aggiornamenti in evidenza

Scenari in tempo reale, in questo importante momento di transizione, un altro strumento si aggiunge: Vatican news, le ultimissime.      Il Direttore del Centro di Filosofia Italiana, prof. Aldo Meccariello, mi ha delegato in collaborazione col prof. Clemente, all'organizzazione del Festival di filosofia, dal 21 al 25 ottobre 2025, presso il polo universitario Jonico della città di Taranto, con tema "Oikjos. Dalla casa comune all'ecologia integrale". Aderiscono all’iniziativa la prof.ssa Franca Meola e la prof.ssa Mena Minafra dell'Università Luigi Vanvitelli di Caserta.      Il Direttore del Centro di Filosofia Italiana, prof. Aldo Meccariello, mi ha delegato in collaborazione col prof. Clemente, all'organizzazione del Festival di filosofia, dal 21 al 25 ottobre 2025, presso il polo universitario Jonico della città di Taranto, con tema "Oikjos. Dalla casa comune all'ecologia integrale". Aderiscono all’iniziativa la prof.ssa Franca Meola e la prof.ssa Mena Minafra dell'Università Luigi Vanvitelli di Caserta.

venerdì 25 aprile 2025

Torquato Tasso 430° anniversario, dietro le quinte del convegno

 
Tasso filosofo, l’ombra lunga della poesia e del pensiero tragico 
Sorrento, 430° di Torquato Tasso, studi preparatori al convegno del 7-8 novembre 2025 

In vista del convegno che si terrà a Sorrento nel novembre 2025 per il 430° anniversario della morte di Torquato Tasso, il nostro lavoro preparatorio ha preso la forma di un’indagine appassionata, un’esplorazione tra storia, letteratura e filosofia. Alcuni spunti raccolti nel corso degli incontri preparatori – disordinati, talvolta emozionati – compongono oggi questo episodio, un dietro le quinte che già lascia intuire la ricchezza dell’evento in arrivo. Torquato Tasso visse e scrisse in un tempo segnato da scontri epocali, come la battaglia di Lepanto del 1571, consumata alle soglie del Golfo di Corinto. Un evento militare simbolico, ma dal guadagno politico forse meno incisivo. Proprio in quell’anno, Tasso, grazie all’intercessione di Lucrezia d’Este, entra nel mondo cortigiano degli Estensi. È un tempo inquieto, segnato dal confronto costante con l’Oriente, che aveva conosciuto momenti cruciali già dal 1453, con la conquista ottomana di Costantinopoli. Solimano il Magnifico aveva poi guidato l’assedio di Vienna nel 1529, fallito, eppure evocativo di un’Europa che percepiva un’inquietudine crescente. Tasso vive questo scenario. Ne respira il peso. Ne fa poesia, ma anche pensiero. Il suo progetto, infatti, non è solo poetico: è anche storico e, in una certa misura, filosofico. È la radice di quella che potremmo chiamare – con prudenza – una linea tragica del pensiero italiano, che vedrà in Giacomo Leopardi uno dei suoi massimi esiti, ma che forse, già in Tasso, ha il suo archetipo inquieto. Per questo il nostro convegno vuole essere inedito: non solo il Tasso poeta, ma il Tasso pensatore. Un Tasso che, pur non sistematizzando il suo pensiero, apre spazi di riflessione che la filosofia italiana non può trascurare. In questo senso, egli rappresenta una possibile radice alternativa all’idealismo egemone. Una traccia sotterranea che affiora nei tragici del Novecento: da Caracciolo a Renzi, da Pareyson, Tilgher. La filosofia che ci interessa, qui, è quella che nasce dal tormento, dalla parola che cerca senso nel disordine del mondo. Non è un caso che Tasso abbia avuto bisogno di “sceri” – appunti, frammenti – per misurarsi con il pensiero, a differenza, ad esempio, di Leopardi che lo fa già in forma sistematica. Ringraziamo anche il Centro per la filosofia italiana, l’Istituto Torquato Tasso, e naturalmente l’Hotel Syrene di Sorrento, luogo ospitale e simbolico, con la sua vista sul Golfo che sembra tenere insieme storia e poesia. Un grazie a Nigel Wengeris, che con la sua documentazione fedele ci consente di raggiungere migliaia di persone, e all'Unitrium, sempre presente. Questo è solo un assaggio. Il Tasso che vogliamo scoprire – e riscoprire – non è solo quello che scrisse la Gerusalemme liberata, ma anche quello che, attraverso le parole, ci consegna un’interrogazione viva sul tragico, sull’Occidente, sull’umano.

