Pietro Baialardo: tra storia, leggenda e immaginazione medievale
L’incontro di Salerno dedicato a Pietro Baialardo — figura al crocevia tra medicina, alchimia e mito — mi ha dato l’occasione per tornare su un tema che accompagna da sempre la storia della conoscenza: il confine mobile tra scienza e immaginario, tra ricerca razionale e pulsione simbolica.
La tradizione salernitana ha consegnato di Baialardo un’immagine ambigua e affascinante: medico, astrologo, conoscitore della lingua araba, ma soprattutto protagonista di racconti popolari che lo vogliono mago, negromante, precursore di quel Faust goethiano che, molti secoli dopo, avrebbe incarnato l’eterno desiderio umano di varcare i limiti.
Il “libro proibito”, il patto col demonio, il dramma dei nipoti morti per aver sfogliato pagine interdette, il porto costruito dai demoni fino al canto del gallo, il celebre Crocifisso che avrebbe chinato il capo in segno di perdono: tutto compone un mosaico di leggende che, pur prive di fondamento storico, rivelano l’immaginario con cui il Medioevo elaborava la tensione tra sapere e rischio, tra curiosità e colpa.
Al di là del meraviglioso, la figura di Baialardo si colloca in una stagione in cui medicina, alchimia e filosofia condividevano un terreno comune: la ricerca di una conoscenza capace di riprodurre — o almeno comprendere — le dinamiche della natura e dell’azione divina.
Non sorprende che maestri come Alberto Magno, Tommaso d’Aquino, Paracelso o il calabrese-veneto Paolo Antonio Foscarini si siano confrontati, con misura diversa, con linguaggi simbolici, con la “magia naturale”, con il lessico alchemico che chiamava “medicina” la materia operativa della pietra filosofale.
L’alchimia, spesso ridotta alla caricatura della trasmutazione dei metalli, ha rappresentato nell’Occidente medievale e rinascimentale una forma di pensiero complessa: desiderio di conoscenza, imitazione della natura, tensione a superare i propri limiti — ma anche rischio di smarrimento, di hybris, di illusione.
E forse è proprio per questo che la leggenda di Baialardo, più che un racconto meraviglioso, continua a parlare alla nostra epoca: perché ricorda che ogni sapere autentico nasce da una dialettica permanente tra luce e ombra, tra ragione e tentazione, tra ricerca e responsabilità.
Il mio intervento raccolto nell'allegato approfondisce questo percorso, intrecciando fonti storiche, tradizioni popolari e il ruolo della Scuola Medica Salernitana nel plasmare l’immaginario culturale del Mezzogiorno medievale.
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