aggiornamenti in evidenza

Ho avuto l'onore di essere stato nominato dal prof. Aldo Meccariello, vice Presidente del Centro per la filosofia italiana .      Accademia Vivarium novum, Frascati 17 ott. 2025, presiederò la sessione pomeridiana del convegno internazionale: Giovanni Gentile, a 150 anni dalla nascita.      Il Presidente del Centro per la Filosofia italiana, prof. Aldo Meccariello, mi ha delegato in collaborazione col prof. Clemente, all'organizzazione del Festival di filosofia, dal 21 al 25 ottobre 2025, presso il polo universitario Jonico della città di Taranto, con tema "Oikjos. Dalla casa comune all'ecologia integrale". Aderiscono all’iniziativa la prof.ssa Franca Meola e la prof.ssa Mena Minafra dell'Università Luigi Vanvitelli di Caserta.

domenica 27 novembre 2022

Il segreto della felicità, di Romualdo Gambale

 "Il segreto della felicità", vademecum di Romualdo Gambale. Un nuovo volume della collana "Scenari", diretta da Pasquale Giustiniani

cappuccino p. Romualdo Gambale, teologo della morale e giudice nel Tribunale ecclesiastico campano

Le tragiche esperienze collegate alla pandemia da co vid-19 e alla guerra in Europa rischiano, tra l’altro, di farci spersonalizzare, isolare, chiudere in noi stessi..., fino a perdere di vista le ragioni profonde del nostro esistere e
sperare. Una nota canzone di Simona Molinari canta: «Non ricordo più che sapore ha la felicità/ perché senza te non so più cos’è la felicità/ non ricordo più che sapore ha la felicità!». Si rischia di far svanire persino il ricordo della felicità quando siamo, dalle vicende o da noi stessi, costretti a stare lontano da chi amiamo.


Se questo è vero per le relazioni tra persone e, come oggi sappiamo sempre meglio, per le relazioni uomo-ambiente, è vero al massimo in rapporto a Dio: «Tutti gli uomini cercano di essere felici, senza eccezioni; e tutti tendono a questo fine, sebbene diversi siano i mezzi che usano […]. La volontà non fa mai il più piccolo passo se
non in direzione di questo oggetto. Esso è il motivo di tutte le azioni di tutti gli uomini, finanche di quelli che s’impiccano» (Blaise Pascal, Pensieri, 425). Convinto che in tutti noi vi sia un naturale desiderium videndi Deum, spontaneo desiderio di raggiungere Dio come nostra somma felicità, il cappuccino p. Romualdo Gambale – teologo della morale e giudice nel Tribunale ecclesiastico campano – ci viene in aiuto. Nella valle del tempo, ci viene, quindi, offerto questo vademecum per ritrovare i giusti sentieri che ci riconducano sulla via della felicità (quella che gli Autori medievali, come Tommaso d’Aquino, denominavano beatitudo).
Gambale ci parla, in modo pratico e vero, della vera felicità... Un itinerario, piuttosto che una ricetta. Tutto da leggere d'un fiato.

domenica 13 novembre 2022

Greci, barbari o una via di mezzo?


Greci, barbari o una via di mezzo?

..discussione sulla lingua speciale dei cristiani nella polemica anti-cristiana di Porfirio...

Originatosi a Gerusalemme, in un non numerosissimo gruppo di donne e di uomini che seguono Gesù di Nazaret, quello che sarà denominato “il cristianesimo” diviene ben presto un tipo di fede che, anche grazie ai viaggi missionari di Paolo e dei suoi collaboratori, si diffonde nei punti vitali dell’Impero romano, sia in Oriente che in Occidente. Evidentemente, questa nuova fede comporta anche un modo di fare, un modo di vedere nuovo e, quindi, implica anche la creazione di una speciale “lingua” che, pur utilizzando le lingue antiche (l’ebraico, il greco e il latino), conferisce alle parole particolari risonanze, che risentono soprattutto dei libri sacri, ma anche dagli scambi culturali che singoli cristiani uomini di cultura (spesso divenuti vescovi).

Soltanto se riusciamo a ricostruire la plurisecolare vicenda di popoli che si confrontano, si mescolano, si combattono per rivendicare un’identità (che paradossalmente si ritroverà fusa in un unico governo del mondo proprio alla frontiera dell’antichità romana), sarà possibile anche tracciare i tanti percorsi seguiti da quelle parole con cui evochiamo ancora il diritto, la legge, la giustizia… Di conseguenza, non possiamo non tener conto anche del confronto, mescolanza, a volte combattimento, che avviene tra gli esponenti dei popoli che si sfidarono particolarmente sul piano religioso.

