Antiquorum
habet fide relatio: ecco il titolo della Bolla del primo Giubileo: Bonifacio
VIII 22 febbraio 1300
«Bonifacio
Vescovo, servo dei servi di Dio, per la certezza dei presenti e la memoria dei
futuri.
C’è
una tradizione degna di fede da parte degli antichi che a coloro, i quali
accedono all’onoranda Basilica del principe degli Apostoli di Roma, sono
concesse grandi missioni ed indulgenze dei peccati. Noi dunque, che secondo i
doveri del nostro ufficio, ricerchiamo e procuriamo con viva soddisfazione il
vantaggio dei singoli, ritenendo certe e da rispettarsi tutte queste
indulgenze, queste stesse con l'autorita apostolica confermiamo, approviamo,
ed anche rinnoviamo con il patrocinio di questa scrittura. E pertanto,
poiché‚ i Beatissimi apostoli Pietro e Paolo più sono onorati tanto devotamente
le loro Basiliche saranno affollate dai fedeli e affinché gli stessi si sentano
sempre più rinfrancati con un’elargizione di doni spirituali, per questo, noi
accordiamo, affidandoci alla misericordia di Dio Onnipotente ed ai meriti ed
alla autorità dei medesimi Apostoli, col consiglio dei nostri fratelli e nella
pienezza del potere apostolico, a tutti quelli che nel presente anno mille e
trecento, cominciato da poco con la festa della Natività di nostro Signore Gesù
Cristo, ed in qualunque altro centesimo anno seguente accederanno alle suddette
Basiliche con riverenza e veramente pentiti e confessati, ed a quelli che
veramente si pentiranno in questo presente centesimo anno ed in qualunque anno
centesimo avvenire, non solo pieno ed assai largo, ma anzi assai pienissimo
perdono dei loro peccati.
Dato
in Roma, presso san Pietro il 22 febbraio, anno sesto del Nostro Pontificato.
🔙Precedenti del 06/01/2025
Fulvio Pastore, collega una bella pagina della storia del pontificato romano con la città di Napoli. Ancora poco nota e ancora meno divulgata, quella pagina mette in luce diversi aspetti, noti e non noti, della grande figura dell’eremita Pietro da Morrone, poi eletto papa col nome di Celestino quinto, il cui pontificato viene correlato opportunamente - sulla base di una rigorosa documentazione archivistica, ma anche artistica e teologica -, con la città di Napoli: il neo-eletto Papa Celestino quinto, infatti, qui arrivò il 5 novembre 1294; sempre qui, il successivo 13 dicembre, rinunciò al Papato; nella medesima città, il 23 dicembre, si tenne un nuovo conclave che, il giorno dopo, condusse all’elezione di Bonifacio VIII (papa Caetani). Al 27 dicembre 1294, dunque, risale l’atto di trasferimento a Roma della Sede Pontificia che, per quasi mezzo anno, era stato nella sede partenopea. Insomma, Napoli, proprio in occasione del pur breve pontificato di papa Celestino quinto, fu sede pontificia. Pastore ci ricorda, tra l’altro, che Ubi Petrus, ibi Ecclesia. Era stato sant’Ambrogio a scrivere per primo quelle famose parole: «Ubi Petrus, ibi Ecclesia, dov’è Pietro, lì è la Chiesa» (in Ps. 40, 30; P.L. 14, 1082). Papa san Paolo sesto - il quale citava spesso quest’adagio del padre della Chiesa tardo-antica - un giorno vi integrò testualmente un riferimento alla “sua” chiesa di Milano . La città partenopea, infatti, non solo ha ospitato dei Pontefici sommi, ma è proprio a Napoli che sorge e si consuma il breve pontificato della figura controversa di papa Celestino V, circa il quale, come avverte l’Autore, «molte sono state e sono le “letture” del personaggio, della sua vi¬cenda e soprattutto della fugace epifania del suo Pontificato».
Pietro Angelerio da Morrone, penultimo di dodici figli, presto orfano di padre, è avviato dalla madre agli studi ecclesiastici. Attratto dalla vita monastica, entra nell’Ordine benedettino. A 24 anni diviene presbitero, ma presto sceglie la vita eremitica sul Monte Morrone in Abruzzo. Preghiera, penitenza e digiuno scandiscono le sue giornate. Attratti da lui, in tanti lo seguono: presto nasce con l’approvazione di Urbano IV il primo nucleo degli Eremiti della Maiella. In Europa si diffonde la fama di Pietro da Morrone come uomo di Dio e a lui accorrono da ogni dove per ottenere consiglio e guarigioni. A tutti indica la conversione del cuore come via per la pace, in un momento storico dilaniato da tensioni, conflitti - anche interni alla Chiesa - e pestilenze...