L’attualità del metodo educativo di San Giovanni Bosco

L’attualità della pedagogia del metodo educativo di San Giovanni Bosco (1815-1888)

 di Giuseppe Lubrino



 




Per comprendere appieno la ricchezza e l'attualità della pedagogia di Don Bosco, attraverso l'applicazione del suo metodo educativo "preventivo", è essenziale considerare il contesto storico ed educativo in cui operò. Il 1800 in Italia fu il secolo del Risorgimento e della rivoluzione industriale, un'epoca di ricerca dell'identità e dell'unità nazionale. In ambito educativo, prevaleva il metodo "repressivo", basato sulla "punizione" e il "castigo" per "correggere" i comportamenti indesiderati degli allievi. Questa ‘pedagogia del terrore’, in alcuni casi, allontanava i giovani dalla scuola e dall'istruzione, costringendoli a intraprendere la dura strada del lavoro sottopagato o, addirittura, a cadere nella delinquenza.


San Giovanni Bosco, vivendo e operando nel nord Italia, avvertì fin da giovane una ‘chiamata’, una forte inclinazione che lo spinse ad abbracciare il sacerdozio cattolico e, parallelamente, a dedicarsi all'educazione dei giovani. È in questo contesto che egli teorizzò il metodo preventivo, partendo da un approccio non sistematico, poiché Don Bosco non si considerava un pedagogista nel senso stretto del termine. Questo approccio educativo si fonda sui principi di ragione, religione e amorevolezza. La relazione educativa è il fulcro di questo metodo: l'educatore, per "prevenire" comportamenti inappropriati, deve instaurare con i discenti un rapporto basato sull'amorevolezza, la fiducia e l'empatia. L'educatore si pone come compagno di viaggio e guida per l'educando.

Questo metodo rivoluzionò il pensiero pedagogico-educativo dell'epoca. Don Bosco, nel teorizzare e applicare tale metodo, partì da una visione antropologica positiva, derivata dalla Bibbia e dal Cristianesimo: l'essere umano è capace di bene, nonostante la sua inclinazione al male. Il ‘peccato di Adamo’ ha deturpato, ma non ‘distrutto’ - come sosteneva il giansenismo, ancora influente in quegli anni - il cuore dell'uomo, rendendolo resistente alla realizzazione del bene. Tuttavia, con l'approccio giusto e l'aiuto della grazia divina, l'uomo, e in particolare il giovane, è capace di bene. La visione educativa di Don Bosco si fonda sul presupposto biblico che ogni giovane possieda una naturale predisposizione al bene. Questa, tuttavia, può essere repressa dai condizionamenti del contesto familiare, scolastico e sociale. L'educatore, quindi, deve impiegare la ragione, la religione e l'amorevolezza per ‘tirare fuori’ questa predisposizione, farla emergere e coltivarla nel tempo. A partire da tali presupposti, si comprende l'ideazione dell'oratorio, ispirata a San Filippo Neri, concepito come spazio e luogo di educazione e formazione. Questo avveniva attraverso attività ludiche, ricreative, sportive, musicali, teatrali, uscite e mediante l'educazione alla fede. Don Bosco riteneva inoltre indispensabile che l'educatore fosse in grado di intercettare e distinguere l'indole degli educandi, sollecitando le loro attitudini e valorizzando i loro talenti attraverso una relazione educativa impostata sull’esercizio di una paternità comprensiva. Così facendo, si possono ‘prevenire’ e ‘correggere’ nei giovani attitudini non buone, si può deragliare l’instaurarsi di cattive abitudini. Si rende necessario, inoltre, l’esercizio e l’educazione alla disciplina (indicare delle regole e sollecitarne l’osservanza), attraverso la vigilanza e la testimonianza di una vita onesta. L’educatore deve essere credibile e mostrare ai giovani che quanto va dicendo è concretamente realizzabile. Infine, don Bosco ripeteva spesso quanto segue:

giovedì 24 aprile 2025

il contributo di Berlinguer alla democrazia italiana, Antonio Bassolino per la Nova incontra