E arriviamo, così, al punto centrale del libro di Parisi. Una storia, questa della reviviscenza del divino Platone (come lo chiamano i Padri della Chiesa) negli ambienti medio e neoplatonici, che avrà un suo punto fermo in Plotino, il quale aveva soltanto ventotto anni quando entrò nel circolo di Ammonio Sacca ad Alessandria, la città filosofica (una seconda Atene) dove nasceranno, in parte insieme, in parte a seguire, una nuova forma di pitagorismo, il medioplatonismo, la filosofia mosaica di Filone l’ebreo e il neoplatonismo strettamente inteso, anche quello porfiriano.

Tra i successori di Plotino, Porfirio (232-inizio del IV d.C.) esaspera l’uso dell’allegorismo, per trovare profondi significati filosofici in Omero e nei platonici; accentua il vegetarianismo di Plotino, con una scrupolosità e purezza morbose, cerca di difendere il neoplatonismo dai furibondi attacchi del cristianesimo ortodosso, è molto interessato ai demoni, folla di spiriti intermedi tra dei ed uomini. Per questo Harnack, attraverso le citazioni dei Padri e degli Autori cristiani, ricostruisce, agli inizi del Novecento, un presunto, ma probabile libro Contro i cristiani, che sarebbe stato redatto appunto da Porfirio, dando luogo alla lunga schiera di Autori che i Padre denomineranno porfiriani, quasi un setta eretica. Il tema centrale del Contro i cristiani è appunto la lingua speciale che i cristiani che avrebbero creato per difendere le proprie dottrine, peraltro ritenute da Porfirio inferiori alla dottrina del divino Platone.

Rubettino, collana  ''tra storia e religioni'', condirettore Pasquale Giustiniani 

mercoledì 21 settembre 2022

Il diritto di disobbedire all'obbligo di vaccinarsi?

 

"è pazzesco constatare  come grazie all'impiego ben architettato di un virus probabilmente costruito in laboratorio si sia aperta la porta a un futuro così inquietante. Un futuro che mira a ridurre la presenza dell'uomo sulla terra - considerato alla stregua di un 'refuso della natura' - e persino a causarne l'estinzione" (p. 174). 

Con stile avvincente e lineare, Becchi spiega, nel suo nuovo libro, perché il controllo sociale generatosi nelle recenti vicende politiche, sociali e individuali a seguito della pandemia globale da Covid-19, abbia finito per mettere la mascherina FFP2 anche a Kant, il filosofo padre della contemporaneità. Becchi è convinto che "se ciò che ha 'valore' è il mero fatto della vita naturale, del restare in vita - e per 'vita' non si intende altro che questo - allora diventa a rigore impossibile discriminare, argomentare perché, tra la vita di un essere umano e la vita di un virus, debba prevalere la prima" (p. 17). Sono passati al setaccio critico tutti i fatti che la maggioranza della gente ha ingurgitato come ovvi e "da farsi" senza resistenza, ma che ovvi non sono: la neolingua dei pass e greenpass rafforzati, per cui al consenso informato è stato sostituito il consenso obbligato alla vaccinazione; nuovi ruoli assegnati alle cavie umane; cremazione coatta senza autopsie; trasformazione dello Stato di diritto in Stato "terapeutico"; Parlamento ridotto ad approvare decisioni ex post da parte del Governo o di Ministri; nascita di "nuovi untori"; generalizzazione di un nuovo capo d'abbigliamento (la mascherina); distanziamento sociale, se possibile anche sessuale (suggerito dal CDC negli USA)... 

Il grido critico di dolore riguarda anche la Chiesa, che pur avendo l'esempio della vicinanza di Gesù e di Francesco ai lebbrosi, si è assuefatta senza proteste a chiudere le chiese, non per disposizione propria, ma per disposizione del Governo (neppure del Parlamento): "La paura del contagio ha sostituito il timore di Dio e la scienza la religione"? Il rischio terribile è quello del "governo terapeutico dei corpi. Beninteso, ad essere colpita non è la Chiesa soltanto, ma tutti noi, l'intera società. La Chiesa però sarebbe potuta diventare organo di resistenza rispetto alla strategia biopolitica del potere secolare" (p. 119).

