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Ho avuto l'onore di essere stato nominato dal prof. Aldo Meccariello, vice Presidente del Centro per la filosofia italiana .      Accademia Vivarium novum, Frascati 17 ott. 2025, presiederò la sessione pomeridiana del convegno internazionale: Giovanni Gentile, a 150 anni dalla nascita.      Il Presidente del Centro per la Filosofia italiana, prof. Aldo Meccariello, mi ha delegato in collaborazione col prof. Clemente, all'organizzazione del Festival di filosofia, dal 21 al 25 ottobre 2025, presso il polo universitario Jonico della città di Taranto, con tema "Oikjos. Dalla casa comune all'ecologia integrale". Aderiscono all’iniziativa la prof.ssa Franca Meola e la prof.ssa Mena Minafra dell'Università Luigi Vanvitelli di Caserta.      Cristo On Air, i players personalizzati di Scenarifuturi, alle maggiori emittenti radio di area. Un altro servizio multimediale viene ad arricchire l'offerta. Potrai ascoltare nel mentre scorri le pagine del Blog.

domenica 26 ottobre 2025

Generazione diffidenza, tra fragilità e Fede il cammino educativo offerto da Lubrino

“Diffidenza e desiderio di verità: un cammino educativo tra fragilità e fede”

Nell’attuale scenario socioculturale, più che focalizzarsi sull’individualismo, sulla secolarizzazione, sul nichilismo o sulla mancanza di senso e valori, ci si dovrebbe interrogare se il vero nodo non risieda nella diffidenza. Essa attraversa il nostro tempo in modo silente ma profondo. Oggi, più che “isolarsi”, molte persone — giovani e adulti — tendono a non fidarsi degli altri. Al rischio della relazione non ci si abbandona facilmente: si costruiscono corazze invisibili che proteggono dall’insicurezza, dalla paura del fallimento, perché si è fragili nell’incassare i colpi, incapaci di reggere gli urti che la vita inevitabilmente presenta.

Il consumismo ha introdotto la logica del “tutto e subito”, vanificando ed eclissando quasi del tutto il senso del sacrificio. Termini come “fatica”, “conquista”, “traguardo” sono stati espunti dal vocabolario dell’esistenza, sostituiti da un imperativo autoreferenziale: “posso, quindi devo”. Il fare ha soppiantato l’essere, il possesso ha preceduto il desiderio.

La logica empirica ha invaso ogni ambito della vita, al punto che ci si è autoconvinti che si debba credere e affidarsi solo a ciò che è percepibile dai sensi, a ciò che si vede e si tocca. Eppure, paradossalmente, ci si dimentica che, quasi inconsapevolmente, ci si affida e ci si fida di molte altre realtà che, pur prive di tangibilità e verifica empirica, godono di un tacito consenso collettivo.

Alla luce di queste considerazioni, ci si chiede: come può la proposta educativa cristiana calarsi concretamente in un simile tessuto culturale?

“Beati quelli che pur non avendo visto crederanno!” (cf. Gv 20,29)

Gesù invita con forza alla fede. In modo solenne e profetico, il Risorto si rivolge a San Tommaso con una correzione educativa, esortandolo a superare il dubbio e la diffidenza. Con infinita lungimiranza, proclama beati coloro che, pur non avendo visto, scelgono di credere: uomini e donne capaci di vincere il pregiudizio, aprirsi alla fiducia e abbracciare la relazione con Dio in senso verticale, e con sé stessi e con gli altri in senso orizzontale.

L’eternità è priva di spazio e tempo, ma è colma di coordinate interiori che si esprimono attraverso gli atteggiamenti. La diffidenza nasce spesso dalle delusioni, ma anche dalle assolutizzazioni e dalle generalizzazioni delle proprie esperienze. Pertanto, è necessario iniziare sempre da sé stessi per abbattere quei muri che, talvolta, ostacolano — e non poco — lo sviluppo della propria elevazione umana, culturale e spirituale.

Se, ad esempio, una persona mi ha deluso, questo dato oggettivo può diventare occasione di introspezione e aiutarmi a comprendere che, forse, sono state le mie aspettative a non essere soddisfatte. In tal caso, più che accusare l’altro, posso mettermi in discussione e cogliere l’opportunità per migliorare o trasformare ciò che, in me, si presenta come un limite… o forse come una potenzialità.

La proposta di vita cristiana si offre all’essere umano come sostegno per un cammino di conoscenza, crescita e maturazione nella fede, capace di favorire un impatto con la vita non traumatico, ma costruttivo e positivo. In una società fondata sulla democrazia e animata dallo spirito del pluralismo, i valori cristiani non rappresentano un ostacolo né un vincolo, bensì una risorsa preziosa. Essi permettono all’uomo — spesso dominato da logiche meccaniche, calcoli, probabilità e tornaconti — di tornare a respirare l’aria della ricerca e del desiderio di verità. In questa tensione verso il senso profondo dell’esistenza, Cristo Maestro e il suo messaggio salvifico possono diventare un punto di riferimento autentico e adeguato, capace di orientare il cuore e la mente verso ciò che davvero conta.

cosa conta davvero? Una domanda che, nel tempo, ha finito per stancare chi la pone, come se la sua risposta fosse ormai irraggiungibile o irrilevante. Eppure, agli albori della storia della salvezza — attorno al 1850 a.C., con l’inizio della vicenda dei Patriarchi — è possibile rintracciare un insegnamento ancora oggi sorprendentemente attuale.

