Giuseppe Lubrino, Professore di IRC: “La Dottrina Sociale della Chiesa è una via intermedia tra tradizione e futuro”
Nota bene: il seguente articolo simula un dibattito immaginario tra il Professore di IRC Giuseppe Lubrino e un collaboratore della rivista "Scenari Futuri". Non si tratta di un resoconto reale, ma di un esercizio narrativo volto a esplorare il pensiero cattolico contemporaneo. È corretto indicare la finzione per rispetto della verità e della trasparenza.
Milano,
ottobre 2025 — Presso il Centro Studi “Cultura e
Società”, il Professore di IRC Giuseppe Lubrino dialoga con il filosofo MarcoDe Santis sul ruolo della Dottrina Sociale della Chiesa (DSC) in una società
secolarizzata e pluralista. Lubrino afferma: “La Chiesa, con la DSC, non
pretende di dominare il dibattito pubblico, ma di accompagnare l’uomo
contemporaneo, offrendo una visione antropologica integrale”.
Una visione antropologica
centrata sulla persona
Lubrino propone una visione dell’essere
umano che si fonda sulla sua dignità ontologica, non riducibile a criteri
funzionali, produttivi o ideologici. “La persona non è mai mezzo, ma sempre
fine”, afferma, richiamando il pensiero di Immanuel Kant e la visione cristiana
dell’uomo come immagine di Dio. Questa antropologia riconosce l’uomo come
essere relazionale, libero, capace di responsabilità e vocazione.
Citando il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, Lubrino sottolinea
che “la dignità della persona è il fondamento di tutti gli altri principi
sociali”. In questo senso, la DSC si configura come una proposta universale,
capace di dialogare con ogni cultura e sensibilità.
Una pedagogia che nasce
dall’antropologia
Da questa visione dell’uomo discende una
pedagogia che non si limita alla trasmissione di contenuti, ma mira alla
formazione integrale della persona. Lubrino insiste: “Educare non è riempire,
ma far fiorire. La scuola deve essere luogo di senso, non solo di competenze”.
La pedagogia cristiana, secondo Lubrino,
si fonda su tre assi: la centralità della persona, la comunità educativa e la
dimensione vocazionale. “Ogni studente è chiamato a scoprire il proprio posto
nel mondo, non solo a superare un esame. L’educazione è un atto di speranza”.
Questa prospettiva si oppone tanto al
tecnicismo sterile quanto all’individualismo narcisistico. Come scrive Papa
Francesco in Evangelii Gaudium,
“l’educazione è un atto di amore, è dare vita”.
Una via intermedia tra
polarizzazioni
Lubrino definisce la sua posizione come
una “via intermedia” tra il progressismo che rischia di svuotare la Tradizione
e il tradizionalismo che la irrigidisce. “La DSC è fedeltà creativa: custodisce
il patrimonio bimillenario della Chiesa, ma lo rende vivo nel presente”.
Questa via intermedia non è compromesso,
ma discernimento. “La verità non si negozia, ma si propone con intelligenza e
carità”, afferma Lubrino, citando Benedetto XVI: “La fede non è mai contro la
ragione, ma la purifica e la eleva”.
Conclusione: dialogo
senza rinuncia
Il dibattito si chiude con un appello
condiviso: “In un mondo frammentato, serve un’etica del dialogo che non sia
ambigua né rinunciataria. La Dottrina Sociale della Chiesa può essere quel
ponte tra le differenze, purché resti fedele alla sua sorgente evangelica”.

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