aggiornamenti in evidenza

Ho avuto l'onore di essere stato nominato dal prof. Aldo Meccariello, vice Presidente del Centro per la filosofia italiana .      Accademia Vivarium novum, Frascati 17 ott. 2025, presiederò la sessione pomeridiana del convegno internazionale: Giovanni Gentile, a 150 anni dalla nascita.      Il Presidente del Centro per la Filosofia italiana, prof. Aldo Meccariello, mi ha delegato in collaborazione col prof. Clemente, all'organizzazione del Festival di filosofia, dal 21 al 25 ottobre 2025, presso il polo universitario Jonico della città di Taranto, con tema "Oikjos. Dalla casa comune all'ecologia integrale". Aderiscono all’iniziativa la prof.ssa Franca Meola e la prof.ssa Mena Minafra dell'Università Luigi Vanvitelli di Caserta.      Cristo On Air, i players personalizzati di Scenarifuturi, alle maggiori emittenti radio di area. Un altro servizio multimediale viene ad arricchire l'offerta. Potrai ascoltare nel mentre scorri le pagine del Blog.

domenica 30 novembre 2025

Le spine del Rosa, Daniela Marra: la vita romanzata di Salvator Rosa

Le spine del Rosa di Daniela Marra è un romanzo storico che sorprende per la sua doppia anima: quella della ricerca rigorosa e quella dell’invenzione letteraria. Attraverso una scrittura calda, vivace, stratificata – ora narrativa, ora epistolare – l’autrice restituisce un Salvator Rosa credibile e insieme visionario, immerso nel magma incandescente della Napoli seicentesca.

È una città tesa, sovrappopolata, agitata da rivolte, complotti, superstizioni; una Napoli «spagnola» che lo storico Giuseppe Galasso definì paradossalmente incubatrice di modernità, proprio grazie al suo inserimento nel sistema dei regni iberici. Marra la dipinge come un teatro sovraccarico: plebei miseri accanto a nobiltà litigiose, botteghe e bassifondi, streghe e munacielli, fermenti politici che preannunciano l’incendio masanielliano del 1647.

Su questo palcoscenico, l’eruzione del Vesuvio del 1631 irrompe come un’Apocalisse. L’autrice descrive con precisione scientifica i fenomeni eruttivi – lo sbriciolarsi del cono, l’innalzarsi della colonna di cenere, i flussi piroclastici – e insieme lascia che la voce di Rosa interroghi, con dolore, il senso dell’arte davanti al disastro: «L’arte non salva. È un fuoco che divora». Il vulcano – Isso, nella lingua popolare – si placa solo davanti al prodigio del sangue di San Gennaro, intrecciando storia e credenza, scienza e rito.

Ma sono soprattutto le pagine sulla peste del 1656, narrate con una sensibilità quasi manzoniana, a segnare il cuore del libro. Napoli si svuota, i quartieri diventano fantasmi; la morte falcia amici, parenti, compagni di bottega. Rosa ne sente tutto il peso: «La peste li portò via condannando me a vivere nel dolore». È una riflessione che oggi appare inquietantemente attuale: le epidemie spogliano le città, ma spogliano anche le coscienze, lasciando intatta – o forse più acuta – la domanda sul senso del male.

Marra orchestra tutto questo con un senso del tempo narrativo che tiene insieme cronaca e mito, spiritualità e quotidiano, politica e incanto. Le spine del Rosa è così: un romanzo che punge, incide, fa sanguinare la memoria; e restituisce, in filigrana, la vitalità contraddittoria del Seicento napoletano, un’epoca in cui – come direbbe Salvator – «tutto ciò che è stato non sarà più», eppure continua a parlarci.

sabato 29 novembre 2025

Pietro Baialardo, il medico che divenne leggenda

Pietro Baialardo: tra storia, leggenda e immaginazione medievale

L’incontro di Salerno dedicato a Pietro Baialardo — figura al crocevia tra medicina, alchimia e mito — mi ha dato l’occasione per tornare su un tema che accompagna da sempre la storia della conoscenza: il confine mobile tra scienza e immaginario, tra ricerca razionale e pulsione simbolica.

