La compassione al di sopra della legge: l'insegnamento di Gesù.
Un'analisi del brano di Marco 2,23-28 e le sue implicazioni per la nostra vita
La diatriba è un
genere letterario antico, che
affonda le sue radici nella filosofia greca e ha influenzato anche la redazione
dei Vangeli. Gesù ha utilizzato questo strumento pedagogico per trasmettere i
suoi insegnamenti, che perseguono due finalità specifiche:
- Delineare
chi è Dio e cosa ha realizzato per l’umanità.
- Spiegare
chi è l’uomo e come può salvarsi e raggiungere una piena felicità.
Le finalità
degli insegnamenti di Gesù possono essere comprese attraverso le discussioni e
i dibattiti che intratteneva con le istituzioni
politiche e religiose del suo tempo, in particolare con i farisei. Questi ultimi, custodi della
tradizione ebraica, rappresentavano l’autorità religiosa più alta a
Gerusalemme. Tuttavia, spesso interrogavano Gesù con l’intento di confutare il
suo insegnamento o di coglierlo impreparato riguardo alle prescrizioni della Torah.
Gesù, da parte sua, non
limitava la sua azione didattica a rigide regole e formalità. Al contrario,
educava al buon senso, mettendo al
primo posto le esigenze dell'essere umano. Un perfetto esempio di questo
approccio si trova nel Vangelo secondo Marco (cc. 2,23-28), che tratta
dell’istituzione dello shabbat
ebraico (cf. Gen 2,2-3; Es 20,8-11).
Immagina la scena: Gesù e i suoi discepoli passeggiano tra
le spighe di grano. La fame si fa sentire, e i discepoli, guidati dalla
necessità, raccolgono e mangiano le spighe. Ma ecco che i farisei, con le loro
critiche, si fanno sentire.
In questo momento cruciale, Gesù, come é sua consuetudine,
ribalta le aspettative, sottolineando il valore intrinseco della persona umana
come vertice e coronamento dell'opera creativa di Dio. Con una frase potente,
afferma che il sabato è stato istituito per l'uomo e non viceversa,
evidenziando così la priorità della vita e dell'amore sulla mera osservanza
delle regole. In altre parole, Gesù privilegia la verità della sostanza
rispetto al vuoto della forma. È fondamentale chiarire, tuttavia, che con
questo insegnamento il Signore non intende in alcun modo sovvertire l’ordine
costituito né abolire ogni tipo di buona e sana formalità. Al contrario, Gesù
desidera rivelare che il Dio della Bibbia non si sofferma sulle esteriorità, ma
si concentra profondamente sull'interiorità del cuore.
Egli esorta a coltivare uno stile di vita dinamico e attivo,
invitando i suoi interlocutori - di ogni tempo - a non rimanere intrappolati in
un approccio alla vita rigido e formale. La sua chiamata è un invito a vivere
con autenticità e passione, abbracciando la bellezza di un rapporto autentico
con Dio e con sé stessi. La comunità di coloro che intendono incarnare nella
propria vita gli insegnamenti di Gesù deve tener conto della distinzione tra
Legge e Spirito. La legge, infatti, concepita e adoperata come uno strumento di
controllo e di potere diventa paralizzante per l’essere umano e tende a
confinare l’esistenza entro confini geografici e culturali ristretti e
circoscritti.
A tal proposito, risulta celebre l'invito che Gesù rivolge ai
discepoli durante una delle sue affascinanti uscite in barca lungo il lago di
Galilea: “Duc in Altum” - prendete il
largo! (Cf. Loc 5,4). Questo monito non è solo un semplice invito, ma un
richiamo profondo a chi desidera abbracciare l'insegnamento del Maestro:
- Osa nella vita: spingiti
oltre i tuoi limiti!
- Amplia i tuoi orizzonti di
senso.
- Rendi la tua esistenza più
“larga”, meno stretta, non rigida ma vivace.
In questo modo, si può scoprire che la vera avventura della
vita si trova nel coraggio di navigare verso l’ignoto. È importante abbracciare
le opportunità che attendono ogni essere umano, affinché possa coglierle e, a
seconda delle proprie capacità, portare i frutti delle proprie esperienze. Gesù
insegna che i bisogni primari dell'uomo, come mangiare, bere e coprirsi, sono
fondamentali e devono essere soddisfatti. È essenziale riconoscere che ogni
persona ha il diritto di ricevere ciò che è necessario per la propria
sussistenza e per quella dei propri cari. Questo principio sottolinea
l'importanza di prendersi cura non solo di sé stessi, ma anche della propria
famiglia e comunità.
Soddisfare questi bisogni consente ai discepoli di onorare il
Maestro e di santificare il giorno sacro dedicato al culto di Dio. La ricerca
di una vita equilibrata, in cui si soddisfano le necessità materiali, non deve
essere vista come un ricatto nei confronti del divino, ma piuttosto come
un'opportunità per vivere in modo autentico e dedicarsi completamente a Dio.
Solo così ogni discepolo può rendere culto in modo genuino e significativo,
integrando le proprie esigenze quotidiane con la propria spiritualità.
Giuseppe Lubrino (IdR)
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