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venerdì 27 giugno 2025

Nella mia tasca sinistra. Grazia Le Mura, una narrazione di vita e di vite

Nella mia tasca sinistra, il romanzo al femminile di Grazia Le Mura, è un romanzo necessario e potente, scrive Patrizia D'Amico:

 

È la prima volta che, nella collana “Biblioteca di Scenari”, viene pubblicato - e volentieri - un romanzo. Ma quello dell’antica alunna - e poi, per alcuni anni collega di Sociologia nella sezione San Tommaso della Facoltà di teologia dell’Italia meridionale -, è solo apparentemente un romanzo, simile per molti aspetti a un romanzo di formazione. Più che un romanzo, esso è un trattatello di sociologia culturale, svolto in modo avvincenti e in termini romanzati, che davvero avvince il lettore italiano ed europeo dalla prima all’ultima pagina.

Il ricavato del libro sarà devoluto all’Associazione  Tante Mani Per Uno Sviluppo Solidale
..Così credono in quella parte dell’Africa, dove Le Mura è missionaria da oltre trent’anni, e di cui padroneggia le molteplici lingue, le tradizioni, i costumi, i modi di dire, di fare, di danzare e di pensare… Leggendo queste pagine, impariamo che ognuno di noi, prima di giungere nella pancia di una donna il giorno del concepimento, compie un lungo viaggio verso terra: «È il giorno in cui si compie il lungo viaggio per raggiungere la terra. Il giorno in cui il cielo si apre dolcemente su un afflato d’amore e… si cade. Si cade prima dentro la pancia di una donna. Poi dentro l’abbraccio di una mamma».

In Africa, più che altrove, si vive con la vita e la morte a braccetto, una da un lato e l’altra dall’altro: la vita nella tasca sinistra della camicia scozzese di Djuma, la protagonista di queste pagine, e la morte nella tasca destra. Un papier fitinin, un pezzettino di carta, insieme al perentorio “non mancare”, svetta sulla vita di Djuma e giace astioso davanti alla sua storia. Un pezzo di carta, da aprire e leggere lentamente, che è in grado di mettere in subbuglio un’intera esistenza, prim’ancora di esser letto. È l’atmosfera dell’Africa post-coloniale, in cui le tecniche costruttive all’europea si fondono/confondono con la brousse, con le due stagioni (quella delle piogge e quella secca), soprattutto con l’arbre à palabre, sotto il quale tutti si radunano per parlare nei momenti e nelle decisioni topiche: «Un albero dai grandi rami, ricco di foglie. Ubicato in uno spazio comune, un luogo che non è di nessuno ed è di tutti e tutti possono sedersi alla sua ombra». È l’Africa delle grandi distanze, come il percorso Bobo Dioulasso-Dedougou, quasi duecento chilometri, impervio e anche pericoloso durante la stagione delle piogge, da percorrere a piedi, in bici, in vecchie moto...

🔤testo integrale


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