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sabato 7 giugno 2025

Il sacco di Chios. Salerno, cenacolo letterario Ferrante Sanseverino


Cenacolo letterario “Ferrante Sanseverino”, Salerno 7.6.2025

Il sacco di Chios 

Salerno crocevia dello scontro tra Europa cristiana e Islàm in età moderna.

Dall’XI al XVI secolo… Davanti al crescente pericolo costituito dalla flotta turca, la Spagna, Venezia e gli Stati pontifici formarono un’alleanza per fermare l’avanzata turca. Si costituì così la Lega santa, che riuniva, sotto il comando di don Giovanni d’Austria, figlio illegittimo dell'imperatore Carlo V e fratellastro del re Filippo II, lo Stato pontificio, l’Impero spagnolo, le repubbliche di Venezia e Genova, i cavalieri di Malta, i ducati di Savoia, Urbino e Lucca e il granducato di Toscana.

Riunitasi a Messina, l’armata cristiana salpò verso le acque greche a metà settembre del 1571. Cipro, dopo la capitolazione di Famagosta, era appena caduta in mani ottomane, ma rimaneva la possibilità di sconfiggere la flotta turca attraccata nel golfo di Lepanto, all’imboccatura del golfo di Corinto. Annus terribilis, il 1571!

 Sotto il comando di don Giovanni d'Austria, fratellastro di Filippo II, la flotta dei cristiani, dopo una eroica lotta, riuscirà a sconfiggere i Turchi a Lepanto e riportare una clamorosa vittoria, appunto il 7 ottobre 1571. Poiché la vittoria di Lepanto era stata ottenuta il 7 ottobre, che cadeva quell'anno la prima domenica del mese, giorno in cui si facevano processioni in onore della Regina del Rosario, il papa l'attribuì all'intercessione della Madonna. Perciò il 17 marzo 1572 decise che il 7 ottobre fosse celebrata la festa della Madonna della Vittoria (festa che per ordine di Gregorio XIII [1° aprile 1573], venne trasferita alla prima domenica di ottobre e chiamata festa della Regina del Rosario).

Per Salerno era passato, circa quarant’anni prima della battaglia di Lepanto, esattamente il 18 novembre 1535, proprio Carlo V (Gand, 24 febbraio 1500 – monastero di Yuste, 21 settembre 1558), imperatore d’Asburgo e re di Spagna, Figlio di Filippo il Bello e di Giovanna la Pazza, sul cui regno il sole non tramontava mai. L’imperatore aveva, nel 1535, da poco compiuto una vittoriosa spedizione militare a Tunisi (la truppe napoletane erano state comandate proprio da Ferrante Sanseverino”), e da conquistatore e guerriero, decise di attraversare la parte meridionale del suo Regno, per arrivare a Roma e poi proseguire per il Nord Europa. Il suo viaggio durò più di due mesi, nel corso del quale egli toccò più a lungo la Sicilia, per poi attraversare la Calabria ed entrare nei possedimenti del Principe di Salerno, Ferrante di Sanseverino, fondatore del Cenacolo letterario salernitano.

Ferrante Sanseverino (Napoli, 1507 † Avignone, 1568), principe di Salerno, conte di Marsico e duca di Villermosa, ebbe per segretario Bernardo, il padre di Torquato Tasso; sposò Isabella Villamarina, contessa di Capaccio. Nel 1535 comandò le truppe napoletane all'assalto di Tunisi. Fu perseguitato dal vicerè Alvarez de Toledo per avergli impedito di istituire il Tribunale dell’Inquisizione.


Accusato 
ingiustamente di tradimento dall’imperatore Carlo V, rinunciò a tutti i suoi feudi e titoli, si trasferì in Francia ove fu accolto con grandi onori. Si estinse così il ramo primogenito dei principi di Salerno.

Era, sul piano politico-ecclesiale, quello evocato dalla caduta im doisgrazia e dall’esilio di Ferrante Sanseverino, il periodo di una serrata lotta tra le diverse ansie di riforma che, parallelamente all’avanzata musulmana, percorrevano tutta l’Europa. Il campo dei “riformatori” era occupato, da un lato, dagli «spirituali» (eredi dell’alumbradismo, dal quale aveva tratto linfa la teologia di Juan del Valdès, fratello di uno dei più importanti consiglieri politici di Carlo V - Alfonso de Valdès -, approdato a Napoli nel 1536 per fuggire dall’Inquisizione spagnola ed accusato, nonostante la sua morte precoce, avvenuta nel 1541, di aver infettato tutta l’talia), e, dall’altro, dal gruppo degli intransigenti.

