Nel mondo cattolico, soprattutto dopo la pubblicazione della nota dottrinale Mater Populi Fidelis, si è acceso un rinnovato interesse per la figura di Maria. Questo coinvolgimento si muove in due direzioni: da un lato si ribadisce la subordinazione di Maria a Cristo, dall’altro si tende verso un massimalismo mariano che talvolta sfiora i limiti dell’ortodossia. In tale contesto, le verità di fede legate alla Madre di Dio incontrano oggi nuove forme di opposizione.
Tra le
verità più discusse vi è certamente il dogma dell’Immacolata Concezione. Questa
dottrina, da sempre sostenuta dalla Chiesa, iniziò a svilupparsi già nel
Medioevo. Giovanni Duns Scoto, francescano e teologo del XIII secolo, offrì la
chiave di comprensione: Maria fu preservata dal peccato originale in previsione
dei meriti di Cristo. Con la celebre formula Potuit, decuit, ergo
fecit – Dio poteva, era conveniente, dunque lo fece – Scoto sintetizzò un
pensiero che univa rigore teologico e devozione popolare.
La sua
intuizione aprì la strada al dogma proclamato da Pio IX nel 1854 con la
bolla Ineffabilis Deus, che afferma: «Dichiariamo, pronunziamo e definiamo
che la dottrina, la quale sostiene che la beatissima Vergine Maria, nel primo
istante della sua concezione, per singolare grazia e privilegio di Dio
onnipotente, in previsione dei meriti di Gesù Cristo Salvatore del genere
umano, fu preservata immune da ogni macchia di colpa originale, è dottrina
rivelata da Dio e perciò deve essere creduta fermamente e costantemente da
tutti i fedeli».
