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giovedì 30 ottobre 2025

La paideia del cuore, educare alla luce del Vangelo

Nel sessantesimo anniversario della Gravissimum Educationis

immagine progettata con AI generativa
In occasione del sessantesimo anniversario della Gravissimum Educationis, dichiarazione del Concilio Vaticano II sull’educazione, Papa Leone XIV pubblica una nuova lettera apostolica: Disegnare nuove mappe di Speranza, con la quale richiama l’attenzione globale sull’emergenza educativa. Con linguaggio sapiente e profetico, Leone XIV riflette sui frutti della dichiarazione conciliare, lodando i progressi compiuti e celebrando i grandi pedagogisti cristiani del passato, evidenziando l’attualità delle loro metodologie nel contesto educativo odierno.

Tra questi, Don Bosco, con il suo sistema preventivo, volto a evitare derive educative dissonanti e a proteggere i giovani dai pericoli della strada — violenza, dipendenze, devianza. Caratteristiche del metodo preventivo sono l’ascolto dei bisogni formativi e l’accompagnamento nel cammino di apprendimento. Il Papa cita anche La Salle, per l’istituzione delle Scuole Cristiane contro l’analfabetismo e a favore del riscatto sociale dei poveri, e Maria Montessori, per aver intuito che un apprendimento autentico richiede un ambiente predisposto e adeguato.

Oltre a ciò, Leone XIV sottolinea la necessità di un rinnovamento educativo, per affrontare con sapienza e responsabilità le sfide del tempo presente. Viviamo in un ambiente educativo complesso, frammentato, digitalizzato. Per questo è saggio fermarsi e recuperare lo sguardo sulla “cosmologia della paideia cristiana”: una visione che, nei secoli, ha saputo rinnovarsi e ispirare le molteplici sfaccettature dell’educazione.

Fin dalle origini, il Vangelo ha generato “costellazioni educative”: esperienze umili e forti, capaci di leggere i tempi e custodire l’unità tra fede e ragione, pensiero e vita, conoscenza e giustizia. In tempesta, sono state àncora di salvezza; in bonaccia, vela spiegata. Faro nella notte per orientare la navigazione.

Una nuova primavera educativa

Leone XIV ribadisce l’urgenza di una rinnovata primavera per l’educazione cristiana: una paideia della fede che, nel dialogo tra tradizione greco-romana e cristianesimo antico, ha saputo coniugare fides et ratio, pensiero e vita, conoscenza e giustizia. Essa propone un’educazione integrale della persona, abbracciando tutte le dimensioni dell’esistenza — cognitiva, affettiva, emotiva, sociale e professionale — e facilitando un percorso verso la piena umanizzazione.

Vengono confermati i sette punti del Patto Educativo Globale auspicato da Papa Francesco nel 2019, ai quali Leone XIV ne aggiunge altri tre, affinché la mappa della Speranza possa dirsi completa:

Scienza, Fede e Ragione: il mio dialogo a Mattina Live su Canale 8

  

Mercoledì 30 ottobre sono stato ospite di Mattina Live su Canale 8 Napoli per presentare il volume "Tra Ragione, Fede e Scienza", che ho curato insieme a Raffaele Russo (teologo) e Luigi Verolino (ingegnere e docente universitario), pubblicato nella collana Biblioteca di Scenari per La Valle del Tempo Edizioni. È stata un'occasione preziosa per affrontare una questione che troppo spesso viene banalizzata: scienza e fede sono davvero in conflitto? La risposta, emersa dal nostro dialogo, è netta: no.

domenica 26 ottobre 2025

Generazione diffidenza, tra fragilità e Fede il cammino educativo offerto da Lubrino

“Diffidenza e desiderio di verità: un cammino educativo tra fragilità e fede”

Nell’attuale scenario socioculturale, più che focalizzarsi sull’individualismo, sulla secolarizzazione, sul nichilismo o sulla mancanza di senso e valori, ci si dovrebbe interrogare se il vero nodo non risieda nella diffidenza. Essa attraversa il nostro tempo in modo silente ma profondo. Oggi, più che “isolarsi”, molte persone — giovani e adulti — tendono a non fidarsi degli altri. Al rischio della relazione non ci si abbandona facilmente: si costruiscono corazze invisibili che proteggono dall’insicurezza, dalla paura del fallimento, perché si è fragili nell’incassare i colpi, incapaci di reggere gli urti che la vita inevitabilmente presenta.

