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domenica 27 aprile 2025

Il potere trasformativo del dialogo, Gesù e la samaritana al pozzo di Giacobbe

 

Il Potere Trasformativo del Dialogo: Gesù e la Samaritana al Pozzo di Giacobbe (cf. Gv 4,5-42) 
di Giuseppe Lubrino

Il dialogo, secondo la tradizione filosofica occidentale, non si limita a una semplice conversazione, ma è un potente strumento di comunicazione e di ricerca della verità. Facilita la comprensione reciproca e favorisce lo sviluppo del pensiero critico. Socrate ha impiegato il dialogo, ideando l'arte della maieutica, ovvero la capacità di far emergere, attraverso domande mirate, la conoscenza che gli uomini possiedono interiormente. Platone, ad esempio, ha reso celebre questa tecnica, utilizzandola nelle sue opere, specialmente nella creazione dei suoi miti: racconti simbolici che veicolano verità universali sulla vita. Allo stesso modo, anche Gesù si avvale del "dialogo" per operare la conversione nei cuori delle persone che incontra, suscitare la fede e condurre alla salvezza. Un esempio di ciò si può individuare nel suo incontro con la Samaritana, riportato nel IV Vangelo, capitolo 4, versetti 5-42. Gesù, in viaggio dalla Giudea alla Galilea, si ferma nella città di Samaria, presso il celebre 'pozzo di Giacobbe', situato in Cisgiordania, nell'antica città biblica di Sichem, oggi Nablus (cf. Gn 33,18-19). Nella tradizione biblica, il pozzo assume un forte valore simbolico ed educativo, rappresentando la vita spirituale e l'incontro con il divino. La scelta di Gesù di 'fermarsi' presso il pozzo non è dettata solo da un bisogno fisico, ma anche spirituale, e non è affatto casuale.

Mentre Gesù è lì, arriva una donna samaritana ad attingere acqua. Gesù le chiede da bere. La donna si stupisce, poiché Gesù è giudeo e lei samaritana, e, come annota l'evangelista Giovanni, i giudei non hanno buoni rapporti con i samaritani. Si tratta di due popoli in conflitto. I samaritani discendono dall'antico Israele, ma rimasero nella regione durante la deportazione del Regno del Nord nel 722 a.C.per mano degli Assiri. I giudei, appartenenti al Regno del Sud con capitale Gerusalemme, furono deportati in esilio dai Babilonesi nel 587 a.C. Al ritorno dall'esilio, durante la ricostruzione del tempio (circa 538 a.C.), i rapporti con "il resto" del Regno del Nord, rimasto in patria, si inasprirono. Il centro della vita religiosa e cultuale dei samaritani è il monte Garizim, mentre i giudei centralizzano il loro culto nel tempio di Gerusalemme. L'inimicizia tra i due popoli fu ulteriormente aggravata al tempo di Antioco IV, quando i samaritani si allearono con i pagani contro i giudei. Questo retroscena è fondamentale per comprendere la portata sovversiva e universale del messaggio di Gesù. Egli trascende le dispute dal sapore politico-religioso e si concentra sull'essenziale. Attraverso il dialogo, Gesù sorprende la donna, considerandola una sua pari. Le conferisce dignità, senza mostrare alcun segno di mancanza di stima o rispetto, rompendo le catene dell'odio e della discriminazione.

Analizzando il dialogo di Gesù, si può notare la gradualità pedagogica con cui si rivela a lei. Gesù rompe il legame dell'odio e della discriminazione, ovvero il pregiudizio, che si manifesta nella rivalità tra i due popoli. Nell'agire e nell'insegnamento di Gesù, si nota costantemente una profonda attenzione alla dignità della persona umana. Durante la sua vita terrena, Gesù ha incontrato molte persone, in particolare quelle emarginate ed escluse dalla società del suo tempo, e ha sempre riconosciuto la loro dignità, in quanto create 'a immagine e somiglianza' di Dio. Successivamente, con una domanda, solleva una questione cruciale della vita della donna, chiedendole di chiamare suo marito. Gesù conosceva la storia personale della samaritana. In questo dettaglio, si può cogliere come al Dio della Bibbia nulla sia estraneo o indifferente della vita umana. Come Egli "ascoltò" e "osservò" la miseria del popolo di Israele durante la schiavitù in Egitto, nella persona di Gesù, Dio continua a chinarsi sul cuore umano, condividendone la sofferenza e il dolore.

