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domenica 29 maggio 2022

Il suicidio assistito non è l'unica via

 

IL PRIMO SÌ AL SUICIDIO ASSISTITO IN ITALIA DOPO LA SENTENZA N. 242/2019 DELLA CORTE COSTITUZIONALE

- Premessa. La differenza tra suicidio assistito ed eutanasia
Nel momento in cui il paziente stesso cagiona materialmente la sua morte, assumendo un farmaco letale con il supporto psicologico e legale di un soggetto terzo, di solito un medico, allora si verifica il suicidio assistito. Il suicidio assistito non equivale all’eutanasia, piuttosto indica l’atto mediante il quale un malato procura a sé la morte mediante l’assistenza del medico, il quale prescrive i farmaci su esplicita richiesta del suo paziente. In tal caso, viene a mancare l’atto diretto del medico che somministra i farmaci al malato.
L’eutanasia può essere definita, invece, indicativamente come la morte di un soggetto consenziente causata dalla condotta di un soggetto terzo, ossia un medico, che somministra al paziente dei farmaci letali (ad esempio il cloruro di potassio). Nell’eutanasia, il medico ha un ruolo determinante: nell’eutanasia attiva somministra il farmaco, mentre nell’eutanasia passiva sospende le cure o spegne i macchinari che tengono in vita la persona.
La Costituzione italiana all’art. 32 riconosce e garantisce il diritto di ogni cittadino di curarsi e di salvaguardare la propria salute ma, contemporaneamente, il diritto a non vedersi imporre un trattamento sanitario non voluto, fatti salvi i casi previsti dalla legge. L’azione di un medico, quindi, necessita di ottenere il consenso del paziente. È la legge n. 219/2017 a valorizzare “La relazione di cura e di fiducia tra paziente e medico che si basa sul consenso informato nel quale si incontrano l’autonomia decisionale del paziente e la competenza, l’autonomia professionale e la responsabilità del medico.” (art.1, comma 2).
In Italia, attualmente, non esistono leggi che regolamentino l’eutanasia attiva e il suicidio assistito, ma solo la sentenza n. 242/2019 della Corte Costituzionale sul caso Marco Cappato, attivista italiano e tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, imputato del reato ex art. 580 c.p. (Istigazione o aiuto al suicidio) per aver rafforzato il proposito di suicidio di Antoniani Fabiano (DJ Fabo), costretto a recarsi in Svizzera per il suicidio assistito a causa di tetraplegia e cecità a seguito di incidente stradale. La stessa Corte ha bocciato la proposta di referendum: “La Corte ha ritenuto inammissibile il quesito referendario perché, a seguito dell’abrogazione, ancorché parziale, della norma sull’omicidio del consenziente, cui il quesito mira, non sarebbe preservata la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana, in generale, e con particolare riferimento alle persone deboli e vulnerabili”. Ma eutanasia e suicidio non sono unica via d'uscita. Si può dare più vita agli anni pur nell'impossibilità di dare più anni alla vita. Esiste già una legge che tutela il diritto del cittadino ad accedere alle cure palliative e alla terapia del dolore: "È tutelato e garantito, in particolare, l'accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore da parte del malato... al fine di assicurare il rispetto della dignità e dell'autonomia della persona umana, il bisogno di salute, l'equità nell'accesso all'assistenza, la qualità delle cure e la loro appropriatezza riguardo alle specifiche esigenze"...