Il consumismo ha introdotto la logica del “tutto e subito”, vanificando ed eclissando quasi del tutto il senso del sacrificio. Termini come “fatica”, “conquista”, “traguardo” sono stati espunti dal vocabolario dell’esistenza, sostituiti da un imperativo autoreferenziale: “posso, quindi devo”. Il fare ha soppiantato l’essere, il possesso ha preceduto il desiderio.

La logica empirica ha invaso ogni ambito della vita, al punto che ci si è autoconvinti che si debba credere e affidarsi solo a ciò che è percepibile dai sensi, a ciò che si vede e si tocca. Eppure, paradossalmente, ci si dimentica che, quasi inconsapevolmente, ci si affida e ci si fida di molte altre realtà che, pur prive di tangibilità e verifica empirica, godono di un tacito consenso collettivo.

Alla luce di queste considerazioni, ci si chiede: come può la proposta educativa cristiana calarsi concretamente in un simile tessuto culturale?

“Beati quelli che pur non avendo visto crederanno!” (cf. Gv 20,29)

Gesù invita con forza alla fede. In modo solenne e profetico, il Risorto si rivolge a San Tommaso con una correzione educativa, esortandolo a superare il dubbio e la diffidenza. Con infinita lungimiranza, proclama beati coloro che, pur non avendo visto, scelgono di credere: uomini e donne capaci di vincere il pregiudizio, aprirsi alla fiducia e abbracciare la relazione con Dio in senso verticale, e con sé stessi e con gli altri in senso orizzontale.

Dottrina sociale della Chiesa, dialogo immaginario tra il filosofo e l'irc

Giuseppe Lubrino, Professore di IRC: “La Dottrina Sociale della Chiesa è una via intermedia tra tradizione e futuro”

Nota bene: il seguente articolo simula un dibattito immaginario tra il Professore di IRC Giuseppe Lubrino e un collaboratore della rivista "Scenari Futuri". Non si tratta di un resoconto reale, ma di un esercizio narrativo volto a esplorare il pensiero cattolico contemporaneo. È corretto indicare la finzione per rispetto della verità e della trasparenza.

Milano, ottobre 2025 — Presso il Centro Studi “Cultura e Società”, il Professore di IRC Giuseppe Lubrino dialoga con il filosofo MarcoDe Santis sul ruolo della Dottrina Sociale della Chiesa (DSC) in una società secolarizzata e pluralista. Lubrino afferma: “La Chiesa, con la DSC, non pretende di dominare il dibattito pubblico, ma di accompagnare l’uomo contemporaneo, offrendo una visione antropologica integrale”.

Una visione antropologica centrata sulla persona

Lubrino propone una visione dell’essere umano che si fonda sulla sua dignità ontologica, non riducibile a criteri funzionali, produttivi o ideologici. “La persona non è mai mezzo, ma sempre fine”, afferma, richiamando il pensiero di Immanuel Kant e la visione cristiana dell’uomo come immagine di Dio. Questa antropologia riconosce l’uomo come essere relazionale, libero, capace di responsabilità e vocazione.

Citando il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, Lubrino sottolinea che “la dignità della persona è il fondamento di tutti gli altri principi sociali”. In questo senso, la DSC si configura come una proposta universale, capace di dialogare con ogni cultura e sensibilità.

Una pedagogia che nasce dall’antropologia

Da questa visione dell’uomo discende una pedagogia che non si limita alla trasmissione di contenuti, ma mira alla formazione integrale della persona. Lubrino insiste: “Educare non è riempire, ma far fiorire. La scuola deve essere luogo di senso, non solo di competenze”.

