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lunedì 6 gennaio 2025

6957, germogli sotto la neve. Al Books & Museum, l'amore inverosimile di Alice Beatrice Pescarollo

Riprendono gli incontri del Books & Museum presso la sala conferenze Margherita Lama Caputo del complesso monumentale di Santa Maria la nova in Napoli.

6957, germogli sotto la neve, inaugura il nuovo anno di Books & Museum il romanzo di un amore inverosimile, quello tra Alexander Meyer ufficiale tedesco e Myriam, ebrea deportata ad Auschwitz con il quale la giovanissima Alice Beatrice Pescarollo cerca di cancellare la barbarie umana dei nazifascisti e  dei loro  sostenitori, Domenica, 12 gennaio 2025 ore 11,00

L'anti-giudeo, che, in queste pagine, aveva sempre chiamato la protagonista ebrea non per nome, ma per numero - 6957 -, o con l’aggettivo sprezzante di “giudea” si accorge, poco alla volta, che un sentimento eterno, umanissimo, inter-razziale e interculturale si sta maturando in lui: l’amore che si trasforma in versi, come accade a p. 99; che salva dalla sicura morte che sarebbe seguita al toccare il filo spinato elettrificato del campo polacco (cf. p. 101); che diviene chiaro e dichiarato tra un lui, che non è soltanto un soldato, e una lei, che non è soltanto una prigioniera: «una luce, una flebile speranza che può, tante volte, salvare la vita. Spesso, quella luce è un altro essere umano» (p. 154).

È questa la leva narrativa, ma anche la tesi della giovane narratrice – che non manca, alla fine, di ringraziare «la dirigente scolastica del liceo classico G.V. Catullo di Monterotondo, professoressa Giuseppina Frappetta per l’attenzione mostrata per il mio lavoro» (p. 228).

Anche sotto la neve, insomma, possono sbocciare dei germogli...

La scrittrice e i protagonisti sono di formazione classica. Sanno di latino, greco e filosofia. Citano i poeti latini, come il Carme 85 di Catullo a p. 149. Scrivere un romanzo dopo Auschwitz potrebbe essere un atto di barbarie e ciò avvelenerebbe la stessa consapevolezza del perché è divenuto impossibile scrivere oggi poesie o racconti. Eppure, il linguaggio simbolico ed evocativo, il linguaggio dei poeti e delle narratrici, come Pescarollo, è ancora in grado di “far cose con le parole”. Questo aveva provato a fare Paul Celan, pubblicando la sua poesia più celebre sulla Shoah, Fuga della morte. Di fronte al male banale e alla sofferenza inflitta sadicamente e lucidamente al proprio simile, non si può restare soltanto muti e in silenzio, come pur bisogna talvolta fare.

Bella, nel romanzo di Alice Beatrice, la forma diaristica alternata per lui e per lei, o anche per qualche deuteragonista, non senza l’ordito narrativo principale, che si svolge in terza persona e che ricorda, senza infingimenti pietistici, la pietre miliari del tragico periodo nazista...


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