 Un libro di Andrea Piscopo ci aiuta ad approfondire


mercoledì 25 maggio 2022

dalla Grande guerra, alle guerre continue


Guerra e pace, l'uomo dibatte in sé stesso questo antico dilemma costitutivo della sua natura imperfetta e finita, intuito ben prima del Cristianesimo, dai greci che mirabilmente l'hanno rappresentato nella tragedia. Dalla grande guerra alle guerre continue, il volume che raccoglie saggi di autori ed esperti illustri circa i motivi e le ragioni per la guerra nel pensiero dei filosofi, sarà presentato a Roma il 7 giugno prossimo presso la Biblioteca di storia moderna e contemporanea. Se finanche per i Cattolici, la pace non è sic et simpliciter un ''porgi l'altra guancia'', allora non ci resta che prendere atto che anche per i filosofi  la lotta tra il bene ed il male nel quale l'uomo si dibatte, non ha ancora trovato soluzione.

referendum, le nuove strade del sensus fidei

In molti si domandano se La Chiesa cattolica - avendo nel passato offerto indicazioni di voto in occasione dei referendum sui temi sensibili (fecondazione assistita, interruzione di trattamenti terapeutici, ricerca sulle staminali embrionali...) - lo possa/lo debba fare anche in occasione dell'election day, magari indicando ai credenti di non recarsi alle urne per evitare che si raggiunga il quorum. In quanto componente storico-culturale della nostra società civile, la Chiesa indica. Anche in altre circostanze ha indotto, senza successo, a disertare le urne referendarie. Ma esse restano delle indicazioni, peraltro dirette soltanto a quello sparuto gruppo di persone (in Italia, si parla di mosche bianche) che ancora condividono, oltre che la teoria, la pratica religiosa. Ed offre altresì indicazioni su quelle che sono le posizioni assunte dal magistero ordinario del pontefice e dei dicasteri vaticani sulle questioni di etica e bioetica (per esempio la condotta da tenere di fronte alla richiesta di suicidio assistito. È certo che anche dinanzi al timore della generalizzazione della tendenza utilitarista, essa non può assumere atteggiamenti rigidi e dogmatizzati, inadatti a gestire la complessità dei problemi e la diversità delle opinioni nella nostra società frantumata; ma soprattutto non si deve bloccare a priori la sperimentazione e la ricerca biotecnologica, oppure la ricerca condivisa di nuove strade per l'esercizio della giustizia. La Chiesa deve oggi affiancare alla teologia della prudenza la teologia della speranza, deve inoltre far credito alla capacità della gente di orientare su nuove strade il "sensus fidei".

martedì 24 maggio 2022

si può andare in guerra per amore del prossimo?

Secondo i dati Acled - una organizzazione non convenzionale che si occupa di raccogliere dati non aggregati per monitorare i conflitti -, al momento ci sono ben 59 guerre nel mondo; non soltanto quella meno silente, che vede ancora impegnati militari al servizio della Russia di Putin e le forze opposte dell’esercito ucraino e dei militari e civili collaboranti. Eppure, questa alle porte dei Paesi Nato e delle Nazioni dell’Unione Europea è, per molti aspetti, più assordante.
È sintomatico, in merito alle differenze di credenti nell’unico Cristo, ma diversificati di fronte all’evento bellico che ormai ha presa la piega della via lunga, un passaggio del documento del 13 marzo scorso, firmato da oltre sessanta teologi ortodossi, per iniziativa dell’Accademia per gli Studi teologici di Volos (Grecia) «Il patriarca Kyrill di Mosca comprende la guerra in Ucraina in modo dualistico, ovvero nel senso di uno scontro “metafisico” del “mondo russo” con l’Occidente. Un sintomo di questo conflitto – ovviamente non l’unico – è il modo in cui i Paesi occidentali si pongono rispetto all’omosessualità. Questo modello di pensiero ricorda marcatamente altri modelli dualistici come lo scontro tra un Dio buono e un Dio cattivo o la divisione del mondo tra un mondo di pace e un mondo di guerra».
A tutti si potrebbe ricordare il medievale Tommaso d'Aquino (+ 1274), il quale non affrontava il problema della guerra nella parte della Summa theologiae dedicata alla legge naturale, o in quella riguardante la giustizia, ma ne discuteva a proposito della virtù della carità. Non bisogna chiedersi quanto una guerra sia immorale, ma se è sempre peccaminoso fare/subire una guerra in cui l'uccisione di un altro essere umano non sia del tutto contraria all'amore verso il prossimo.