Il Potere Trasformativo del Dialogo: Gesù e la Samaritana al Pozzo di Giacobbe (cf. Gv 4,5-42)
Il dialogo, secondo la tradizione filosofica
occidentale, non si limita a una semplice conversazione, ma è un potente
strumento di comunicazione e di ricerca della verità. Facilita la comprensione
reciproca e favorisce lo sviluppo del pensiero critico. Socrate ha impiegato il
dialogo, ideando l'arte della maieutica, ovvero la capacità di far emergere,
attraverso domande mirate, la conoscenza che gli uomini possiedono
interiormente. Platone, ad esempio, ha reso celebre questa tecnica,
utilizzandola nelle sue opere, specialmente nella creazione dei suoi miti:
racconti simbolici che veicolano verità universali sulla vita. Allo stesso
modo, anche Gesù si avvale del "dialogo" per operare la conversione
nei cuori delle persone che incontra, suscitare la fede e condurre alla
salvezza. Un esempio di ciò si può individuare nel suo incontro con la
Samaritana, riportato nel IV Vangelo, capitolo 4, versetti 5-42. Gesù, in viaggio dalla Giudea alla Galilea, si ferma
nella città di Samaria, presso il celebre 'pozzo di Giacobbe', situato in
Cisgiordania, nell'antica città biblica di Sichem, oggi Nablus (cf. Gn
33,18-19). Nella tradizione biblica, il pozzo assume un forte valore
simbolico ed educativo, rappresentando la vita spirituale e l'incontro con il
divino. La scelta di Gesù di 'fermarsi' presso il pozzo non è dettata solo da
un bisogno fisico, ma anche spirituale, e non è affatto casuale.
Mentre Gesù è lì, arriva una donna samaritana ad
attingere acqua. Gesù le chiede da bere. La donna si stupisce, poiché Gesù è
giudeo e lei samaritana, e, come annota l'evangelista Giovanni, i giudei non
hanno buoni rapporti con i samaritani. Si tratta di due popoli in conflitto. I
samaritani discendono dall'antico Israele, ma rimasero nella regione durante la
deportazione del Regno del Nord nel 722 a.C.per mano degli Assiri. I giudei,
appartenenti al Regno del Sud con capitale Gerusalemme, furono deportati in
esilio dai Babilonesi nel 587 a.C. Al ritorno dall'esilio, durante la
ricostruzione del tempio (circa 538 a.C.), i rapporti con "il resto"
del Regno del Nord, rimasto in patria, si inasprirono. Il centro della vita
religiosa e cultuale dei samaritani è il monte Garizim, mentre i giudei
centralizzano il loro culto nel tempio di Gerusalemme. L'inimicizia tra i due
popoli fu ulteriormente aggravata al tempo di Antioco IV, quando i samaritani
si allearono con i pagani contro i giudei. Questo
retroscena è fondamentale per comprendere la portata sovversiva e universale
del messaggio di Gesù. Egli trascende le dispute dal sapore politico-religioso
e si concentra sull'essenziale. Attraverso il dialogo, Gesù sorprende la donna,
considerandola una sua pari. Le conferisce dignità, senza mostrare alcun segno
di mancanza di stima o rispetto, rompendo le catene dell'odio e della
discriminazione.
Analizzando il dialogo di Gesù, si può notare la
gradualità pedagogica con cui si rivela a lei. Gesù rompe il legame dell'odio e
della discriminazione, ovvero il pregiudizio, che si manifesta nella rivalità
tra i due popoli. Nell'agire e
nell'insegnamento di Gesù, si nota costantemente una profonda attenzione alla
dignità della persona umana. Durante la sua vita terrena, Gesù ha incontrato
molte persone, in particolare quelle emarginate ed escluse dalla società del
suo tempo, e ha sempre riconosciuto la loro dignità, in quanto create 'a
immagine e somiglianza' di Dio. Successivamente, con una domanda, solleva
una questione cruciale della vita della donna, chiedendole di chiamare suo
marito. Gesù conosceva la storia personale della samaritana. In questo dettaglio,
si può cogliere come al Dio della Bibbia nulla sia estraneo o indifferente
della vita umana. Come Egli "ascoltò" e "osservò" la
miseria del popolo di Israele durante la schiavitù in Egitto, nella persona di
Gesù, Dio continua a chinarsi sul cuore umano, condividendone la sofferenza e
il dolore.
Così facendo, Gesù inizia a rivelarsi a lei come un
profeta, raccontandole della sua vita: "Hai avuto cinque mariti, e l'uomo
con cui stai ora non è tuo marito". Si delinea la figura di una donna che
vive relazioni interpersonali caratterizzate da debolezza e fragilità. Non
sappiamo se la donna sia effettivamente rimasta "vedova" per cinque
volte, o se le sue relazioni siano state interrotte per altri motivi.
