sabato 14 ottobre 2023

educarsi a ben morire

Educarsi a ben morire. Eutanasia, suicidio assistito, hospice. Finalmente dati alle stampe gli atti dell'importante convegno che si tenne a novembre dello scorso anno promosso dalle cattedre "San Tommaso e storia del neotomismo meridionale” e di "filosofia morale e politica", di cui è titolare la collega prof.ssa Carmela Bianco, in collaborazione con il C.I.R.B (Centro Interuniversitario di Ricerca Bioetica). 

Un'assise autorevole e molto partecipata questa pubblicata in edizione ponderata che prendeva in esame un tema sul quale il dibattito è tuttora  aperto per la poliedrica complessità degli aspetti che investono la sensibilità comune e la bioetica in particolare: uscita consapevole dalla vita umana. 

Quale bene è da tutelare prioritariamente: la scelta ad autodeterminarsi propria della persona libera, peraltro già riconosciuta dalla legge n. 219/17 che ha positivizzato il diritto del paziente a rifiutare le cure e lasciarsi morire; oppure il bene preminente è da identificare nella vita stessa, della quale siamo fruitori per dono immeritato e non gestori capaci di esercitare su di sé o sugli altri un diritto di vita e di morte?

Quel convegno di cui agli atti, prese spunto da un recente volumetto di un medico anestesista rianimatore, Andrea Piscopo "compagni di viaggio. hospice: 10 storie da raccontare", edito da La Valle del tempo di Napoli che sotto la forma del racconto di storie di vita, puntava l'occhio sulle eventuale soluzioni eutanasiche, attive e passive ormai adottate da alcune legislazioni. 

La consapevolezza di essere un soggetto finito che l'uomo possiede di sé, è ben chiara ed è la prova del fatto che la morte è certamente una fine, ma non puo' essere la fine dell'esistere. Divenuto cadavere, l'uomo muore ma non termina, è plausibile quindi dirigere lo sguardo a cio' che non si può più definire un semplice fatto, ma l'inizio di una prospettiva, aprendo così alle questioni del dopo morte della valutazione dell'esistenza, della beatitudine o della dannazione. Che la morte dell'essere umano, pur determinando con certezza la fine, non debba finalmente aprirci a un'altra vita? 

E il pensiero, il pensiero cristiano, avrà di nuovo la forza di esprimere questo nuovo sguardo nella forma del sapere religioso? L'estranea per eccellenza, la morte, quasi scomparsa dalle nostre considerazioni contemporanee, perfino dalla predicazione, non puo' rendere smarrito e turbato un uomo credente, in cui non dovrebbe trovare spazio l'idea che la morte pronunci davvero l'ultima parola sulla vita...




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