La pedagogia cristiana, secondo Lubrino, si fonda su tre assi: la centralità della persona, la comunità educativa e la dimensione vocazionale. “Ogni studente è chiamato a scoprire il proprio posto nel mondo, non solo a superare un esame. L’educazione è un atto di speranza”.

Questa prospettiva si oppone tanto al tecnicismo sterile quanto all’individualismo narcisistico. Come scrive Papa Francesco in Evangelii Gaudium, “l’educazione è un atto di amore, è dare vita”.

Vescovi bevitori nei sermoni di Cesario di Arles


Vescovi bevitori nei sermoni di Cesario di Arles: quando l'ubriachezza divenne peccato capitale

Un vescovo contro l'ebbrezza del clero

Arles, V secolo d.C. La "Piccola Roma di Gallia" esportava vino di pregio in tutto l'impero, ma proprio questo fiorente commercio nascondeva un problema morale che avrebbe scosso la Chiesa tardo-antica: l'ubriachezza dilagante tra il clero, compresi i vescovi.

Cesario di Arles (470-543), monaco formato a Lérins e divulgatore di Agostino d'Ippona nelle Gallie, dedicò interi sermoni a combattere quello che definiva un "veleno del diavolo": il vizio del bere smodato, particolarmente diffuso tra i pastori che avrebbero dovuto guidare il gregge.

Dal calice eucaristico al calice dell'eccesso

La denuncia di Cesario è implacabile. Nei Sermoni 46 e 47 emerge un quadro desolante: vescovi che, invece di predicare, organizzavano conviti sontuosi sottraendo denaro ai poveri; chierici che costringevano gli ospiti a bere "in nome di santi e angeli", trasformando la venerazione in occasione di ebbrezza; prelati che trascorrevano notti intere in banchetti, arrivando al vomito e dovendo essere portati a letto da altri.

Il paradosso era evidente: quegli stessi vescovi che avrebbero dovuto essere "come mucche da latte" – vagando per i pascoli delle Sacre Scritture per nutrire i fedeli con il latte spirituale – si riducevano invece a organizzatori di masserie e curatori di vigneti, più attenti agli affari terreni che alla cura delle anime.

L'ebrietas accanto ad adulterio e omicidio

Cesario non esita a collocare l'ubriachezza accanto ai peccati più gravi. Citando San Paolo (1 Cor 6,9-10), ricorda che "né gli ubriaconi erediteranno il regno di Dio", equiparando questo vizio agli adulteri, agli idolatri e ai sodomiti. Il Concilio di Agde del 506, presieduto dallo stesso Cesario, vietò esplicitamente l'ubriachezza ai chierici, prevedendo trenta giorni di scomunica o pene corporali.

Il contesto: guerre, barbari e vino

La predicazione di Cesario si inscrive in un'epoca di drammatiche trasformazioni. Arles, capitale della Gallia sotto Costantino, attraversava nel V-VI secolo invasioni barbariche, assedi, dominazioni di Visigoti, Burgundi, Ostrogoti e Franchi. Le guerre del 507-509 devastarono le campagne circostanti, ma non fermarono il commercio vinicolo, che dalla Provenza raggiungeva Roma e l'Oriente.

È in questo scenario – dove la viticoltura gallo-romana prosperava accanto alle necropoli degli Alyscamps, dove Van Gogh avrebbe dipinto secoli dopo "La vigna rossa" – che Cesario combatte la sua battaglia morale.

La penitenza non può attendere il letto di morte

Con linguaggio "terra terra" (pedestri sermone), adatto ai contadini e ai poveri del suo gregge, Cesario usa immagini vivide: paragona gli ubriachi a "cloache maleodoranti" invece che a "vasi dal profumo delicato"; descrive corpi traballanti, occhi annebbiati, vertigini, tremori; denuncia la pratica di mangiare cibi eccessivamente salati solo per poter bere di più.

Ma soprattutto ammonisce: la penitenza richiesta sul letto di morte è "inferma", "malata", forse "morta essa stessa". La conversione va praticata quando si è in salute, sottraendosi poco alla volta al vizio inveterato, attraverso la ripetizione di esercizi virtuosi.