La tradizione salernitana ha consegnato di Baialardo un’immagine ambigua e affascinante: medico, astrologo, conoscitore della lingua araba, ma soprattutto protagonista di racconti popolari che lo vogliono mago, negromante, precursore di quel Faust goethiano che, molti secoli dopo, avrebbe incarnato l’eterno desiderio umano di varcare i limiti.
Il “libro proibito”, il patto col demonio, il dramma dei nipoti morti per aver sfogliato pagine interdette, il porto costruito dai demoni fino al canto del gallo, il celebre Crocifisso che avrebbe chinato il capo in segno di perdono: tutto compone un mosaico di leggende che, pur prive di fondamento storico, rivelano l’immaginario con cui il Medioevo elaborava la tensione tra sapere e rischio, tra curiosità e colpa.

Al di là del meraviglioso, la figura di Baialardo si colloca in una stagione in cui medicina, alchimia e filosofia condividevano un terreno comune: la ricerca di una conoscenza capace di riprodurre — o almeno comprendere — le dinamiche della natura e dell’azione divina.
Non sorprende che maestri come Alberto Magno, Tommaso d’Aquino, Paracelso o il calabrese-veneto Paolo Antonio Foscarini si siano confrontati, con misura diversa, con linguaggi simbolici, con la “magia naturale”, con il lessico alchemico che chiamava “medicina” la materia operativa della pietra filosofale.

L’alchimia, spesso ridotta alla caricatura della trasmutazione dei metalli, ha rappresentato nell’Occidente medievale e rinascimentale una forma di pensiero complessa: desiderio di conoscenza, imitazione della natura, tensione a superare i propri limiti — ma anche rischio di smarrimento, di hybris, di illusione.
E forse è proprio per questo che la leggenda di Baialardo, più che un racconto meraviglioso, continua a parlare alla nostra epoca: perché ricorda che ogni sapere autentico nasce da una dialettica permanente tra luce e ombra, tra ragione e tentazione, tra ricerca e responsabilità.

domenica 23 novembre 2025

Spettro e Mia, conversazioni canine Premiere

 

 
Mentre stiamo ultimando il montaggio dell’intera premiere dedicata al nuovo libro di Gabriella De Falco, vi offro due brevi ma densissime anticipazioni raccolte durante il nostro appuntamento di Books & Museum a Santa Maria la Nova. La prof.ssa Maria Antonietta La Torre sottolinea la sorprendente delicatezza con cui l’autrice riesce a restituire il mondo interiore dei due cani protagonisti: non una proiezione umana, ma un autentico viaggio nei loro sensi, nel loro modo di percepire vita, relazioni, emozioni. Un invito – oggi più che mai urgente – a dislocarci dal nostro sguardo antropocentrico. Il prof. Raffaele De Sinno, invece, mette in luce la ricchezza simbolica e quasi profetica del testo: una narrazione rapida, scorrevole, che però a una seconda lettura rivela intuizioni di valore etico, antropologico e persino spirituale. Un piccolo libro che apre, insomma, grandi domande. 👉 La presentazione completa sarà pubblicata a breve. Continuate a seguire Scenari Futuri per non perdere la versione integrale.

sabato 22 novembre 2025

Leggilibri, la TGR in viaggio con gli Aramei erranti

 

 
Ci sono viaggi che non servono a cambiare luogo, ma a cambiare sguardo. Nella bella recensione della TGR Campania alla nostra opera Aramei erranti (La Valle del Tempo), io e Gaetano Di Palma ritroviamo proprio questo: l’idea che l’erranza non sia fuga, ma fedeltà a una chiamata interiore. Gli Aramei della Bibbia – popolo nomade, inquieto, sempre in cammino – diventano così lo specchio della condizione umana: ciascuno di noi cerca una terra promessa che spesso coincide con il bisogno più profondo di senso, identità e fede. Il servizio della rubrica “Leggilibri” coglie il nucleo del libro con grande sensibilità: l’erranza come atto di conoscenza, come cammino che costruisce l’uomo passo dopo passo, interrogando il destino, la memoria e la propria casa interiore. Un libro che parla di radici mobili, di partenze necessarie e di ritorni che cambiano il cuore. Un libriccino sul viaggio… ma non sui chilometri: sul significato di essere umani

mercoledì 19 novembre 2025

Il mondo segreto di Spettro e Mia. Conversazioni canine in un tramonto di fine estate

