Il divino linguaggio: arte e fede secondo Giustiniani. Suoni, luci e parole
Martyrion: era detto il santo luogo segnato dalla morte di un martire. Ai tempi delle persecuzioni cruente, sui martyria cristiani si elevavano cappelle, altari. Oggi un vero e proprio Martyrion di suoni-luci-colori è la grande tela del maestro Bruno Giustiniani, dove luci, ombre e colori narrano, fondendo, ieri e oggi, nel sangue versato dai giovanetti di Chios. Il 14 aprile 1566, con una flotta imponente di ottanta galee, Kapudanpascià Pialì (o “Paoli”, come da altre fonti) arriva al porto di Chios con un sottile tradimento. chiedendo l’approdo come amici, ma, appena approdati, richiamarono il capo della Maona, il podestà Vincenzo Giustiniani, il vescovo Timoteo Giustiniani e i 12 governatori e li fecero imprigionare. Ciò non impedì che l’isola subisse un violento saccheggio: le Chiese furono tutte distrutte o convertite in Moschee.
Vincenzo Giustiniani con gli altri 12 governatori e gli altri Giustiniani più in vista furono portati a Costantinopoli. Presso l'Archivio di Stato di Genova un documento, diretto al cardinale Gian Battista Cicala (o Cigala), comunica che dall'isola di Chios, dopo la presa Ottomana del 1566, sono stati rapiti 200 ("bei") giovinetti e portati a Costantinopoli. In questi duecento, anche i "martiri Giustiniani": ventuno giovinetti tra i 12 e i 16 anni separati dai genitori, costretti ad abiurare la fede cattolica e ad arruolarsi nel corpo dei giannizzeri. In 18 furono uccisi dopo atroci torture, il 6 settembre 1566.
Papa Pio V li avrà apprezzati, lui che non voleva essere che capo spirituale della Cristianità e perciò gli era estraneo perfino il pensiero di muover guerra contro chiunque sia. E tuttavia, toccò proprio a lui il compito di preparare la più grande battaglia navale che sia mai stata combattuta con navi a remi e, dopo lunghe trattative, si riuscì ad unire in una lega la S. Sede, la Spagna e la Repubblica veneziana. Sotto il comando di don Giovanni d'Austria, fratellastro di Filippo II, la flotta dei cristiani, dopo una eroica lotta, riuscirà a sconfiggere i Turchi a Lepanto e riportare una clamorosa vittoria il 7 ottobre 1571.
Il
colore rosso del sangue dei giovanetti Giustiniani
Nel 1347 la Repubblica di Genova aveva affidato a una società di mercanti, una cosiddetta maona, l’amministrazione e lo sfruttamento commerciale dell’isola di Chios (Chio o Scio) nel mar Egeo, riconquistata l’anno prima. I soci della maona nel 1362 costituirono l’Albergo dei Giustiniani. I soci aggiungevano il cognome dei Giustiniani al proprio: Giustiniani Recanelli, Giustiniani di Negro, Giustiniani Banca, Giustiniani Longhi, Giustiniani Ughetti, ecc. I matrimoni avvenivano tra famiglie Giustiniani: i soci rafforzavano, così, la coesione economica e politica interna. Nel 1363 l’imperatore bizantino concesse alla maona dei Giustiniani la signoria politica dell’isola. La maona lucrava cospicui profitti con l’estrazione del mastice e il commercio dell’allume. Nel Museo Bizantino di Chios una collezione di arte bizantina e post-bizantina, tra cui icone, affreschi e manoscritti, ricorda questi e altri eventi, oltre a più di 10.000 libri e manoscritti, nonché seminari e conferenze sull’arte, la storia e la cultura bizantina… insomma un Cenacolo letterario, come qui a Salerno.
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