@scenari.futuri il gran rifiuto, Celestino V Papa a Napoli. Il Prof. Giustiniani presenterà il libro di Fulvio Pastore al Maschio Angioino il prossimo 8 gennaio 2025 Maschio angioino, Napoli, 8 gennaio 2025 Intervento di Pasquale Giustiniani Questo lavoro di Fulvio Pastore (Celestino quinto papa a Napoli, edizioni La valle del tempo, Napoli 2024) si propone come obiettivo ultimo quello di portare in piena luce la collocazione a Napoli del papato di Celestino V e, come forse alludeva la Divina commedia dantesca, del suo “rifiuto”. Papa Francesco, nella Bolla d’indizione del primo Giubileo del terzo millennio, ricorda esplicitamente «la grande “perdonanza” che San Celestino V volle concedere a quanti si recavano nella Basilica di Santa Maria di Collemaggio, a L’Aquila, nei giorni 28 e 29 agosto 1294, sei anni prima che Papa Bonifacio VIII istituisse l’Anno Santo. La Chiesa già sperimentava, dunque, la grazia giubilare della misericordia» . Fu, infatti, san Celestino quinto, con la Bolla Inter sanctorum solemnia, detta anche «Perdonan¬za», a concedere la prima indulgenza plenaria, di tipo “giubilare”, a tutti i fedeli che visitassero la chiesa di S. Maria di Collemaggio a l’Aquila, dai Vespri precedenti la memoria della de¬collazione di s. Giovanni Battista - 28 agosto - ai Vespri della successiva medesima festa, 29 agosto. Anche se la «Perdonanza» di Pietro da Morrone sarà presto abrogata da papa Bonifacio VIII, il 18 agosto 1295, Bonifacio se ne farà comunque ispirare per l’istituzione dei Giubilei, il primo dei quali si celebrò, appunto, il 25 marzo 1300, con cadenza allora prevista ogni 100 anni. Di qui l’attualità e l’interesse, anche in vista del primo Anno giubilare del terzo millennio (ma non solo) di una ricerca, qual è appunto quella di Fulvio Pastore, il quale collega una bella pagina della storia del pontificato romano con la città di Napoli. Ancora poco nota e ancora meno divulgata, quella pagina mette in luce diversi aspetti, noti e non noti, della grande figura dell’eremita Pietro da Morrone, poi eletto papa col nome di Celestino quinto, il cui pontificato viene correlato opportunamente - sulla base di una rigorosa documentazione archivistica, ma anche artistica e teologica -, con la città di Napoli: il neo-eletto Papa Celestino quinto, infatti, qui arrivò il 5 novembre 1294; sempre qui, il successivo 13 dicembre, rinunciò al Papato; nella medesima città, il 23 dicembre, si tenne un nuovo conclave che, il giorno dopo, condusse all’elezione di Bonifacio VIII (papa Caetani). Al 27 dicembre 1294, dunque, risale l’atto di trasferimento a Roma della Sede Pontificia che, per quasi mezzo anno, era stato nella sede partenopea. Insomma, Napoli, proprio in occasione del pur breve pontificato di papa Celestino quinto, fu sede pontificia. Pastore ci ricorda, tra l’altro, che Ubi Petrus, ibi Ecclesia. Era stato sant’Ambrogio a scrivere per primo quelle famose parole: «Ubi Petrus, ibi Ecclesia, dov’è Pietro, lì è la Chiesa» (in Ps. 40, 30; P.L. 14, 1082). Papa san Paolo sesto - il quale citava spesso quest’adagio del padre della Chiesa tardo-antica - un giorno vi integrò testualmente un riferimento alla “sua” chiesa di Milano . La città partenopea, infatti, non solo ha ospitato dei Pontefici sommi, ma è proprio a Napoli che sorge e si consuma il breve pontificato della figura controversa di papa Celestino V, circa il quale, come avverte l’Autore, «molte sono state e sono le “letture” del personaggio, della sua vi¬cenda e soprattutto della fugace epifania del suo Pontificato». Pietro Angelerio da Morrone, penultimo di dodici figli, presto orfano di padre, è avviato dalla madre agli studi ecclesiastici. Attratto dalla vita monastica, entra nell’Ordine benedettino. A 24 anni diviene presbitero, ma presto sceglie la vita eremitica sul Monte Morrone in Abruzzo. Preghiera, penitenza e digiuno scandiscono le sue giornate. Attratti da lui, in tanti lo seguono: presto nasce con l’approvazione di Urbano IV il primo nucleo degli Eremiti della Maiel
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