lunedì 12 dicembre 2022

Paolo Becchi, diario di bordo

 

La narrazione intorno alla pandemia e alla conseguente vaccinazione sta sbriciolandosi ogni giorno che passa. Eppure nonostante tutte le evidenze resta difficile incidere nel dibattito pubblico. I grandi mezzi di informazione dovrebbero ammettere di aver raccontato frottole per due anni e non lo faranno mai. Probabilmente con un altro tipo di informazione non si sarebbe giunti al punto in cui siamo. Appunto la questione è: a che punto siamo?

Siamo al punto in cui la medicina ha perso la faccia. Chi crederà più in quello che ti dirà un medico dopo tutto quello che i medici hanno legittimato? Per la stragrande maggioranza dei cittadini la medicina si identifica con il volto dei medici che ogni giorno hanno visto in Tv e che hanno raccontato solo cose che in breve tempo di sono rivelate false.

Siamo al punto in cui il diritto ha perso la faccia. Chi nutriva ancora un briciolo di speranza, dopo la sentenza della Consulta l’ha persa. Chi crederà più nell’ organo di garanzia, dopo che la Corte ha dimostrato di voler salvare solo l’opera del governo.

Siamo al punto in cui morale e politica hanno rinunciato al loro ruolo per far spazio ad una versione dogmatica della scienza. La morale dice a volte che è necessario disobbedire e qui invece essa parlava di obbligo di vaccinarsi per un presunto bene collettivo. La politica ha abdicato al suo ruolo ed è diventata l’amministratrice di emergenze.

Ci vorrà tempo per prendere coscienza di tutto quello che è avvenuto. Ci vorrà il tempo lungo della storia. Persi nel cumulo delle notizie che si susseguono quotidianamente dimentichiamo presto i singoli passaggi di tutto quello che è stato. Solo lo storico con pazienza potrà ricostruire nel dettaglio tutto quello che è avvenuto.

La ferita ora è ancora aperta. Difficile dire se cicatrizzerà e come e quando.

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