Becchi riapre con grinta un dibattito pubblico, nella convinzione che non ci si possa limitare, com'è avvenuto in occasione della morte di Ivan Sassoli (allorché si è interrogato sugli eventuali esiti avversi della vaccinazione), a offenderlo e bersagliarlo senza fondamento e senza fondate obiezioni. Ormai è una questione non soltanto giuridica (siamo in attesa della sentenza della Corte costituzionale il 30 novembre!), ma speculativa e, soprattutto, biopolitica.

mercoledì 14 settembre 2022

Perché non possiamo non dirci cristiani? Croce e i neotomisti di Napoli

 

Comune di Terni

Il giornale “Il Mezzogiorno di Napoli”, nel numero del 6-7 febbraio 1923, pubblicò un’intervista, rilasciata il giorno precedente dal senatore Croce (il quale era nel Senato dal 1910), divenuto ormai riconosciuto e affermato Compilatore de La Critica. A don Benedetto, antico allievo del Collegio “La carità” in Napoli, viene chiesto inizialmente di dire qualcosa circa il suo rapporto con Giuseppe Prisco (che all’epoca dell’intervista, era ormai cardinale arcivescovo della città partenopea). Sappiamo, così, che al termine degli studi liceali, Benedetto - che pure, come racconta nel Contributo alla critica di me stesso (1915), per una crisi religiosa si era allontanato dal cattolicesimo famigliare -, rimasto in debito di gratitudine con il professor Prisco, volle andare personalmente a ringraziarlo per quanto ricevuto, recandosi a casa del monsignore, sita in Napoli, al Vico Pazzariello ai Banchi nuovi n. 16, dove Prisco teneva lezioni private di Filosofia del diritto agli studenti di giurisprudenza (non senza osservare, il Croce, con la solita finezza letteraria, la dissonanza tra l’acume speculativo di Prisco e la stramba denominazione della via in cui si era trovato ad abitare). Del resto, Prisco produceva in una città per così dire filosofica, dove aveva operato il grande Vico, «nemico dell’aristotelismo e dello scolasticismo» e dove, intorno al 1860, le numerose opposizioni e contrasti tra diverse vie filosofiche erano vita filosofica e filosofia diffusa nell’ambiente, come scrive testualmente Croce nel 1909: «Giobertiani, fornariani, fornisti, hegeliani di destra e di sinistra, positivisti, herbartiani, agnostici, prelati decorosi, professori autoritarii e giovinotti bohémiens, tutti concorrevano per la loro parte a codesta vita. La filosofia era diffusa nell’ambiente».

Croce ricorda testualmente, e non sembra per celia, di poter essere anch’egli ascritto tra i continuatori di Tommaso dei contid’Aquino, ma anche di Bruno e Campanella: «E non è venuto in mente [al Mazzantini]. che io potrei vantarmi forse miglior scolastico o tomista che non molti che assumono ora questa veste? Vivo e scrivo in una casa di Napoli, che quasi tocca l’antico convento di San Domenico Maggiore, dove Tommaso dimorò e insegnò e dove si mostra la sua cella: alte memorie, che in me non sono sminuite ma accresciute - dal ricordo che in quello stesso convento, furono frati Giordano Bruno e. Tommaso Campanella, e che nel vicoletto accanto la casa dove visse e. morì il mio maestro Francesco, de Sanctis, e poco lungi l’altra dove dimorò Giambattista Vico. Che Tommaso d’Aquino non abbia avuto i suoi successori in questi grandi, e li abbia invece negli odierni e anacronistici neoscolastici?».


Il senatore Croce, sul piano autobiografico, non omette di ricordare al giornalista del 1923: «don Peppino Prisco… è stato per tre anni e precisamente dal 1879 al 1882 mio insegnante di Filosofia al liceo della Carità, che era un tempo al Largo san Marcellino nell’antico palazzo Andria. Studiavamo un suo manuale di Elementi di Filosofia e in terza liceale un suo trattato di Filosofia morale»[1]. Si ricorderà che a nove anni Benedetto fu mandato dalla ricca famiglia, conservatrice e filoborbonica, a studiare nel Collegio della carità, retto dai frati Bigi nella scia del grande fra’ Lodovico da Casoria[2]. Dopo avervi frequentato il Collegio, egli entrò nel Ginnasio, per poi proseguire con il Liceo (all’epoca la formazione medio-superiore classica si strutturava in due anni di Ginnasio a cui seguivano tre anni di Liceo). Nel frattempo, Benedetto si recava all’Università di Napoli, per frequentare le lezioni di estetica del De Sanctis e alcune lezioni di logica, tenute da Bertrando Spaventa, cugino del padre.

 



[1] Il filosofo Prisco rievocato, 1. Il Senatore si riferisce al già citato saggio di filosofia speculativa (Napoli, 1862-1863) e alla già citata Etica generale (Napoli, 1865).

