Cassino, 4 ottobre 2024.
Presentazione dei volumi XI e XII della serie “Civitas et humanitas”, concernenti rispettivamente: crisi delle ideologie e nuove istanze etico-sociali e crisi della totalità e rischio sopravvivenza.
I due volumi che oggi
per la prima volta ufficialmente si presentano aprono la strada all’intuizione
di Alberto Nave nel dare il titolo al volume oggi in allestimento e che
speriamo di leggere entro Natale 2024. La vicenda storica e tecnologica, che ha
condotto agli attuali esiti della tecnologia digitale e della Intelligenza
artificiale, ri-propone, infatti, l’antica discussione circa la dialettica tra
uomo e macchina, già adombrata nel Protagora platonico e ripresa
all’inizio del Novecento da H. Bergson. La visione ideale-reale di Platone, che
correlava la genesi della tecnica a un legame tra cielo e terra, tra dei e
umani, sembra tratteggiare i prodromi di quello che sarà denominato paradigma
della tecnica, di cui oggi l’esempio più avanzato - ma sempre cangiante -
viene enunciato nella sigla inglese AI (= Artificial Intelligence).
In essa si condensa il profilo dell’artificio/artefatto/prodotto che l’uso
delle macchine pensanti è in grado di produrre, utilizzando la miriade
di dati e informazioni raccolte e trattate dall’essere umano, che le affida a
un algoritmo informatico e ri-utilizzate in maniera generativa da apparecchi
digitali e informatici. Com’è stato ben osservato: «Nel mito raccontato da
Protagora si trova così enunciato il paradigma della tecnica, che né tecnofobi
né tecnolatri metteranno mai in questione, e che costituisce, in ultima
analisi, la cornice di tutta la
riflessione sull’essenza della
tecnica della linea
maggioritaria del pensiero
Novecentesco… La tecnicità è presentata come compensazione di un cedimento
originario, la strumentalità è intesa come protesi, supplemento, aggiunta,
atto secondo di
un atto primo (il Dasein, la mancanza vissuta), la
tecnica come processo di ominizzazione e di disvelamento di un “mondo” solo
umano, differente per natura dall’ambiente ove continuano a vivere, in modo
irriflesso, gli altri enti naturali, le altre potenze. In una parola: la
tecnica è ascritta ad una potenza che può potere e che dunque trova nella
“negazione”, nel potere di non (passare all’atto) la cifra della sua libertà
sovrana»
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