Il contributo di Berliguer alla costruzione della democrazia italiana, Antonio Bassolino 
tra gli ospiti de La Nova incontra 

la formazione del giovane Bassolino al fianco di Enrico Berliguer

Lunedì, 12 maggio 2025 ore 17,30 
 complesso monumentale di S. M. La Nova in Napoli

L I B E R T A', P A C E, D E M O C R A Z I A

80 ANNI DALLA LIBERAZIONE
1945-2025

domenica 20 aprile 2025

Emmaus, la pedagogia Divina tra rimprovero e rivelazione

Emmaus: la pedagogia Divina tra rimprovero e rivelazione

di Giuseppe Lubrino

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Uno dei racconti evangelici sulla Resurrezione di Gesù più suggestivi ed emblematici è senza dubbio il brano relativo ai discepoli di Emmaus (cf. Lc 24,13-35). Questi due discepoli, uno dei quali di nome Clèopa, mentre dell'altro l'identità rimane "ignota", particolare che alcuni studiosi interpretano come un'intenzione pedagogica dell'agiografo. L'anonimato del secondo discepolo permetterebbe, infatti, ai lettori di ogni epoca di identificarsi con lui. Dopo i drammatici eventi della passione di Gesù, i due discepoli, sconvolti, delusi e affranti, fecero ritorno alle loro case, abbandonando Gerusalemme. Durante il cammino, un particolare interessante si verificò: uno "Sconosciuto" si avvicinò a loro, condividendo il viaggio. Costui li interrogò, chiedendo perché fossero così afflitti. Essi narrarono di aver "visto" la loro "speranza" infrangersi dinanzi ai loro occhi, vedendo Colui nel quale l’avevano riposta appeso a una croce. La morte aveva portato via tutti i sogni, lasciando solo amarezza e disperazione, annebbiando i sensi, offuscando le emozioni, dissipando la gioia e spegnendo il cuore. Proseguendo il cammino, i due discepoli dissero allo "straniero" che alcune donne, recatesi al sepolcro, non avevano trovato il "corpo" di Colui che essi "speravano" fosse il Messia-Salvatore annunciato dai Profeti. Queste donne riferirono di aver avuto visioni nelle quali si attestava che Gesù era vivo. Tuttavia, gli Apostoli, che erano con loro, si erano precipitati al "sepolcro", ma non avevano visto il Corpo. Questi due uomini erano pertanto delusi: speravano ardentemente in un Salvatore politico, che avesse liberato la Palestina dal dominio di Roma e instaurato "qui ed ora", subito, mediante manifestazioni prodigiose, la pace, il diritto, la giustizia, ovvero la salvezza. Non essendosi verificato ciò, delusi e arrabbiati, volevano lasciarsi tutto alle spalle, tornare al punto di partenza e ricominciare la loro vita.

venerdì 18 aprile 2025

Coscienza e Potere, una riflessione antropologica contemporanea a partire dai racconti biblici

M. Ciccarelli, Coscienza e Potere, una riflessione antropologica contemporanea a partire dai racconti biblici, la valle del tempo edizioni, 2025, pp. 396.

Il professor Michele Ciccarelli, con Coscienza e Potere, propone una riflessione stimolante e attuale, un invito a liberare la coscienza dall'atrofia che la affligge e a riscoprirne il significato profondo. La coscienza, secondo Ciccarelli, è un'ambivalenza: la consapevolezza del vissuto emotivo e, al contempo, il principio che guida le scelte etiche, il discernimento tra bene e male.

L'autore affronta poi un altro tema cruciale: il potere. Spesso percepito in modo negativo, il potere, se esercitato con saggezza e sorretto da una coscienza matura, può essere garanzia di libertà e sicurezza. Ciccarelli dimostra come la coscienza, intesa sia come esperienza emotiva che come principio etico, sia il fondamento di un potere responsabile e liberatorio.

Attraverso una lettura originale e profondamente esistenziale dei testi biblici, Ciccarelli guida il lettore in un percorso di scoperta della coscienza e del potere, invitandolo a riflettere su questi temi cruciali per la vita individuale e collettiva. Recuperare l'idea kantiana di "coscienza", oggi pesantemente "depotenziata", è l'obiettivo del testo. L'intento è quello di "sollecitare" nei lettori curiosità, interesse, passione e ricerca per le grandi domande che possono conferire un orizzonte di senso possibile alla società del terzo millennio.

Nell'epoca dell'intelligenza artificiale, del progresso tecnologico e della transizione energetica - rileva Ciccarelli - l'essere umano non si interessa più del bene e del male. Il suo modo di essere e di agire appare dominato dalla logica esclusiva dell' "io". Diventa quindi necessario "ritornare alle fonti" della saggezza per recuperare l'umanità che l'uomo pare ormai stia smarrendo.

mercoledì 16 aprile 2025

meditando la Passione di Cristo, costruire alleanze nel bene

 

Meditando la Passione di Cristo, costruire alleanze nel bene (cf. Lc 23,8-12).

🐧 << 'a meglio parola è ch’ella ca nun se dice>>

La migliore parola, talvolta, è quella che non si proferisce.

La saggezza popolare antica aveva ben compreso il valore del silenzio. Lo stesso che si può intercettare - ad esempio -  nel racconto della passione all’interno del Vangelo secondo Luca in merito a Gesù dinanzi a Erode Antipa (cf. Lc 23,8-12).

Un silenzio direi più che loquace che pone in evidenza la banalità e le contraddizioni del male. Si accusa falsamente Gesù di sobillare il popolo incitandolo a non rendere il proprio tributo a Cesare e ciò in nome della Torah  e gli stessi accusatori non si rendono conto che stanno commettendo “falsa testimonianza”. Si esalta Cesare e si manca al primo insegnamento della Torah: “Non avrai altro Dio all’infuori di me”. Si pone in luce che Erode e Pilato in occasione del processo “al giusto innocente” fanno pace e che fino a quel momento vi erano forti tensioni tra i due. Ciò sta a significare e, a dimostrare che, il male costituisce sempre la scelta più facile e quella che suscita più consensi ed alleanze. Il bene,invece, richiede impegno e per attuarlo a volte occorre bypassare innumerevoli ostacoli, poiché incontra forte contrapposizioni. Gesù però con il suo atteggiamento non si scompone, non si agita, semplicemente resta fedele al suo essere e al suo agire. Dinanzi ad Erode - personaggio dalla reputazione morale compromessa - colui che aveva autorizzato la morte del Battista, tace e prosegue per la sua strada. Il Signore insegna fino alla fine l’umiltà, la giustizia, l’amore. Da questo brano si può dedurre una lezione di resilienza nel bene, bisogna promuovere e costruire alleanze per rendere contagioso il bene e non il male. In quanti contesti oggi si può rilevare che il male dilaga e il bene é, il più delle volte, osteggiato, ostacolato e impedito? In non pochi contesti anche di fede sé si vuole criticare o screditare qualcuno- ad esempio- si trova subito una platea disposta ad ascoltare e ad aggiungere elementi, una giuria sempre pronta a dare verdetti. Se paradossalmente,invece, si propone di realizzare una buona opera a favore di qualcuno iniziano subito ed emergere dubbi, ostacoli, perplessità. Quante calunnie e diffamazioni oggi si propagano facilmente mediante l’utilizzo sconsiderato dei social? 

Corrado Ocone, il non detto della libertà

Il potere trasformativo del dialogo, Gesù e la samaritana al pozzo di Giacobbe

  @scenari.futuri Il potere trasformativo del dialogo, Gesù e la Samaritana al pozzo di Giacobbe Giuseppe Lubrino analizza l'incontr...