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Le conversazioni canine di Spettro e Mia

Il mondo segreto di Spettro e Mia: quando la letteratura incontra il diritto e la filosofia

Domenica 23 novembre 2025, alle ore 11:30, presso il Complesso Monumentale di Santa Maria la Nova di Napoli diretto dal prof. Giuseppe Reale, avrò l'onore di intervenire alla presentazione del libro di Gabriella De Falco, Il mondo segreto di Spettro e Mia. Conversazioni canine in un tramonto di fine estate (Bookabook 2025), nell'ambito della prestigiosa rassegna Books & Museum

1. La tutela costituzionale degli animali non umani

L'opera della De Falco giunge in un momento particolarmente significativo per il nostro ordinamento giuridico. La Legge costituzionale n. 1/2022 ha infatti introdotto nella nostra Carta costituzionale, all'art. 9, la tutela esplicita degli animali, colmando una lacuna che distingueva l'Italia da altri ordinamenti europei. Non si tratta di una mera proclamazione di principio, bensì di una riserva di legge assoluta che demanda al legislatore ordinario il compito di stabilire "i modi e le forme" di tale tutela.

Il libro della De Falco, attraverso le voci dei due protagonisti canini - Spettro, il saggio cane riflessivo, e Mia, la vivace Yorkshire - ci invita ad ascoltare quella "voce nascosta" che attende di essere percepita. Come scrive l'Autrice nei suoi Ringraziamenti finali, ella auspica che ogni lettore possa "provare ad ascoltare quella voce nascosta da qualche parte, che viene fuori ogni volta che per caso ci troviamo a fare qualcosa che realmente ci appassiona".

2. Oltre il gioco: una narrazione etica

Le conversazioni canine narrate dalla De Falco non costituiscono un semplice esercizio letterario ludico. I due protagonisti incarnano temperamenti distinti e raccontano le traversie di altri membri della specie canina, dal dramma dell'abbandono all'internamento nei rifugi.

Particolarmente toccante è la riflessione di Spettro sull'amore incondizionato: "La verità è che noi amiamo i nostri amo e loro amano noi e ci trattano con amore. Ma c'è anche un'altra verità: che se anche loro non ci amassero, come succede purtroppo nelle vite di tanti animali, noi li ameremmo ugualmente, in un modo così incondizionato, che non saremmo mai capaci di far loro del male".

Emerge una filosofia della non-violenza che attraversa l'intera opera. Quando Spettro riflette sulle ingiustizie subite - lo smembramento della famiglia canina, le violenze dei cacciatori - egli rifiuta la logica della vendetta: "Io non ho proprio voglia di combattere. Non mi interessa e non credo che sia questa la strada giusta per risolvere le situazioni che non vanno. Le guerre portano solo altre guerre".

3. Animali come maestri di vita

lunedì 17 novembre 2025

Genitori e figli: tra incomunicabilità e riscoperta educativa

img ispirata all'articolo, generata con AI
Oggi il ruolo dei genitori appare più che mai complesso e sfaccettato. L’istituzione familiare, un tempo considerata la cellula fondamentale della società, ha subito profonde trasformazioni, adattandosi a un contesto sociale in continua evoluzione. Sempre più spesso si assiste alla frustrazione di molti genitori, che faticano a comprendere, interpretare e gestire i comportamenti dei propri figli, immersi in un mondo iperconnesso e frammentato.

