giovedì 21 marzo 2024

IA, un punto di vista teologico sui tecnosapiens

..La storia ci ha insegnato che tutte le rivoluzioni, partite con intenti libertari sono approdate a dittature o a forme di dittature mascherate. Nella rivoluzione libertaria siamo liberi di scegliere ciò che vogliamo, ma ciò che ci è offerto è stato profilato in precedenza a partire dai nostri comportamenti, gusti e sentimenti. Siamo sempre tracciati e controllati e viviamo in una inedita forma di privatismo libertario che è anche un collettivismo sistemico, garantito dalla certezza algoritmica e dalla redditività capitalistica. Siamo alla dittatura del capitalismo digitale il cui marchio di fabbrica è il ciberliberismo e allora, le vere domande sono altre. Possiamo consentire che multinazionali dell'intelligenza tecnologica, mediante le loro piattaforme digitali e i loro algoritmi criptati, assumano posizioni dominanti senza rispondere dei loro abusi? Possiamo permettere che partiti politici costruiscano il loro consenso su piattaforme telematiche detenute da società private che con consultazioni on line non sottoposte a controlli di terzi si autolegittimano in nome di un'incerta e non verificata espressione del consenso, della base sociale per decidere in materia di economia, politica, sanità, cultura? La storia dell'uomo sapiens che si accinge a diventare tecnosapiens, è di fronte ad una nuova sfida, smascherare la tecnolatria e la tecnocrazina come una moderna eresia millenaristica. Contro chi, preconizza la fine dei sapiens, sostituiti e dominati dai tecnosapiens mi permetto di auspicare nel prossimo futuro una co-evoluzione tra le due specie, che dovranno trovare un giusto equilibrio per coesistere...

Ho qui riproposto due passaggi nodali del libro di Nicola Di Bianco a sottolineare un fatto molto importante su cui ho interrogato l'autore e che potrete ascoltare integralmente nel podcast ed in video e cioè, la vera questione non è paura, timore od apertura; la vera questione da porre circa l'intelligenza artificale è chi sono i proprietari dei dati? Lo sappiamo, le intelligenze artificiali, soprattutto quelle generative, quelle che auto apprendono e poi a loro volta danno soluzioni, hanno bisogno di dati ed a tal fine computizzano i metadati. Chi sono quindi i proprietari? Questo è il vero problema. 

Timori? Nessuno, sia dal punto di vista dell'autore, sia nostro personale.

Auspici? Tanti, perché sicuramente un prodotto umano di tale portata ci darà nel tempo sorprese positive. Quindi né paure e neanche entusiasmi, però vogliamo capire se stiamo davanti ad una nuova questione economica come fu già quella posta da Marx. A ben vedere, così come per l'economia globale, anche per i dati sono poche le famiglie proprietarie ed è qui il vero rischio, non nell'artificio. 

Esistono differenze qualitative od essenziali tra l'intelligenza artificiale e l'intelligenza umana? Potranno le macchine sostituire interamente l'essere umano? Ed anche se fosse tecnologicamente possibile, sarebbe auspicabile una simile eventualità? Ed ancora, sul piano della riflessione critica, è auspicabile che si realizzino macchine che in qualsiasi ambito di pensiero ed azione siano dotate della facoltà di emulare l'uomo? Non sono più infatti, apparati meramente di esecuzione, queste della intelligenza artificiale sono macchine auto apprendenti, capaci di restituire soluzioni meglio degli interlocutori umani. Le risposte a questi ed ad altri interrogativi vi verranno da Nicola Di Bianco nel nostro video e nel podcast e più esaurientemente illustrate le leggerete nel libro "intelligenza artificiale, un punto di vista teologico", la valle del tempo edizioni.




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