Così facendo, Gesù inizia a rivelarsi a lei come un profeta, raccontandole della sua vita: "Hai avuto cinque mariti, e l'uomo con cui stai ora non è tuo marito". Si delinea la figura di una donna che vive relazioni interpersonali caratterizzate da debolezza e fragilità. Non sappiamo se la donna sia effettivamente rimasta "vedova" per cinque volte, o se le sue relazioni siano state interrotte per altri motivi. Nell'attuale contesto sociale, molti esperti, tra cui il noto sociologo Bauman, hanno letto la liquidità e la fragilità delle relazioni come una "spina nel fianco" dell'epoca attuale. In un recente libro, il noto filosofo Matteo Saudino vede nella solitudine esistenziale dell'epoca attuale una delle principali forme di fragilità che caratterizzano il contesto culturale contemporaneo. Si rileva così un paradosso: nell'epoca in cui tutti sono "connessi" tramite i social media, si assiste a un dilagare senza precedenti della solitudine, all'affermarsi dell'individualismo e all'instabilità e all'insicurezza nelle relazioni interpersonali.Un altro aspetto interessante del brano evangelico è il fatto evidente che della donna emerge il profilo psicologico di una persona ‘tormentata’, schiacciata dal peso della solitudine interiore e della quotidianità. Si recava ogni giorno ad attingere acqua, percependo ciò come un'immane fatica, come emerge dal testo. Si può notare anche come Gesù le parli in modo da condurla su un terreno trascendente della vita, ma lei inizialmente permane su un piano meramente materiale, facendo fatica a cogliere la profondità delle parole del maestro divino. La questione del luogo di culto è altrettanto degna di nota: Gesù rivela che Dio si può adorare ovunque, purché ciò sia fatto nella giusta dimensione e con spirito di verità. In ciò - come è consuetudine dei Vangeli - Gesù critica una certa forma di religiosità basata sull’esteriorità, ma vuota dal punto di vista interiore ed esistenziale. Ritorna l’insegnamento di Gesù sulla questione di lasciarsi educare dalla Parola di Dio per essere da essa riconciliati in maniera integrale, ovvero fare in modo che ciò che si pensa e si professa con la bocca corrisponda sempre al modo di essere e di agire nel concreto della vita. I Samaritani accolgono con gioia Gesù e lo riconoscono come il ‘Profeta’ e il ‘Messia’ annunciato nelle Scritture dell'Antico Testamento. Lo riconoscono anche come ‘Salvatore’ e Figlio di Dio, a partire dalla testimonianza della donna. Si osserva come nella Bibbia la figura femminile sia tutt'altro che "emarginata" e "repressa", contrariamente a quanto sostenuto da una certa idea stereotipata della Bibbia, molto in voga nel panorama culturale attuale. Nella visione biblica, la donna è valorizzata, rispettata e resa protagonista degli eventi salienti della storia della salvezza, come dimostrano oltre a questo brano anche ii racconti sulla Resurrezione. Infine, si può cogliere un altro paradosso: Gesù è ben accolto dai samaritani e osteggiato, rifiutato,invece, dai giudei ovvero dalla sua gente che lo conoscevano da sempre. Questo dato solleva una questione interessante: il problema dell’invidia, dell’accettazione integrale dell’altro, del rapporto tra competizione ed ammirazione. Solitamente - e non è disfattismo questo - verso le persone che si conoscono si tende ad essere sempre superficiali e scettici: ah vabbè che sarà mai?! Che cosa crede di fare? Ma quello lì, non è semplicemente figlio del falegname?! Tali atteggiamenti denotano la fatica di ‘accogliere’ nell’altro una persona speciale e riconoscerne la superiorità. Si tende a criticare sempre chi si conosce e,invece, si sopravvaluta poi chi è più distante dalla propria zona di comfort. Gesù insegna che occorre essere realisti, presenti a sè stessi, onesti nella capacità di giudizio. In questo brano Gesù mediante l’utilizzo del ‘dialogo’ legge il ‘cuore’ della donna samaritana e le indica la strada della ‘verità dell’essere’ per essere felice, le dice che non è necessario legarsi a ciò che è visibile: il monte o il tempio per compiacere Dio ma l’interiorità prevale sull’esteriorità. Il culto autentico a Dio è dato dall’offerta della propria vita spesa per gli altri. Infine, Gesù adoperando una pedagogia rivelativa graduale libera la samaritana da una logica materiale dell’esistenza e le apre al mistero della trascendenza che l’aiuta a leggere e a comprendere a fondo la sua storia personale e a decidersi per la conversione e la fede. Questo racconto evangelico, situato all'interno del quarto Vangelo, funge da modello di conversione. Esso presenta uno degli 'incontri' tipici di Gesù con le persone del suo tempo. Cogliere le implicazioni di questo racconto per la vita di fede contemporanea risulta essere un aspetto particolarmente interessante.

 

 

 

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