Nell'attuale contesto sociale, molti esperti, tra cui il noto sociologo Bauman,
hanno letto la liquidità e la fragilità delle relazioni come una "spina
nel fianco" dell'epoca attuale. In un recente libro, il noto filosofo
Matteo Saudino vede nella solitudine esistenziale dell'epoca attuale una delle
principali forme di fragilità che caratterizzano il contesto culturale
contemporaneo. Si rileva così un paradosso: nell'epoca in cui tutti sono
"connessi" tramite i social media, si assiste a un dilagare senza
precedenti della solitudine, all'affermarsi dell'individualismo e
all'instabilità e all'insicurezza nelle relazioni interpersonali.Un altro
aspetto interessante del brano evangelico è il fatto evidente che della donna
emerge il profilo psicologico di una persona ‘tormentata’, schiacciata dal peso
della solitudine interiore e della quotidianità. Si recava ogni giorno ad
attingere acqua, percependo ciò come un'immane fatica, come emerge dal testo.
Si può notare anche come Gesù le parli in modo da condurla su un terreno
trascendente della vita, ma lei inizialmente permane su un piano meramente
materiale, facendo fatica a cogliere la profondità delle parole del maestro
divino. La questione del luogo di culto è altrettanto degna di nota: Gesù
rivela che Dio si può adorare ovunque, purché ciò sia fatto nella giusta dimensione
e con spirito di verità. In ciò - come è consuetudine dei Vangeli - Gesù
critica una certa forma di religiosità basata sull’esteriorità, ma vuota dal
punto di vista interiore ed esistenziale. Ritorna l’insegnamento di Gesù sulla
questione di lasciarsi educare dalla Parola di Dio per essere da essa
riconciliati in maniera integrale, ovvero fare in modo che ciò che si pensa e
si professa con la bocca corrisponda sempre al modo di essere e di agire nel
concreto della vita. I Samaritani accolgono con gioia Gesù e lo riconoscono
come il ‘Profeta’ e il ‘Messia’ annunciato nelle Scritture dell'Antico
Testamento. Lo riconoscono anche come ‘Salvatore’ e Figlio di Dio, a partire
dalla testimonianza della donna. Si osserva come nella Bibbia la figura
femminile sia tutt'altro che "emarginata" e "repressa",
contrariamente a quanto sostenuto da una certa idea stereotipata della Bibbia,
molto in voga nel panorama culturale attuale. Nella visione biblica, la donna è
valorizzata, rispettata e resa protagonista degli eventi salienti della storia
della salvezza, come dimostrano oltre a questo brano anche ii racconti sulla
Resurrezione. Infine, si può cogliere un altro paradosso: Gesù è ben accolto
dai samaritani e osteggiato, rifiutato,invece, dai giudei ovvero dalla sua gente
che lo conoscevano da sempre. Questo dato solleva una questione interessante:
il problema dell’invidia, dell’accettazione integrale dell’altro, del rapporto
tra competizione ed ammirazione. Solitamente - e non è disfattismo questo -
verso le persone che si conoscono si tende ad essere sempre superficiali e
scettici: ah vabbè che sarà mai?! Che cosa crede di fare? Ma quello lì, non è
semplicemente figlio del falegname?! Tali atteggiamenti denotano la fatica di
‘accogliere’ nell’altro una persona speciale e riconoscerne la superiorità. Si
tende a criticare sempre chi si conosce e,invece, si sopravvaluta poi chi è più
distante dalla propria zona di comfort. Gesù insegna che occorre essere
realisti, presenti a sè stessi, onesti nella capacità di giudizio. In questo
brano Gesù mediante l’utilizzo del ‘dialogo’ legge il ‘cuore’ della donna
samaritana e le indica la strada della ‘verità dell’essere’ per essere felice,
le dice che non è necessario legarsi a ciò che è visibile: il monte o il tempio
per compiacere Dio ma l’interiorità prevale sull’esteriorità. Il culto
autentico a Dio è dato dall’offerta della propria vita spesa per gli altri.
Infine, Gesù adoperando una pedagogia rivelativa graduale libera la samaritana
da una logica materiale dell’esistenza e le apre al mistero della trascendenza
che l’aiuta a leggere e a comprendere a fondo la sua storia personale e a
decidersi per la conversione e la fede. Questo racconto evangelico, situato all'interno del quarto
Vangelo, funge
da modello di conversione. Esso presenta uno degli 'incontri' tipici di Gesù con le persone del
suo tempo. Cogliere le implicazioni di questo racconto per la vita di fede
contemporanea risulta essere un aspetto particolarmente interessante.
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