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sabato 14 giugno 2025

Camminare sperando nella luce di Nicea

S.E.R. Mons. Vincenzo Bertolone

1700 anni da Nicea, attualità di un Concilio. 

Adista,  settimanale di informazione indipendente sul mondo cattolico e le realtà religiose, recensisce "camminare sperando. Il Giubileo del 2025 nella luce di Nicea", di Vincenzo Bertolone

Chi avrebbe mai detto che i 318 padri di Nicea (il numero simbolico rinvia ai servi di Abramo) non si siano limitati a produrre un Simbolo di fede famosissimo per aver introdotto per la prima volta un’espressione filosofica tecnica nella fede ripresa dai Vangeli? Ora anche la Commissione Teologica Internazionale ha ricordato: «Fino ad oggi “Nicea” – “la confessione di fede dei 318 padri ortodossi” – è considerato nelle Chiese orientali come il Concilio per eccellenza, cioè non come “un concilio tra altri”, e neanche come “il primo di una serie”, ma come la norma della retta fede cristiana. I “318 Padri” sono esplicitamente menzionati nella liturgia di Gerusalemme. Inoltre, nelle Chiese orientali, contrariamente alle Chiese occidentali, Nicea ha ricevuto una sua propria commemorazione nel calendario liturgico. È opportuno notare che le questioni disciplinari trattate a Nicea ricevettero da subito un peso differente rispetto alla confessione di fede» (Gesù Cristo, Figlio di Dio, Salvatore. 1700.mo anniversario del Concilio Ecumenico di Nicea [325-2025]).

Nel suo libro Camminare sperando. Il Giubileo del 2025 nella luce di Nicea (Edizioni la Valle del Tempo, Napoli 2025, pp. 176), mons. Bertolone si sintonizza con il tema della speranza che, secondo la Bolla di indizione di papa Francesco, dovrebbe caratterizzare il primo Giubileo del terzo millennio: «Per ricercare una risposta che non sia fatta solo di numeri, ci possiamo affidare – per l’appunto – solo alla speranza: parola che apre al futuro, però, solo se intessuta di resilienza, competenza esistenziale che si apprende e non si possiede per natura, indispensabile per affrontare le difficoltà quotidiane in maniera propositiva, per riorganizzare la propria esistenza anche in circostanze avverse, come quelle che stiamo vivendo» (p. 15). Non soltanto il Simbolo di Nicea viene ri-esaminato e storicamente contestualizzato in questo volume, ma anche i ben venti canoni all’epoca sottoscritti, dai quali emerge un quadro di disarmante attualità. Per esempio, quello della figura del vescovo, oppure quello del celibato dei preti e pure quelle delle diaconesse. Mons. Bertolone rammenta «che, già nel corso del terzo secolo cristiano, la tradizionale triade di vescovo, presbiteri e diaconi non solo permane nelle Chiese, ma si rafforza: i vescovi, preposti alle chiese particolari, ma con compiti universali, esercitano l’ufficio magisteriale, sacerdotale e giurisdizionale, in qualità di legittimi successori degli Apostoli. I presbiteri, come ministri subordinati al vescovo, lo aiutano nell’esercizio sacramentale e nell’insegnamento. I diaconi aiutano, a loro volta, il vescovo nell’assistenza ai poveri e ai bisognosi della comunità» (p. 89). «Ora, in un mondo sacerdotale, pressoché maschile, ecco la singolare attestazione di diaconesse tra i seguaci di Paolo di Samosata. I padri niceni, risolvendo la complessa questione della riammissione eventuale di seguaci di Paolo di Samosata, tra cui anche delle diaconesse, sentenziano: “Quanto alle diaconesse in particolare, ricordiamo, che esse, non avendo ricevuto alcuna imposizione delle mani, devono essere computate senz’altro fra le persone laiche”» (p. 90). Una questione, quella delle donne-diacono che, come si ricorderà, è stata ripresa anche dal Documento della seconda assemblea sinodale del XVI Sinodo ordinario dei vescovi: «Non ci sono ragioni che impediscano alle donne di assumere ruoli di guida nella Chiesa: non si potrà fermare quello che viene dallo Spirito Santo. Anche la questione dell’accesso delle donne al ministero diaconale resta aperta. Occorre proseguire il discernimento a riguardo» (Documento Finale della Seconda Sessione del XVI Sinodo dei vescovi, 26/10/2024, n. 60

Redazione di Adista, 14 giugno 2025, numero 23

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