Parallelamente, è evidente il senso di smarrimento che affligge molti giovani: tristezza, rabbia e vuoto si leggono sui loro volti. Si sentono incompresi, delusi e traditi dal mondo degli adulti — genitori, insegnanti e figure istituzionali — che dovrebbero rappresentare per loro un punto di riferimento stabile e autorevole. In questo scenario si è venuto a creare un muro di incomunicabilità, una reciproca indisponibilità al dialogo e all’ascolto, che costituisce un ostacolo apparentemente insormontabile.

Il noto psichiatra e sociologo Paolo Crepet ha spesso parlato del fenomeno del figliarcato, evidenziando come uno dei nodi cruciali del nostro tempo risieda nell’incapacità degli adulti di assumere pienamente il proprio ruolo, lasciandosi invece dominare dai figli. «Non vige più il patriarcato, ma il figliarcato: troppo potere decisionale è nelle mani dei giovani», afferma Crepet, sottolineando la necessità che gli adulti si riapproprino della loro funzione educativa.

Secondo Crepet, molti genitori oggi cercano disperatamente l’approvazione dei figli, e questo desiderio — spesso ossessivo — li rende incapaci di esercitare una funzione educativa autentica. Egli denuncia inoltre la tendenza diffusa a considerare l’errore come un tabù, proteggendo eccessivamente i figli dai fallimenti. Eppure, proprio gli errori e le difficoltà rappresentano tappe fondamentali per la crescita e la formazione personale. «Abbiamo sbagliato tutto», dichiara provocatoriamente Crepet, «perché non abbiamo preparato i nostri figli ad affrontare le fatiche della vita».

Crepet insiste sul fatto che i genitori devono avere il coraggio di essere impopolari, saper dire dei no, stabilire regole chiare e promuovere nei figli l’autonomia. Si configura come una voce “fuori dal coro”, avendo spesso criticato il “politicamente corretto” e le convenzioni del pensiero dominante, che a suo avviso esercitano un’influenza negativa sui giovani, deresponsabilizzandoli e privandoli degli strumenti necessari per interpretare e decodificare la realtà.

domenica 16 novembre 2025

Fine vita tra bioetica, biodiritto e dimensione teologica

Il prossimo 21 novembre 2025, alle ore 15:30, sarò relatore al convegno "Fine vita tra bioetica, biodiritto e dimensione teologica", organizzato dall'Unione Giuristi Cattolici Italiani (sezione diocesana di Nola), dall'AMCI - Sezione Diocesana di Nola e dalla Scuola Bruniana - Fondazione Forense di Nola, presso la Sala dei Medaglioni della Curia Vescovile di Nola.

Il tema che affronterò parte da una domanda cruciale: come possiamo ancora dare senso alla morte in un'epoca disincantata, dove morire non è più "transitare altrove" ma semplicemente "cessare di funzionare"? Dove la richiesta di suicidio assistito sta diventando un diritto riconosciuto dalle ASL, sotto la supervisione dei Comitati Etici Territoriali?

I nodi critici della mia relazione

1. Tra sentimento leopardiano e fredda ragione post-moderna

Riprendo il Dialogo di Plotino e Porfirio di Leopardi per mostrare la frattura tra il sentire poetico (che vede nella morte un evento abitato dal divino) e la fredda razionalità contemporanea, che riduce il morire a un fatto clinico: tracciati encefalografici piatti, cessazione delle funzioni cerebrali, procedure amministrative.

In Italia, dal 2019 ad oggi, 15 persone hanno ottenuto l'autorizzazione al suicidio assistito, 10 delle quali vi hanno fatto ricorso. Ma se sono davvero "persuasi" di un loro diritto a morire, perché non restano soli nella decisione? Perché chiedono alla collettività farmaci e assistenza sanitaria? È questa la dignità della morte, o è l'estrema solitudine dell'uomo post-moderno?

2. Le competenze sanitarie e il ruolo delle ASL

Dopo la sentenza Cappato (Corte costituzionale 242/19), chiunque può rivolgersi all'ASL per chiedere di accedere al suicidio assistito, se sussistono le condizioni stabilite:

  • Patologia irreversibile fonte di sofferenze intollerabili
  • Dipendenza da trattamenti di sostegno vitale
  • Capacità di prendere decisioni libere e consapevoli

Le ASL, tramite i Comitati Etici Territoriali (CET), accertano questi requisiti e autorizzano la procedura. Due donne campane, affette da SLA, hanno appena ricevuto l'ok dal Comitato etico Campania 2.