[2] Fra’ Lodovico da Casoria fondò a sua volta a Napoli, nel 1864, un’«Accademia di religione e scienze», ottenendo l’adesione di illustri scrittori. Con un simile programma fondò nello stesso anno il periodico La Carità. Per diffondere l’istruzione cattolica tra i giovani delle classi agiate, nel 1866, pochi mesi prima della soppressione statale degli Ordini religiosi, diede vita al collegio «La Carità», dove studia appunto il giovane Benedetto Croce. Per approfondimenti storici, cf G. Palmisciano, “La carità” di Ludovico da Casoria. Chiesa, cultura e movimento cattolico a Napoli dopo l’unità d’Italia, Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2018.


martedì 13 settembre 2022

L’obbligo di vaccinarsi è contro la Costituzione italiana?

 

Una pagina di A. MANZONI, da I promessi sposi, Capitolo XXXI, apre un avvincente volume di Carlo Iannello, che prende spunto da una contingenza: Il 30 novembre 2022, quasi a ridosso del nuovo Parlamento generato dalla tornata elettorale del 25 settembre 2022, la Corte costituzionale si pronuncerà sull’obbligo vaccinale per il Sars-Cov-2 imposto ai sanitari, molti dei quali, non avendo ottemperato all’obbligo, sono stati sospesi o radiati dalle ASL. Il CGARS, massimo organo di giustizia amministrativa siciliana, ha avuto il grande merito di infrangere un granitico orientamento di rigetto delle questioni contro certificazioni verdi e obblighi vaccinali, chiamando il giudice delle leggi a pronunciarsi sulla legittimità dell’obbligo imposto ai sanitari. Dopodiché, molte altre eccezioni sono state sollevate da giudici civili e amministrativi. Il tribunale militare di Napoli, su una questione specifica che riguarda l’obbligo vaccinale nell’ordinamento militare. I tribunali amministrativi del Lazio e della Lombardia; i tribunali di Brescia e di Catania e, ultimo, il Tribunale di Padova, proprio sull’art. 4 del d.l. n. 44 del 2021. Tutti questi giudici dubitano della legittimità costituzionale dell’obbligo vaccinale da diversi punti di vista. Iannello non è favore dell’obbligo, anzi cerca di delineare, nel libro, le ragioni giuridiche che fanno propendere per la sua incostituzionalità. Scrive Iannello a proposito dell’ordinanza del CGARS: «Sono preoccupato perché le motivazioni di questa ordinanza sono un chiaro indice di come il periodo emergenziale stia producendo dei cambiamenti profondi anche rispetto a diritti e a interpretazioni che ritenevamo conquiste irretrattabili. In definitiva, la Corte costituzionale ha insegnato, nel corso dell’esperienza repubblicana, che l’art. 32 Cost. consente, sì, l’imposizione di un trattamento sanitario, ma solo se ricorrono due presupposti: che vi sia un «beneficio per la collettività» e, allo stesso tempo, un «beneficio per l’individuo». Di qui la chiarezza della lettera dell’articolo 32: Nessuno può essere semplicemente chiamato a sacrificare la propria salute a quella degli altri, fossero pure tutti gli altri. Osserva giustamente Iannello: «Se si affermasse l’idea per cui un farmaco può essere reso obbligatorio solo perché capace di ridurre il carico ospedaliero, non ci sarebbe più alcun argine all’imposizione di obblighi». Il problema è grave, anche perché alcune ordinanze dei Giudici fanno presagire una deriva organicista. Scrive Iannello: «La società organica della prevalenza degli interessi della collettività sui diritti del singolo sta riemergendo nell’indifferenza generale. Ed è proprio per combattere questa indifferenza e questa pericolosa deriva che ho ritenuto indispensabile scrivere questo libro»

Ulteriore contributo, la recensione di LAURA CALOSSOscrittrice, giornalista e traduttrice nata ad Asti....

🚩presentazione del volume mercoledì, 26 ottobre 2022 ore 16 presso la sede della ''editoriale scientifica'', Palazzo Marigliano, in via San Biagio dei Librai, 39, Napoli

🚩 pronuncia della Consulta, obbligo vaccinale e tutela della salute. Comunicato stampa del 1° dicembre 2022


sabato 13 agosto 2022

Rischi di sopravvivenza?

 

Appena uscito in libreria il dodicesimo volume di "Civitas et Humanitas", intitolato: Crisi della “totalità” e rischio “sopravvivenza”, edizioni Mondostudio (Cassino-FR-) – (Tel. 328/7962554).

