Il tema che affronterò parte da una domanda cruciale: come possiamo ancora dare senso alla morte in un'epoca disincantata, dove morire non è più "transitare altrove" ma semplicemente "cessare di funzionare"? Dove la richiesta di suicidio assistito sta diventando un diritto riconosciuto dalle ASL, sotto la supervisione dei Comitati Etici Territoriali?
I nodi critici della mia relazione
1. Tra sentimento leopardiano e fredda ragione post-moderna
Riprendo il Dialogo di Plotino e Porfirio di Leopardi per mostrare la frattura tra il sentire poetico (che vede nella morte un evento abitato dal divino) e la fredda razionalità contemporanea, che riduce il morire a un fatto clinico: tracciati encefalografici piatti, cessazione delle funzioni cerebrali, procedure amministrative.
In Italia, dal 2019 ad oggi, 15 persone hanno ottenuto l'autorizzazione al suicidio assistito, 10 delle quali vi hanno fatto ricorso. Ma se sono davvero "persuasi" di un loro diritto a morire, perché non restano soli nella decisione? Perché chiedono alla collettività farmaci e assistenza sanitaria? È questa la dignità della morte, o è l'estrema solitudine dell'uomo post-moderno?
2. Le competenze sanitarie e il ruolo delle ASL
Dopo la sentenza Cappato (Corte costituzionale 242/19), chiunque può rivolgersi all'ASL per chiedere di accedere al suicidio assistito, se sussistono le condizioni stabilite:
- Patologia irreversibile fonte di sofferenze intollerabili
- Dipendenza da trattamenti di sostegno vitale
- Capacità di prendere decisioni libere e consapevoli
Le ASL, tramite i Comitati Etici Territoriali (CET), accertano questi requisiti e autorizzano la procedura. Due donne campane, affette da SLA, hanno appena ricevuto l'ok dal Comitato etico Campania 2.
Ma chi controlla i controllori? Un'Unità Operativa Complessa può deliberare senza il Direttore Generale? Il legislatore può ancora intervenire senza violare le sentenze della Consulta? E soprattutto: con l'autonomia differenziata, ogni Regione potrà avere regole diverse sulla morte assistita, frammentando l'unità della Repubblica?
3. Il bivio dei Comitati Etici Territoriali
I CET sono chiamati, come l'Ercole al bivio, a scegliere tra un approccio verticistico-centralistico e l'esigenza di rispondere a problemi regionali e territoriali. Ma chi sono gli esperti di bioetica che vi siedono? Bastano studi filosofici, giuridici o teologici per giudicare della vita e della morte?
La preparazione bioetica in Italia è frammentata: alcune università civili hanno corsi specifici, ma la formazione etico-teologica avviene soprattutto in istituzioni cattoliche, i cui titoli sono soggetti a "dichiarazione di equipollenza" concordataria. Questo non rischia di perpetuare contrapposizioni ideologiche, invece di favorire un dialogo autentico?
4. La domanda finale: aiuto o complicità?
Fornire consulenza medica e farmaci letali, dopo il nulla osta di un CET, significa assistere a un diritto o rendersi complici di una disperazione non ascoltata?
Se chi chiede il suicidio assistito lo fa perché non si sente adeguatamente accompagnato da cure palliative, terapia del dolore, assistenza domiciliare integrata, supporto psicoterapeutico e psichiatrico, non dovremmo prima rivedere radicalmente il nostro sistema di cura e prossimità?
La mia relazione non offrirà risposte facili, ma solleverà domande che non possiamo più eludere. In un'epoca che ha svuotato la morte di senso religioso e poetico, dobbiamo almeno garantire che non diventi anche l'ultima, definitiva solitudine.
📍 Info evento:
- Data: 21 novembre 2025, ore 15:30
- Luogo: Sala dei Medaglioni, Curia Vescovile di Nola
- Relatori: Pasquale Giustiniani, Lucio Romano, Giuliano Balbi, Giuseppe Guida, Pasquale Mautone, Antonio Maione, Alessandro Palma
- Moderatrice: Prof.ssa Anna Papa
Il Consiglio dell'Ordine degli avvocati di Nola riconosce 3 CFU agli avvocati partecipanti.

Nessun commento:
Posta un commento