Sul piano letterario, si ricordi il capitolo sugli intellettuali napoletani, che ha come nucleo di risonanza la delucidazione, attraverso Bernardo Tasso (poi richiamato anche per un probabile influsso di Juan de Valdés sulla sua inquietudine religiosa), del sostrato formativo del grande poeta Torquato Tasso, cantore della Gerusalemme liberata e della Gerusalemme conquistata, nelle quali, anche in riferimento al clima politico della grande battaglia navale del 1571, si parla dello scontro tra cristiani e musulmani al tempo della prima crocia ta (anni 1096-1099). La famiglia dei Tasso, originaria dell’antico borgo brembano (bergamasco) di Cornello, vantava una copiosa e ramificata genealogia. Nel corso dei secoli XIV e XV, alcuni rami della famiglia si trasferiscono a Bergamo; fra essi, il ramo di Pietro Tasso e di suo figlio Alessandro. È da Pietro che discende il ramo principale dei Tasso di Bergamo, al quale appartengono anche i due cugini Torquato ed Ercole. Torquato Tasso (1544-1595), il poeta nato a Sorrento, è figlio di Bernardo, di Gabriele, di Giovanni, di Pietro; da Pietro discende anche Alessandro, da cui Domenico, da cui Gabriele, da cui Giovanni Giacomo, padre di Ercole (1540-1613). La relazione fra i due rami familiari dei Tasso risulta costante e presenta frequentazioni comuni nell’ambito di attività e di interessi sia a Bergamo che a Roma e, attraverso l’impiego di Bernardo, che aveva una casa a Napoli e una a Salerno, anche a Salerno, dove si reca Bernardo alla corte di Ferrante. Ricordiamo che, nel 1445 la città di Sorrento era stata inserita, come terra demaniale, nel Cedolare focularium di Principato Citra, con i suoi 223 fuochi. La numerazione del 1522 attesta che a Sorrento città e nei suoi borghi limitrofi vi erano 151 fuochi, mentre 477 erano quelli di Piano; nel 1532 i fuochi enumerati furono in totale 434 (Capasso 1866, 30).

Nel 1797 il Regno di Napoli, sarà chiamato Sicilia Citra o al di qua dal Faro (il tratto di mare che separa l'isola dalla Calabria, ovvero lo stretto di Messina), e si estenderà dall'estremità della Calabria sino allo Stato della Chiesa; comprendendo Gaeta e gli Abruzzi, sino al Fiume Tronto: oltre a Terra di Lavoro, chiamata sin dall'antichità Campania Felix, con Napoli capitale del Regno e della Provincia, il Principato Citra, che aveva appunto capoluogo Salerno.

 Il soggiorno di Bernardo Tasso (1493-1569) a Salerno ce lo fa trovare ingaggiato nella questione della lingua, di cui egli vede come punti di riferimento i trecentisti e, in modo particolare, l’autore dei Rerum vulgarium fragmenta. Del padre Bernardo, al seguito di Carlo V e del principe salernitano, per difendere, nella battaglia di Tunisi, le coste napoletane e siciliane dalle incursioni musulmane (1535), parlerà anche Torquato in un sonetto. Gli anni successivi alla morte dell’Imperatore, avvenuta nel 1558, segnano il periodo in cui il poeta Bernardo, sulle orme del Principe di Salerno, Ferrante Sanseverino, aveva abbandonato sia gli imperiali che la Corte di Francia, stabilendosi prima a Urbino poi a Mantova.

Ricordiamo che il principe Ferrante Sanseverino (marito di Isabella di Villamarina), residente tra Napoli (dove abitava nel palazzo diventato poi la Chiesa del Gesù Nuovo) e Salerno, aveva l’idea di un Regno di Sicilia autonomo, e a Salerno aveva ospitato una serie di letterati e intellettuali che ne avevano fatto la capitale culturale dei suoi possedimenti




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