua esistenza. Riconosce la propria inadeguatezza e riceve la promessa del Paradiso in maniera quasi istantanea. Il perdono di Dio è liberante e salvante. L'essere umano è invitato a riflettere e a sviluppare la consapevolezza della propria dimensione creaturale. Come recita un saggio proverbio popolare: sbagliare è umano! Perseverare nell'errore è, invece, diabolico. In questo tempo privilegiato, quale è la Quaresima, tempo di riscoperta e di rinnovamento della fede, si può valorizzare il sacramento della riconciliazione che facilita la comprensione e la piena acquisizione delle dinamiche del perdono. La Bibbia ci insegna l'importanza del perdono nelle relazioni interpersonali. Ma come comportarsi di fronte a un torto o un'offesa?

Ignorare la situazione, chiudersi in sé stessi e serbare rancore non è la soluzione migliore. Questo atteggiamento logora l'interiorità e non porta a nulla di buono.

Reagire con un torto peggiore o con la vendetta? Questo alimenterebbe un circolo di violenza che non fa altro che peggiorare le cose. Il mondo è già pieno di guerre e conflitti!

Perdonare a prescindere, anche se l'altra persona non si è pentita? Questa scelta potrebbe portare a una deriva della relazione.

La soluzione più saggia è il chiarimento. Abbiamo il diritto, e il dovere cristiano, di cercare un confronto aperto in ogni tipo di relazione. Questo favorisce il perdono e la riconciliazione. Il perdono non si limita alle relazioni interpersonali, ma ha un profondo valore introspettivo. Ognuno di noi, oltre a imparare a perdonare gli altri e a chiedere perdono, deve imparare a perdonare se stesso. La vita ci mette spesso di fronte a scelte difficili, e il rischio di essere divorati dai rimorsi è sempre in agguato. Il senso di colpa è un nemico subdolo e potente. Il Vangelo ci insegna il perdono in senso ampio, e la Bibbia ci guida nell'apprendimento e nella pratica del perdono integrale: con noi stessi, chiedendolo a Dio, e con gli altri. Acquisire e sviluppare la capacità di perdonare significa aprirsi alla gioia della vita. Chi chiede ed ottiene il perdono, chi perdona qualcuno che sinceramente si pente, tutti coloro coinvolti nel processo del perdono fanno sempre e comunque un’esperienza di gioia e gratificazione immensa. Come insegna Gesù nel Vangelo:

“Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione”. (Cf. Lc 15,7). E ancora afferma Luca nel libro degli Atti degli Apostoli:

In tutte le maniere vi ho dimostrato che lavorando così si devono soccorrere i deboli, ricordandoci delle parole del Signore Gesù, che disse: Vi è più gioia nel dare che nel ricevere!» (cf. At 20,35).

Giuseppe Lubrino (IdR) 



 

 

 

 

 

 

 

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