Ratzinger, teologo del tempo attuale. Lezione per i Cardinali in Conclave...
In questi giorni che precedono il Conclave che si terrà il 7 maggio e che accompagnerà la Chiesa in una nuova fase della sua storia con l’elezione del successore di Pietro, il nuovo Papa, si incrementano i pronostici e molti si chiedono quale strada intende prendere la Chiesa Cattolica? Come si sa, le opinioni si dividono tra due schieramenti: i tradizionalisti che desiderano una Chiesa più stabile e solida dal punto di vista del bimillennario depositum fidei. I progressisti, invece, che guardano alle riforme come l’accesso ai sacramenti delle persone divorziate e risposate, le benedizioni alle coppie omosessuali, l’ordinazione presbiteriale delle donne e ad una Chiesa meno ‘gerarchica’ e più sinodale. Tra questi schiarimenti chi avrà la meglio? Una buona parte del collegio cardinalizio, come si sa, è composta da cardinali eletti da Papa Francesco. Tuttavia, non mancano figure che auspicano un ‘ritorno’ alla tradizione perché si possa avere una sorte di ‘restaurazione’ dal punto di vista della ‘chiarezza’ in materia di dottrina. Al fine di evitare ulteriori divisioni - che non fanno bene alla Chiesa e alla sua missione di annuncio del Vangelo di Gesù Cristo, può risultare opportuno - in tale contesto- riscoprire gli insegnamenti di Joseph Ratzinger/Benedetto XVI. Il celebre teologo tedesco, infatti, nel corso della sua vita ha compiuto lo sforzo di coniugare sempre due aspetti imprescindibili della vita ovvero fides et ratio.
Oltre ciò, è noto che egli ha posto alla base delle sue disquisizioni teologiche la Bibbia, i Padri della Chiesa e la Tradizione Liturgica nutrendo e mostrando una particolare premura e attenzione per la questione educativa. Ciò, va precisato che, lo ha sempre fatto non per una mera nostalgia di un ritorno al passato, ma bensì per trarre - dal Vangelo e dalla Tradizione patristica - un nuovo slancio che aiutasse la Chiesa, in maniera più solida, a guardare al futuro. Benedetto XVI ha rappresentato il giusto ‘compromesso’ tra tradizione e innovazione. A tal riguardo, emblematico è il suo insegnamento in merito ad una adeguata interpretazione dei documenti del Concilio Vaticano II il quale ne costituiscono una prova ‘tangibile’.
Il Concilio Vaticano II ha segnato in maniera indelebile l’epoca attuale dal punto di vista storico-culturale, ed è stato un avvenimento che ha posto un vero e proprio spartiacque all’interno della Chiesa. Entrambe le fazioni tradizionalisti e progressisti hanno preso avvio proprio a partire da tale avvenimento. Si legga quanto afferma Benedetto XVI:
Anch’io, pertanto, nell’accingermi al servizio che è proprio del Successore di Pietro, voglio affermare con forza la decisa volontà di proseguire nell’impegno di attuazione del Concilio Vaticano II, sulla scia dei miei predecessori e in fedele continuità con la bimillenaria tradizione della Chiesa. (Cf. P.J. Lasanta, Dizionario antologico dottrinale di Benedetto XVI, Vol. I, A-L, Edizioni Fede & Cultura 2010, p. 169).
Ratzinger ha sempre portato avanti con fermezza e rigore dottrinale il noto criterio dell’ermeneutica della continuità ovvero recepire, accogliere, interpretare le istanze dei documenti del Concilio Vaticano II nell’ottica della fede bimillenaria cattolica. Ciò significa che, il Concilio Vaticano II nei suoi documenti che hanno - come è noto - una struttura trinitaria in prospettiva biblica-cristologica e ecclesiologica, costituiscono rispetto alla Tradizione Cattolica un ‘aggiornamento’ relativo al metodo e al linguaggio da adoperare per poter annunciare al mondo la fede cristiana di sempre. Essi, non consistono, infatti, in un rinnegamento o un superamento del depositum fidei. Si leggano le sue parole:
Dobbiamo accettare le novità ma anche amare la continuità e vedere il Concilio in questa ottica della continuità. Questo ci aiuterà anche nel mediare tra le generazioni nel loro modo di comunicare la fede. (Discorso durante l'incontro con il clero della Diocesi di Roma ad inizio Quaresima, 2 Marzo 2006).