Ma chi controlla i controllori? Un'Unità Operativa Complessa può deliberare senza il Direttore Generale? Il legislatore può ancora intervenire senza violare le sentenze della Consulta? E soprattutto: con l'autonomia differenziata, ogni Regione potrà avere regole diverse sulla morte assistita, frammentando l'unità della Repubblica?

3. Il bivio dei Comitati Etici Territoriali

I CET sono chiamati, come l'Ercole al bivio, a scegliere tra un approccio verticistico-centralistico e l'esigenza di rispondere a problemi regionali e territoriali. Ma chi sono gli esperti di bioetica che vi siedono? Bastano studi filosofici, giuridici o teologici per giudicare della vita e della morte?

La preparazione bioetica in Italia è frammentata: alcune università civili hanno corsi specifici, ma la formazione etico-teologica avviene soprattutto in istituzioni cattoliche, i cui titoli sono soggetti a "dichiarazione di equipollenza" concordataria. Questo non rischia di perpetuare contrapposizioni ideologiche, invece di favorire un dialogo autentico?

giovedì 13 novembre 2025

I ritagli di Giuseppe Panariello


La lunga carriera di Giuseppe Panariello appare segnata da una continua ricerca tecnica e stilistica, che lo porta a creare vari cicli: dalla fine degli anni ’80 – allorché decide, senza un perché apparente, di abbandonare il colore per definire meglio la sua appartenenza allo stile “informale-astratto”, a tutti i successivi tentativi degli anni seguenti per cogliere l’armonia misteriosa della natura e “spezzarne-ritagliarne” con l’anima e con le dita un frammento, porlo come sotto un “fermacarte”, procedendo “senza coloranti artefatti”, perfino evidenziando che il nero è una tremenda sorgente di forma e di potenza”. Esiste un modo di vivere come un dio, che compie il suo lavoro di ritaglio sui materiali e ci consente di affinare le tecniche come dei mezzi per portare alla luce la melodia più equilibrata, armoniosa e completa. Perché non traghettare gli stessi pezzi puri, originari e, perché no, poveri, perché la natura e il fruitore li facciano diventare degli strumenti espressivi e comunicativi?




domenica 9 novembre 2025

Torquato Tasso, il poeta che pensò la crisi dell’uomo moderno

 

 
In questa mia introduzione ai lavori del Convegno di Sorrento dell 7 ed 8 novembre 2025, in occasione del 430° anniversario della morte di Torquato Tasso, patrocinato dal Centro per la Filosofia Italiana, dall’Accademia Vivarium Novum, dalla Università Luigi Vanvitelli della Campania, dipartimento di scienze politiche; dall'Istituto italiano per gli studi filosofici; dell'Accedemia vivarum novum; dell'associazione docenti italiani di filosofia, ha inteso indagare la dimensione filosofica del poeta richiamado l’attenzione su Torquato Tasso non solo come sommo poeta della Gerusalemme liberata, ma come pensatore del limite, interprete inquieto della condizione umana moderna. Tasso, infatti, vive e pensa al confine: tra poesia e filosofia, tra fede e ragione, tra angoscia e speranza. La sua opera è un continuo esercizio di conciliazione impossibile — e proprio in questo fallimento, nel suo tormento lucido, egli parla ancora a noi, uomini del XXI secolo, sospesi tra tecnica e spiritualità, tra l’onnipotenza promessa dall’intelligenza artificiale e la fragilità delle nostre coscienze. Nel mio intervento ho voluto proporre una sorta di “Tasso-renaissance”: un ritorno critico al pensatore che, ben prima di Leopardi, aveva intuito la crisi della ragione e il destino tragico dell’uomo moderno. Nei suoi Dialoghi — dal Dialogo della dignità dell’uomo al Dialogo della Fortuna — Tasso elabora una visione drammatica della conoscenza, dove la parola poetica diventa lo spazio stesso della ricerca filosofica. Egli intuisce che la verità non è possesso ma tensione, non sistema ma cammino. In tempi in cui la tecnologia sembra ergersi a nuova divinità, Tasso ci invita a riscoprire il valore della coscienza, della memoria, del desiderio di infinito. La sua voce non appartiene al passato: è un appello presente, rivolto a una cultura che rischia di perdere l’anima nel silenzio delle macchine pensanti.