Dopo le figure di Abramo e Isacco, il libro della Genesi introduce il ciclo narrativo dedicato a Giacobbe. La sua storia, segnata dalla rivalità con il fratello Esaù, dagli intrighi familiari, dagli inganni e dalle scelte dettate da impulsi immediati, offre un paradigma interpretativo per leggere la realtà contemporanea.

La celebre scena in cui Esaù, spinto dalla fame, preferisce un piatto di lenticchie alla Benedizione paterna — simbolo di eredità spirituale e identità — rivela una tensione che attraversa anche il nostro tempo: il conflitto tra ciò che è effimero e ciò che è essenziale, tra il bisogno immediato e la visione profonda del futuro.

«Esaù disse: “Ecco, sto per morire; a che mi serve allora la primogenitura?”» (Genesi 25,32)

In questo racconto antico, si cela una domanda che non ha perso forza: cosa conta davvero? E la risposta, forse, non è da cercare altrove, ma proprio lì, dove la storia ha cominciato a interrogarsi sul senso della scelta, del destino e della promessa. Parimenti, il racconto di Giuseppe presenta delle dinamiche relazionali sorprendentemente attuali: l’invidia, la difficoltà di trasformare questo sentimento in ammirazione, e l’incapacità di impegnarsi per dare il meglio di sé, preferendo impigliarsi nel chiacchiericcio e nelle lamentele. I fratelli di Giuseppe sentono il bisogno irresistibile di “spegnere” la sua luce per far brillare le proprie ombre: atteggiamenti, scelte e misfatti coperti dalla menzogna raccontata a Giacobbe, il padre, al quale fanno credere che Giuseppe sia stato sbranato da una bestia feroce (Genesi 37,31-33).

La parabola di Giuseppe in Egitto — dalla prigione alla corte del faraone — è costellata di elementi che parlano alla coscienza: le sue abilità nell’interpretare i sogni (Genesi 40–41), il suo modo di fare che gli procura una posizione di vantaggio, la sua integrità morale che lo salva e lo eleva, come nel rifiuto delle avances della moglie di Potifar (Genesi 39,7-12), il valore della fedeltà e, soprattutto, l’importanza del perdono. Giuseppe non si vendica, ma concede ai fratelli una nuova opportunità per rimediare, arrivando a dire: «Voi avevate pensato del male contro di me, ma Dio ha pensato di convertirlo in bene» (Genesi 50,20). Sono storie senza tempo, che imperterrite parlano al cuore dell’uomo, lo interpellano nel profondo e lo provocano in ogni epoca e pagina della storia umana. La vicenda di Giuseppe ci ricorda che la luce non si spegne con l’odio, ma si alimenta con la fedeltà, la resilienza e il perdono. In un tempo segnato dalla diffidenza e dalla ricerca affannosa di certezze tangibili, l’educazione cristiana si rivela come un cammino controcorrente, capace di restituire profondità all’esperienza umana. Essa non impone, ma propone; non pretende, ma accompagna. Invita a riscoprire la fiducia come atto rivoluzionario, come scelta consapevole che apre alla relazione, alla speranza e alla verità.

La fede, lungi dall’essere una fuga dalla realtà, è un atto di coraggio: è l’adesione a un senso che supera l’immediato, è la capacità di vedere oltre il visibile, di credere anche quando tutto sembra incerto. In questo orizzonte, la figura di Giuseppe — tradito, dimenticato, ma mai spezzato — diventa emblema di una resilienza che non si piega all’odio, ma si trasforma in perdono e rinascita. Educare oggi significa aiutare a scegliere ciò che conta davvero. E ciò che conta non si misura in risultati, ma in relazioni autentiche, in gesti di fiducia, in scelte che profumano di eternità. È lì che la luce resiste, anche quando tutto sembra buio.

@scenari.futuri

Generazione diffidenza, tra fragilità e Fede l'offerta educativa dell'IRC Lubrino La diffidenza ti sta bloccando? 🧱 😥 Siamo schiavi del "tutto e subito" e ci fidiamo solo di ciò che tocchiamo. Ma questa logica ti rende fragile! Scopri il segreto per superare la paura e l'isolamento: Stop alla Diffidenza: Le delusioni sono occasioni di crescita, non muri. Scegli l'Essenziale: Lascia perdere l'effimero (come Esaù) e punta alla Verità! Il Potere del Perdono: L'unica vera resilienza è come quella di Giuseppe: tradito ma mai spezzato. La fede non è un vincolo, è una RISORSA che ti fa respirare aria di ETERNITÀ. ✨ Guarda il video e scegli cosa conta davvero! 👇 #Diffidenza #Fede #CrescitaPersonale #Motivazione #Perdono #Resilienza #CosaContaDavvero #PerTe #Viral

♬ suono originale - scenari futuri

di Giuseppe Lubrino



 

  

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