Questo atteggiamento di equilibrio e rigore teologico ha sempre contraddistinto Joseph Ratzinger e costituisce uno degli aspetti più peculiari della profondità del suo pensiero. Si legga quanto segue:
La comunione ecclesiale, fondata sulla persona stessa di Gesù Cristo, esige anche la fedeltà alla dottrina della Chiesa, in particolare mediante una giusta interpretazione del Concilio Vaticano II, ossia, come ho già avuto occasione di dire, in una «"ermeneutica della riforma", del rinnovamento nella continuità dell'unico soggetto-Chiesa, che il Signore ci ha donato» (Discorso alla Curia Romana, 22 Dicembre 2005). In effetti, se leggiamo e recepiamo così il Concilio, "esso può essere e diventare sempre di più una grande forza per il sempre necessario rinnovamento della Chiesa" (ibidem). (Discorso ai Vescovi del Canada-Québec in visita "ad limina Apostolorum", 11 Maggio 2006).
Rinnovamento per un adeguamento ai tempi, come inteso da Benedetto XVI, non significa affatto sacrificare la verità per accomodare ciò che palesemente si pone in contrasto con il cuore dell’insegnamento cristiano. Ciò implica, difatti, per i cristiani, nei confronti dell’attuale scenario socio-culturale, di porre in essere una vera e propria pedagogia della prudenza: ovvero mostrare un atteggiamento di accoglienza e apertura verso tutte le giuste e nobili aspirazioni dell’uomo, a patto che esse non contengano aspetti che si rivelino disumanizzanti e dannosi per la vita umana. Al contempo, però, si rende necessario ribadire con rispetto, e attraverso il dialogo consono ai tempi, la verità del Vangelo così com’è e come è stata trasmessa dalla tradizione. Il ‘dialogo’ nella visione teologica ratzingeriana non è mai disgiunto dalla questione della verità e dalla missione si legga quanto afferma:
Ma questa dimensione del dialogo, così necessaria, cioè quella del rispetto dell'altro, della tolleranza, della cooperazione, non esclude l'altra, cioè che il Vangelo è un grande dono, il dono del grande amore, della grande verità, che non possiamo avere solo per noi stessi, ma che dobbiamo offrire agli altri, considerando che Dio dà loro la libertà e la luce necessaria per trovare la verità. È questa la verità.
Egli, pertanto, ha ripetuto in più occasioni di non perdere di vista la finalità educativa del dialogo che è la proposta di conversione così come si apprende dal Vangelo. Si legga quanto segue:
Messi di fronte a questi interrogativi più profondi riguardanti l'origine e il destino del genere umano, i cristiani propongono Gesù di Nazareth. Egli è – questa è la nostra fede – il Logos eterno, che si è fatto carne per riconciliare l'uomo con Dio e rivelare la ragione che sta alla base di tutte le cose. È Lui che noi portiamo nel forum del dialogo interreligioso.
La centralità di Gesù Cristo inseparabile dalla mediazione sacramentale della Chiesa è un altro aspetto fondamentale nel pensiero di Benedetto XVI. Egli ha lasciato alla Chiesa e di riflesso alla società, un’eredità teologica-culturale dal valore inestimabile. Cogliere nel suo insegnamento chiarezza dottrinale, apertura al dialogo, centralità e urgenza dell’educazione costituisce una riflessione appropriata visto gli attuali dibattiti in corso. Essi sono caratterizzati dai vari slogan: “non si torna indietro” dei progressisti e il grido dei tradizionalisti ad una “restaurazione della fede”. Tra i due poli estremi l’equilibrio ratzingeriano si ritiene costituisca una lezione da considerare. I signori cardinali e il Nuovo Pontefice potrebbero attingere molto dal vasto e complesso pensiero di Benedetto XVI. Egli può essere - tranquillamente- annoverato tra i teologi più significativi del tempo attuale.
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