sabato 8 novembre 2025

Il Vangelo come risposta educativa alla violenza tra i giovani

La violenza giovanile si manifesta in forme sempre più complesse: fisica, verbale e digitale. Secondo i dati ISTAT del 2025, il 22% degli studenti tra gli 11 e i 17 anni ha subito almeno un episodio di cyberbullismo, mentre il 19,8% è vittima di bullismo tradizionale. Il 33% considera “normale” controllare ossessivamente il cellulare del partner, e l’11% giustifica lo schiaffo in una relazione. Il 15% manifesta sintomi di ansia e depressione, il 12% sfiducia verso la scuola e le istituzioni.

Questi dati impongono una riflessione profonda: dove abbiamo fallito? Le cause sono molteplici, tra cui il contesto familiare fragile, l’uso incontrollato dei social media e la perdita del senso del limite. Il pensiero del filosofo Augusto Del Noce invita a riconciliare autorità e libertà, binomio oggi spesso percepito come antitetico.

La violenza tra pari genera sgomento, solleva interrogativi, alimenta sofferenza e isolamento, e mina il rapporto con l’educazione. Le strategie di contrasto sono numerose, ma poche si rivelano realmente efficaci nel tempo. Si insiste su campagne di sensibilizzazione, sull’educazione al dialogo e al rispetto, e sulla riscoperta di valori fondanti, come quelli della tradizione cristiana.

In un mondo sempre più distante dalla trascendenza e dai valori assoluti, è lecito chiedersi se la proposta cristiana abbia ancora spazio. Il Vangelo può ancora parlare all’umanità? La risposta è sì, se lo si interpreta attraverso una prospettiva ermeneutica esistenziale. Le narrazioni bibliche stimolano la riflessione, favoriscono l’introspezione e promuovono relazioni basate sulla solidarietà e sul rispetto, in contrasto con la violenza e la discriminazione, soprattutto verso le categorie più fragili, come le persone con disabilità.

sabato 1 novembre 2025

Scienza, Fede e ragione, quello che avrei voluto ancora dire a Canale 8

Nel corso della trasmissione Mattina Live su Canale 8, i tempi televisivi non mi hanno consentito di articolare pienamente alcune considerazioni che ritengo essenziali per comprendere il rapporto profondo tra scienza, fede e ragione.
Riprendo qui quel discorso, collocandolo nel contesto storico e concettuale che gli è proprio: la questione della “storicità” di Gesù di Nazaret, figura che la fede cristiana riconosce come il Cristo, va infatti inquadrata entro le coordinate della dinastia giulio-claudia e del mondo romano in cui maturarono gli scritti del Nuovo Testamento.

Tra i documenti che attestano, da una prospettiva non cristiana, la presenza e la diffusione del cristianesimo nascente, assumono rilievo le testimonianze di Plinio il Giovane e di Svetonio: due autori che, sebbene distanti per formazione e intenzioni, registrano nei loro scritti la vitalità di una comunità credente già radicata e riconoscibile, capace di sfidare i poteri religiosi e politici dell’Impero.

La storia dei primi secoli cristiani non è dunque mera cronaca di persecuzioni, ma segno di un progressivo confronto tra la fede e la razionalità dominante, tra la verità del Vangelo e le categorie del pensiero ellenistico.

Corrado Ocone, il non detto della libertà

Il senso vero del Natale: riflessione e pedagogia della fede

SCHOLA CARLO MAGNO PRESENTA: Il senso vero del Natale: riflessione e pedagogia della fede  La nuova pubblicazione dal titolo il senso vero ...