Eredità di un vescovo dimenticato e riscoperto

I Sermoni di Cesario, inizialmente attribuiti a uno "pseudo-Agostino" dai Mauristi, rappresentano oggi un laboratorio straordinario per comprendere il passaggio dalla teologia classica al Medioevo. La sua Regola per le vergini, accanto a quella agostiniana, ha marcato la storia del monachesimo occidentale.

sabato 25 ottobre 2025

Napoli spagnola, da Alfonso il Magnanimo a Filippo II, di Guido D'Agostino

🏰 Napoli spagnola: storie di potere, rivolte e umanesimo. Non perdete la presentazione con Guido D'Agostino!

Un immersione affascinante nella storia di Napoli Spagnola, da Alfonso il Magnanimo a Filippo II (1442-1598)! 

📚 Il nuovo e ricchissimo volume di Guido D’Agostino non è solo un resoconto storico, ma un'analisi vivida di come la città sia diventata l'epicentro geopolitico e culturale del Mediterraneo in un'epoca di grandi tumulti.

Il libro ci guida attraverso le vite dei sovrani che hanno plasmato il Sud Italia: da Alfonso I, il Magnifico, promotore dell'umanesimo meridionale (con figure come Valla e Pontano), fino al discusso Carlo V e al "re prudentissimo" Filippo II.

Ma non è tutto. D'Agostino illumina momenti cruciali:

La Rivolta dell'Inquisizione (1547): quando il tentativo del Viceré Toledo di imporre l'Inquisizione alla spagnola scatenò la sanguinosa ribellione dei Napoletani.

Scontri Armati e Diplomazia: i rapporti tesi tra Chiesa e Stato e gli intricati intrighi internazionali che portarono Ferrante I ad affrontare potentissimi baroni ribelli, e Alfonso II a distinguersi come "armigero" contro i Turchi.

Napoli, la Capitale: come la città, nonostante le pressioni e le difficoltà, ha progressivamente affermato la sua identità di "caput totius Regni Siciliae".

🔤testo integrale

sabato 11 ottobre 2025

Sorrento, Torquato Tasso. L’anima inquieta del Rinascimento tra poesia, fede e filosofia


Torquato Tasso. L’anima inquieta del Rinascimento: tra poesia, fede e filosofia

(Convegno per il 430° anniversario dalla morte del poeta – Sorrento, 7-8 novembre 2025)

A 430 anni dalla sua morte, Torquato Tasso torna a casa, nella sua Sorrento, per un grande convegno dedicato al poeta che trasformò la sofferenza in arte e la fede in filosofia.
📍 Hotel Continental, 7-8 novembre 2025

Troppo spesso confinato nei manuali come “poeta malinconico” o “cortigiano prigioniero”, Tasso fu in realtà un pensatore moderno, diviso tra il dubbio e la grazia, tra la poesia e la verità.
Un percorso esistenziale che anticipa le inquietudini del pensiero contemporaneo — da Leopardi fino ai nostri giorni.


Il convegno, promosso dal Centro per la Filosofia Italiana e coordinato nella persona del suo vicepresidente, riunirà studiosi, filosofi, scrittori e studenti per riscoprire il lato più vivo e attuale del poeta della Gerusalemme liberata: la sua ricerca interiore, il suo tormento creativo, la sua modernissima visione dell’uomo e del mondo.

🎓 Un invito a tutti i giovani: venite a Sorrento a conoscere l’altro Tasso, quello che ancora parla alla nostra epoca inquieta.
Tra poesia e filosofia, fede e disincanto, Tasso ci insegna che ogni crisi può diventare creazione, ogni inquietudine conoscenza.
Un’occasione per incontrarsi, discutere e ritrovare nel pensiero rinascimentale le domande più urgenti del presente.
📚 Save the dates: 7–8 November 2025 – Hotel Continental, Sorrento.
Discover Tasso’s restless spirit, where Renaissance meets modern thought.
🔗 centroperlafilosofiaitaliana.it

☝ultimi aggiornamenti di programma

🏩prenotazioni soggiorno e pasti: lucianogiulianorusso@gmail.com

💁Per saperne di più: