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Il Direttore del Centro di Filosofia Italiana, prof. Aldo Meccariello, mi ha delegato in collaborazione col prof. Clemente, all'organizzazione del Festival di filosofia, dal 21 al 25 ottobre 2025, presso il polo universitario Jonico della città di Taranto, con tema "Oikjos. Dalla casa comune all'ecologia integrale". Aderiscono all’iniziativa la prof.ssa Franca Meola e la prof.ssa Mena Minafra dell'Università Luigi Vanvitelli di Caserta.      Il Direttore del Centro di Filosofia Italiana, prof. Aldo Meccariello, mi ha delegato in collaborazione col prof. Clemente, all'organizzazione del Festival di filosofia, dal 21 al 25 ottobre 2025, presso il polo universitario Jonico della città di Taranto, con tema "Oikjos. Dalla casa comune all'ecologia integrale". Aderiscono all’iniziativa la prof.ssa Franca Meola e la prof.ssa Mena Minafra dell'Università Luigi Vanvitelli di Caserta.

venerdì 4 aprile 2025

Seminatori di Speranza

Nel suo discorso del 29 marzo ai pellegrini di Rieti, Papa Francesco ha lanciato un messaggio potente e coinvolgente. Rivolgendosi ai fedeli che si erano recati sulle tombe degli Apostoli e avevano attraversato la Porta Santa per celebrare il Giubileo della Speranza, il Papa ha sottolineato l'importanza di essere testimoni di speranza in ogni ambito della vita. Si leggano le sue parole:

Vi incoraggio ad essere ogni giorno testimoni di speranza nei diversi ambienti ecclesiali ed esistenziali in cui vivete, per contribuire all'edificazione di un mondo più fraterno e solidale.

Francesco ha invitato i fedeli a essere "ogni giorno testimoni di speranza" nei diversi contesti in cui vivono, contribuendo così a costruire un mondo più fraterno e solidale. In diverse occasioni Bergoglio ha definito la Chiesa come un "ospedale da campo", dove i cristiani devono ispirarsi al “Buon Samaritano (cf.Lc 10,24-37)” e prendersi cura dei bisognosi, sia nel corpo che nell'anima.

Per essere pronti a questa missione, il Papa insiste spesso sulla necessità e  l'importanza di acquisire e sviluppare una buona e profonda formazione spirituale, basata sulla Parola di Dio e sui Sacramenti. La Chiesa in tal modo, diventa una "palestra" dove i fedeli possono irrobustire la loro fede e sviluppare la forza necessaria per diffondere fraternità e solidarietà nel mondo.

Dalla ecclesiologia di Papa Francesco emerge una visione dinamica e rivoluzionaria della Chiesa, che si presenta come un luogo di cura e di servizio, impegnata a portare speranza e conforto a tutti coloro che soffrono e sono nel bisogno.

Un'antica frase latina dice: "per aspera ad astra", ovvero "attraverso le asperità fino alle stelle". Questa frase sottolinea la necessità di sviluppare coraggio, determinazione e resilienza per superare le sfide e raggiungere il proprio potenziale nella vita. Queste qualità sono particolarmente importanti oggi, in un contesto sociale in cui molti giovani mancano di coraggio e determinazione nel costruire la propria identità personale. La complessità sembra essere la chiave di volta dell'attuale scenario culturale in cui vivono i giovani di oggi. Essi appaiono influenzati dal progresso tecnologico, spesso affetti da una sindrome di isolamento sociale, colpiti da disturbi alimentari e attratti da tendenze autolesioniste. Si registra un aumento di fenomeni come il cyberbullismo e il bullismo, che alimentano la violenza tra i giovani, a cui si aggiunge la crescente dipendenza dai social media.



Partendo da queste considerazioni, ci si chiede se la fede, come dimostra la storia, sia in grado di fornire un contributo significativo affinché l'essere umano del terzo millennio possa trovare negli insegnamenti della fede un orizzonte di senso per comprendere se stesso e il suo posto nel mondo. In altre parole, la fede può aiutare i giovani a "leggere il divenire della storia" con gli occhi della speranza e non della disperazione? La Parola di Dio, interpretata da un punto di vista esistenziale, può offrire ai giovani e agli adulti un solido background culturale, fornendo un supporto psicologico ed emotivo significativo. Questo supporto li aiuta a comprendere la complessità della realtà.

La Bibbia, a differenza di quanto si crede spesso, non fornisce risposte definitive a tutte le domande della vita. Piuttosto, insegna a porre le domande giuste e a cercare risposte plausibili.

In questo contesto, le parabole dei Vangeli assumono un'importanza particolare. Il genere letterario delle parabole, metodo comunicativo prediletto da Gesù, ha la capacità di interpellare il destinatario in profondità, spingendolo a compiere una scelta e ad affinare il suo discernimento tra il bene e il male.

Le parabole sono racconti inventati appositamente, utilizzando elementi tratti dalla vita quotidiana dei contemporanei di Gesù. Attraverso le parabole, Gesù trasmette "una Parola" su Dio e sull'uomo. Questa Parola illumina la vita e ne svela il senso. La celebre parabola del Fariseo e del Pubblicano, riportata dall'evangelista Luca (cf. 18, 9-14), costituisce un insegnamento emblematico sull'eterno dilemma che attanaglia l'esistenza umana: essere o apparire? Il Fariseo incarna l'atteggiamento tipico di chi vive una religiosità meramente esteriore, in fondo vuota e sterile. Il Pubblicano, invece, rappresenta l'ultimo, l'emarginato, il "diverso", colui che all'apparenza pare non avere il diritto alla vita.

Entrambi si presentano al cospetto di Dio nel Tempio - dice il racconto - l'uno facendo un elogio delle sue "presunte" gesta eroiche, quasi pretendendo da Dio; l'altro con capo chinato, ma con spirito contrito, riconosce la sua inadeguatezza e ammette di non essere e non sentirsi affatto autosufficiente.

L'umiltà del Pubblicano viene premiata e tornerà a casa "guarito", avendo sperimentato l'accoglienza. Il Fariseo, invece, sarà posto dinanzi al suo orgoglio e capirà che nella vita è importante porre una sinergia tra l'essere e l'apparire, ed evitare di vivere una frattura tra queste due dimensioni della vita.  La lettura di questo brano può spingere i giovani a riflettere su un dilemma fondamentale: è più importante curare l'apparenza o coltivare la propria interiorità? È attraverso queste piccole “provocazioni” che si può imparare ad essere degli autentici “seminatori di speranza”.

Giuseppe Lubrino



 

 

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