Cassino 2021. L'ultima uscita di questo Annuale tocca grandi temi in discussione anche in questo periodo di campagna elettorale. Come scrive Giuseppe Cantillo, "Il riapparire di Teseo (il mitico fondato della città-stato di Atene), già sperimentato nel mondo euroasiatico, è quanto rischia di accadere anche nell’esperienza delle democrazie occidentali, dove la caduta di ideali e valori comuni, lo scollamento di morale e politica, e il configurarsi di quest’ultima
sempre più come amministrazione e gestione del potere provoca la loro progressiva trasformazione da democrazie rappresentative, fondate sulla centralità del parlamento, in democrazie autoritarie, presidenziali o comunque caratterizzate dal primato dell’esecutivo". 

Come si domanda Franco Bosio, gli avvenimenti "ci hanno costretto a barattare la libertà con la sicurezza. In compenso abbiamo perso la libertà e non abbiamo affatto ottenuto la sicurezza"? "Abbiamo visto come i governi si facciano e si disfano a seconda degli accordi fra partiti che formano e sciolgono coalizioni a seconda dell’interesse e del capriccio del momento. Alla fine conquista il potere chi ha perso le elezioni". Senonché, osserva il Direttore Alberto Nave, "con la progressiva entrata in crisi anche delle 'certezze' della scienza a causa delle sue promesse non mantenute, segnatamente quella di un mondo migliore su base progresso scientifico (con particolare riferimento ai due conflitti mondiali, che hanno occupato gran parte dello scenario del secolo scorso, segnando profondamente il cammino successivo della storia, eventi seguiti poi, tra l’altro, dalle minacce atomiche di distruzione e autodistruzione: si pensi alla vicenda atomica di Chernobyl)". 

Ben sintetizza la problematica situazione Pasquale Giustiniani: "Non si vuole qui proporre un commento specifico di ordine teologico alla Laudato si' di Papa Francesco, ma soltanto prendere spunto da alcune battute per verificare come certe accentuazioni del Pontefice possano rivelarsi utili per concretizzare l’istanza di questo volume, che intenderebbe, appunto, correlare la crisi della “totalità” con il rischio di “sopravvivenza”.

domenica 7 agosto 2022

E se non fossimo a un bivio?

 

..tra i più spinosi temi della bioetica affrontato per i ragazzi

"Mi sono trovata davanti ad un bivio. Una strada più lunga che mi avrebbe portato all’inferno, una più breve che poteva portarmi qui, a Basilea". Sono alcune battute, apparentemente molto serene, affidate da Elena ai social, e prontamente diffuse dall'Associazione Coscioni, che aveva già aiutato DJ Fabo al "viaggio della morte" in Svizzera, i cui esiti giuridici erano andati a convergere nella sentenza 242/2019 della Corte costituzionale, che aveva, finora inascoltata, sollecitato il Parlamento a depenalizzare il cosiddetto "suicidio assistito". Ed ecco, ora un nuova fattispecie (i modi di morire sono pressoché infiniti, quanto gli esseri umani): quella di Elena, è stata una decisione, apparentemente libera e matura, di anticipare la propria fine pur non trovandosi a dipendere da trattamenti vitali, ma condannata da una degenerazione progressiva della vita a causa di una malattia fatale. Qualcosa di diverso di un suicidio assistito, Piuttosto, la richiesta, andata a buon fine con l'aiuto di altri viventi umani, di porre anticipatamente fine a un'esistenza ritenuta ormai troppo compromessa dalla malattia e dal suo strascico infernale di sofferenze. Mentre Ercole al bivio scelse, secondo il mito riferito da Prodico di Ceo, la virtù, qui una persona umana - che si autopercepisce come sola di fronte a tutti i possibili esiti (dov'è la comunità e la rete di relazioni?) - non è più impegnata a scegliere fra vizio e virtù, ma tra due forme di inferno. Eracle sceglie la virtù, dimostrando così che l’essere umano non può vivere solo grazie agli istinti primitivi, ma deve sottoscrivere e seguire delle regole sulle quali si regge la nostra civiltà e l’intero consesso sociale. Elena invece vede soltanto un bivio, due strade entrambe infernali: l'inferno della malattia che conduce a una morte terribile, l'inferno di Basilea dove le viene praticata una morte dolce. E se le vie fossero più di due, così come tra inferno e paradiso, il cristianesimo propone il purgatorio, periodo doloroso di purificazione, nel corso del quale si soffre ma in vista di una dolcezza maggiore? Chissà se in campagna elettorale le varie formazioni politiche e gli apparentamenti diranno qualcosa di chiaro su tutto ciò, in vista dell'agenda del futuro Parlamento. 


 

Corrado Ocone, il non detto della libertà

quanto resta ancora vivo ed attuale di Giovanni Gentile, cifra della filosofia europea?

  Giovanni Gentile a 150 anni dalla nascita